21. Pioverà fuoco

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EDOARDO

Apro gli occhi di scatto, mi guardo intorno, non sono a casa di Luca.

Un secondo dopo mi rendo conto di avere Miriana addormentata sul mio petto, col mio braccio che le circonda le spalle, mille fogli sparsi in giro e i raggi del sole che entrano dalle finestre.

Ci siamo addormentati lavorando, ora ricordo, ma non ricordo come lei sia finita tra le mie braccia.

La osservo meglio, è quasi carina mentre dorme, sembra così tranquilla, meno rompi palle di quando è sveglia, questo è poco ma sicuro.

Cerco di scivolare via lentamente per non svegliarla, mettendo un cuscino al posto del mio braccio.

«Mmh...», la sento mugugnare.

«Edo?» chiede con voce rauca.

«Buongiorno, Girasole», la saluto mentre infilo la maglietta.

«Ma che ore sono?» domanda, appena si rende conto che fuori è giorno.

«Le otto del mattino, abbiamo fatto le ore piccole ieri sera», spiego, guardando l'orologio appeso alla parete della cucina.

«Cavolo, devi andartene prima che...»

«Prima che torni Alessia, sì, lo so», non le dò il tempo di finire la frase.

«Atena, idiota», risponde acida come suo solito, neanche si è alzata e già si è presa collera.

«Sì quello che è», prendo la giacca e mi fermo per un secondo a guardarla, mentre si stiracchia.

«Vuoi una foto?»

«No no, me ne vado», alzo gli occhi al cielo e mi avvio alla porta, sbuffando.

«Senti, quando andiamo a interrogare il detenuto di cui parlavi ieri?»

«Stasera ho un impegno, facciamo domani mattina presto, meno persone incrociamo meglio è».

«Ma io sono in ufficio la mattina».

«Be' presentati in ufficio, firma, e dì che vai a indagare, dopo tutto è la verità».

«Certo come no, e Andrea?»

«Sei il primo vice ispettore, non devi spiegazioni a nessuno».

«Ma...»

«È un problema tuo. Ci vediamo domani alle 8:30 precise nel bar dietro l'ufficio, sali in una lancia y nera, assicurati che nessuno ti veda e fai in fretta».

«Ma che...»

«Au revoir, mademoiselle», non le lascio il tempo di parlare ed esco dalla porta.

«Edoardo», sento alle mie spalle, mentre sono già a metà delle scale.

Quanto è seccante questa donna.

Mi volto lentamente e sfoggio un sorriso tirato.

«Le sigarette», mi lancia il pacchetto.

«Hai un bel francese, per la cronaca», sorride divertita.

M'inchino di tutta risposta, e la vedo rientrare in casa.

«Dove sei stato? Ho guardato tutti i notiziari, comprato cinque giornali diversi, credendo di trovare la tua foto sotto il titolo ARRESTATO!», esordisce Luca placcandomi alla porta, facendomi ridere di gusto.

«Ti sembra divertente?» continua esasperato.

«Amico mio, il giorno in cui mi arresteranno, pioverà fuoco».

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