45. Grazie

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EDOARDO

Mentre lei dorme beatamente, mi rivesto, ma sento un nodo alla gola.

Da quando mi sento in colpa per una bugia? Fa tutto parte del piano, tranquillo.

Devo davvero risolvere delle faccende a Napoli, ma non potevo andarmene col rischio che tutto il lavoro fatto in questi mesi andasse sprecato, doveva ricordarsi di me.

Deve, ricordarsi di me.

È innamorata, è fatta. Allora perché mi sembra che sia tutto immensamente sbagliato?

Se ne esco vivo, tornerò, sono un uomo di parola, dopotutto.

Prima di andarmene mi dirigo in cucina per bere un bicchiere d'acqua e, perché no, scriverle un biglietto.

Appena esco dal corridoio, la mia attenzione cala sul casino che domina nel salone.

Mozziconi di sigaretta, fogli sparsi, fascicoli sulle sedie, e una lavagna con uno schema.

È per questo che mi ha chiamato? Mi avvicino e leggo tutto quello che ha scritto; poi prendo un gessetto, aggiungendo: <Pensa fuori dagli schemi, pensa come loro>.

Se siamo dove siamo, è grazie alla sua intelligenza, io ci ho messo solo una mente da criminale, ed è questo ciò che sono, nulla di più.

Eppure, nonostante tutto, lei sembra sia l'unica a vedere oltre.

Mi dimentico anche di bere, torno in camera prima che si svegli, lasciandole un biglietto sul cuscino.

Le dò un bacio sulla fronte e sparisco.

"Grazie, per aver visto in me, qualcosa che non c'era".

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