16. Mi ricordi me alla tua età

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MIRIANA

Arrivo in ufficio e noto che la scrivania di Andrea è vuota, e non c'è nessun caffè sulla mia.

«Dov'è Andrea?» chiedo a un mio collega che passa di lì.

«Si è messo in malattia per una settimana, dice che ha l'influenza, fortunato», mi spiega, ma non posso fare a meno di notare un lieve sarcasmo alla fine della frase, sicuramente non gli credono, in fondo è quasi giugno e a Roma si squaglia, ma preferisco verificare io stessa.

Alzo la cornetta del telefono fisso, avvicino la mano per comporre il numero, ma ci ripenso subito dopo.

Forse non vuole vedermi, figuriamoci sentirmi, è giusto che abbia la sua privacy.

«Mancini, nel mio ufficio», enuncia Elisabetta affacciandosi alla porta, richiudendola subito dopo.

Oddio, avrà scoperto di Napoli?

Okay Miriana, un bel respiro...vai.

«Buongiorno Elisabetta».

«Chiudi la porta e accomodati».

Uh, buon segno, di solito le ramanzine le fa in piedi.

«Di che si tratta?» domando cercando di nascondere l'agitazione.

«Il vice ispettore Geraneo va in pensione, come ben sai di solito sono minimo due a ricoprire questo ruolo, ma negli ultimi anni abbiamo avuto parecchie complicazioni con queste posizioni».

«Ah sì ricordo, prima di lui c'erano Edoardo Mariani e Luca Colombo».

«Esattamente, e sappiamo benissimo che fine hanno fatto; ora: questa posizione è tua, non deludermi come chi ti ha preceduto».

COSA?!

«Grazie, ne sono molto grata, non me l'aspettavo».

EVVAI! Paga raddoppiata, accesso completo a tutto l'edificio, posso fare anche io le ramanzine ora!

«Sappi che questo comporterebbe anche toglierti il caso del Club 44», aggiunge poi, smorzando tutto il mio entusiasmo.

«Perché?!»

«Perché hai molte responsabilità in più ora, non vorrei che...»

«No!» esclamo saltando in piedi.

«No?» domanda con espressione confusa.

«Elisabetta, posso gestire benissimo entrambe le cose, è il caso più importante che i Servizi Segreti abbiano mai avuto, lo so, però hai anche detto che tra un anno vuoi chiuderlo, e rispetto la tua decisione; ma se adesso abbiamo il 50% di possibilità di chiuderlo, metti qualcun altro al mio posto e stai sicura al 100% che verrà archiviato come irrisolto», dico tutto d'un fiato, mentre lei mi guarda sbigottita.

Aspetto fremente che dica qualcosa, quando d'improvviso fa un sorriso e si alza dalla sedia.

L'ho mai vista sorridere?

«Mi ricordi me alla tua età, mi piace», pronuncia questa frase con quella enfasi che di solito hanno gli speaker radiofonici, lasciandomi di stucco.

«Puoi andare, ti farò avere i documenti da firmare più tardi» dice tranquillamente, rimettendosi a sedere.

Senza aggiungere altro esco dal suo ufficio, ma cosa diavolo è appena successo?

Dopo la pausa pranzo rimango un altro po' a lavoro per sistemarmi nel mio nuovo ufficio, è così eccitante, finalmente ho una stanza solo per me, non più quella scrivania nel mezzo della sala attaccata al muro adiacente al bagno.

Apro la porta e un'ondata di polvere mi riempie le narici, facendomi tossire a più non posso.

«Ti piace il tuo nuovo ufficio Mancini?» chiede una mia collega, ridendo a pochi metri da me.

«Non sei divertente», le rispondo a tono, prendendo poi un sorso d'acqua dalla mia borraccia.

«Quello era di Mariani, nessuno ci ha più messo piede dal '95», continua lei.

Già non ci avevo pensato, era l'ufficio di Edoardo.

«Perché mai?» domando, continuando ad osservare la stanza.

«Dopo che s'è n'è andato anche Luca, lo sai, il signor Geraneo non hai mai scelto un partner, e ovviamente si è preso l'ufficio più grande e luminoso, perché non aspetti questi pochi giorni? Lui se ne va e ti prendi l'ufficio più bello anche tu», mi spiega mentre sorseggia un caffè.

Guardo ancora un po' la stanza e rivedo Edoardo seduto a quella scrivania, con un senso di nostalgia.

«No, credo proprio che rimetterò a nuovo questo», confesso poi, in tono speranzoso.

Passo le successive due ore a pulire e buttare vecchie cianfrusaglie, sono stanca, meglio terminare i cassetti della scrivania e poi fermarmi, il resto lo continuerò l'indomani.

Apro ed è vuoto, ma scorgo qualcosa sul fondo, allungo il braccio per afferrarlo e quando lo osservo meglio, noto delle lettere incise; è una targa da scrivania, solo che adesso non le abbiamo più fatte così, questa sarà di dieci anni fa.

Con uno straccio che ho usato per le mensole tolgo la polvere e finalmente la scritta diventa leggibile.

<E. Mariani, Vice Ispettore S.S.I.>

Non mi rendo conto di star sorridendo come un ebete finché lo squillo del telefono non mi distrae, lascio la targa nel cassetto e recupero il telefono dalla borsa.

«Pronto?»

«Mirià sono io».

«Atena, dimmi».

«Senti sto andando in palestra, poi mi fermo da mia madre e poi al supermercato, che prendo per stasera?»

«Uhm, scegli tu, è uguale».

«Petto di pollo e insalata allora».

«Che palle...»

«Ah e se bussa qualcuno potrebbe essere il corriere, quindi apri subito o potrebbe lasciare il pacco incustodito».

«D'accordo, a stasera».

«Ciao».

Riaggancio il telefono e d'improvviso mi ricordo che a breve un criminale ricercato sarà sotto casa mia, io non sono a casa, e devo assolutamente farmi una doccia.

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