15. Il tassello mancante

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MIRIANA

«Ti piace?» chiede Andre mentre non smetto di ammirare incantata i Girasoli di Van Gogh.

«Tantissimo, grazie ancora per avermi portata».

«Sono felice», mi sorride dolcemente.

«Andrea? Miriana?» sentiamo improvvisamente una voce alle nostre spalle, ci voltiamo contemporaneamente.

«Luca?» chiedo stupita, osservando il nostro ex collega in divisa da cameriere.

«Amico non ci credo, sei davvero tu?» esulta Andrea sorridendogli.

Luca percorre le due scale che collegano la pedana su cui ci troviamo al pavimento, ma prima che qualcuno possa capire cosa stia succedendo, inciampa sull'ultimo scalino, rovesciando su Andrea due bicchieri di champagne, mentre io mi allontano d'istinto.

«Oddio amico mi dispiace tantissimo! Non ho proprio visto lo scalino», esclama Luca dispiaciuto.

«La giacca nuova...», sento brontolare Andrea.

«Aspetta ti porto una salvietta».

«No Luca lascia stare, tranquillo, vado direttamente in bagno» annuncia il mio amico, lasciando in mano a Luca il suo bicchiere e correndo poi verso l'uscita della sala.

«Miriana mi dispiace, ho colpito anche te?» chiede poi, rivolgendomi un sorriso imbarazzato.

«No tranquillo, mi sono scansata in tempo», sorrido di cortesia, sentendomi un po' a disagio per lui.

«Okay beh, scusami ancora con Andrea, devo tornare a lavoro».

«Certo, è stato un piacere».

«Buona serata» dice prima di sparire in fretta e furia.

Sospiro e torno ad ammirare i miei amati girasoli, questa serata non potrebbe diventare più strana.

«Sei luminosa come questi girasoli», sento sussurrare alle mie spalle.

Ecco qua, ci mancava un maniaco per completare in bellezza.

Mi volto con un'espressione inorridita, che cambia in sorpresa quando vedo di chi si tratta.

«Edoardo?»

«Sei più bella di quanto ricordassi». È qui, davanti a me, come lo ricordavo, se non più bello. Rispetto a dieci anni fa, sono cresciuta; se avessi messo i tacchi lo avrei superato.

«Che ci fai qui?»

«Festeggio il mio compleanno», sorride beffardo.

«Se non vuoi festeggiarlo in prigione ti conviene andartene, dovrei arrestarti», dico severa, rivolgendo di nuovo lo sguardo al quadro.

«Non avresti il coraggio», sussurra a un millimetro dal mio orecchio, facendomi rabbrividire.

«Da dove viene tutta questa convinzione?»

«Avresti già potuto mettermi le manette, Girasole».

«Il mio nome è troppo difficile da pronunciare per te?» domando, sperando di sviare questo discorso dell'arresto.

«Per niente, Miriana. Significa goccia di mare, lo sapevi? Anche se tu mi sembri più un oceano in tempesta».

«Non eri a Napoli?» gli domando scocciata, sperando che non si accorga della mia pelle d'oca.

Posso dire di aver contati sulle dita di una mano i miei punti deboli, di cui uno porta il suo nome, anche se lo collocherei sul medio.

Non ho mai dimenticato quella notte, e come mi faceva sentire.

«Già, a proposito, tu che ci facevi lì?» risponde con un'altra domanda, quanto è snervante.

«Non sono affari tuoi, era per lavoro».

«Non dirmi che si trattava del Club 44».

«Sì, proprio quello Mariani, il caso che tu hai rovinato».

«Chi te l'ha detto che è colpa mia?»

«Sei ricercato per occultamento e falsificazione di prove, favoreggiamento dei clan mafiosi, frode e depistaggio», magari gli rinfresco la memoria.

«Mi hanno incastrato, ma tanto è inutile che sto qua a spiegartelo, non mi crederai come il resto dei colleghi, vero?»

«Sai, è difficile credere a qualcuno quando, invece di affrontare una causa, scappa e sparisce».

«Chi supervisiona il caso ora?» cambia completamente discorso, codardo.

«Io», alzo il bicchiere, con aria soddisfatta, e prendo un sorso.

«Azz, hai preso il mio posto, complimenti, Mancini», scandisce bene il mio cognome, come io ho fatto prima con il suo.

Il suo posto...

«Edoardo», mi volto verso di lui.

«Sì, Girasole?» alzo gli occhi al cielo a quello stupido nomignolo.

«Cosa sai che noi dei Servizi Segreti non sappiamo?» sgancio la bomba.

Se ha occultato delle prove, forse è proprio lui il tassello mancante del puzzle?

«Cosa vuoi sapere?» chiede con un sorriso...soddisfatto?

«Tutto».

«E io cosa ci guadagno?» si toglie i finti occhiali da vista e fa un passo verso di me, eliminando quasi del tutto la distanza che ci separa.

«Che ne dici se ne parliamo con calma, domani a casa mia?» propongo sicura di me.

«Perché non ora? Sono curioso, oppure mi vuoi a casa tua, nel tuo letto magari», azzarda.

Resisti Miriana, resisti.

«Perché a momenti tornerà Andrea, e lui non sarà così comprensivo con te», gli faccio notare, mentre tiro fuori dalla mia pochette una penna e un mini taccuino.

«Chi porta taccuino e penna in borsa?» chiede lui con tono divertito.

«Io», rispondo staccando il foglio giallo, per poi porgerglielo.

«Anche il minuto spaccato in cui devo citofonare hai scritto?» inarca un sopracciglio.

«L'ora in cui sicuramente la mia coinquilina non è a casa».

«Hai i preservativi o devo portarli io?» chiede ridendo.

«Sparisci», lo spingo via, dopo aver visto Andrea rientrare nella sala.

«A domani, Girasole».

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