53. Benvenuta in Svizzera, Girasole

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EDOARDO

«Miriana cazzo!» le urlo frustrato. Sono venti minuti che litighiamo.

«Fammi scendere!»

«No, tra poco saremo fuori Roma».

«Ma che andiamo a fare in Svizzera senza una pista? Sei impazzito?»

«Berna».

«Eh?»

«Andiamo a Berna, la capitale» le spiego, ma rimane nell'aria un silenzio interrogativo.

«Ho trovato il campo di girasoli di cui parlava Aurelio, ho i miei contatti, sono riuscito ad organizzarmi».

«Tu e 'sti contatti», sbuffa. Pure.

«I miei contatti, in molte situazioni, ci sono stati più che utili, non credi?»

«E come ti viene in mente di intraprendere un viaggio di quasi dieci ore senza neanche un bagaglio?»

Mi dispiace Girasole, ma stavolta non posso spiegarti tutto.

«Compriamo qualcosa per strada», le rispondo mentre i sensi di colpa mi pervadono, ma senza lasciarlo a vedere. Ormai ho imparato a riconoscerli, ma soprattutto a sopprimerli.

«E i vestiti? Non ci hai pensato?»

«Ho tutto ciò che ci serve nel bagagliaio». Sono tre giorni che lei non si faceva viva, e io mi sono attivato: vestiti di ricambio, spazzolini, deodoranti.

«Fidati, ho comprato anche una tenda», aggiungo poi.

«Una tenda?»

«Fà un pisolino e smaltisci l'alcol, ti sveglio io alla prima sosta».

«Sei proprio cocciuto».

«Ti avevo detto che essere imprevedibile fa parte della mia personalità» sorrido compiaciuto, quando lei finalmente si decide a distendersi sui sedili posteriori.

«E comunque...» sento la sua voce arrivare in tono puntiglioso, facendomi sospirare.

Senza lasciarle il tempo di terminare la frase, raccolgo al volo un CD, inserendolo nella fessura dello stereo.

Alzo il volume al massimo, e inizio a cantare a squarciagola, ignorando le sue lamentele.

Dopo nove ore e qualcosa alla guida,

otto CD ascoltati dall'inizio alla fine,

sette "vaffanculo" che ci siamo scambiati,

sei autogrill perché la signorina che voleva annegare i pensieri nella vodka doveva pisciare,

cinque baci di "facciamo pace",

e quattro schiaffi che mi sono beccato;

finalmente i miei occhi leggono Berna sul cartello lungo la strada, e non potrei essere più sollevato.

Sapevo che una donna quando è incazzata è capace di farti una merda, ma nove ore, o forse dieci chi si ricorda, di litigio...non le posso sopportare neanche io.

Trovo un piccolo campo abbandonato, e parcheggio la macchina in mezzo agli alberi.

«Dove siamo?» biascica Miriana tirandosi su, mentre si strofina gli occhi.

«Benvenuta in Svizzera, Girasole!» esclamo cercando di mostrare entusiasmo, ma ho guidato tutta la notte e le mie palpebre si chiudono da sole.

«Ho dormito bene in macchina, stranamente», si stiracchia.

«Beata te», le rispondo con un filo di voce, appoggiandomi al sedile pronto per godermi il mio meritato riposo.

«Ma che fai? Dormi?»

«No, mi esercitavo per le olimpiadi del sonno», rispondo stizzito.

«Okay, ma sta calmo», dice uscendo dall'auto.

Vorrei ribattere, ma non ne posso più.

E poi, devo tenermela stretta, ora che siamo così vicini.

La vedo aprire il bagagliaio e cercare di darsi una sistemata con le cose che ho portato.

Dallo specchietto retrovisore posso ammirare il suo corpo, mentre si cambia, ed è con questa piacevole immagine che i miei occhi si chiudono definitivamente.

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