MIRIANA
Posillipo è un quartiere incredibilmente...ricco, ricco e bello.
«È questo il numero civico?» domanda Edo, accostandosi ad un cancello bianco enorme.
«Sì è questa», rispondo, ricontrollando l'indirizzo nel fascicolo.
«Entriamo, stesso schema», esordisce serio.
Siamo accomodati sul divano da venti minuti, e non è uscito fuori nulla, se non vecchie foto di Lorenzo che la mamma si ostina a propinarci, mentre il padre fuma un sigaro che ha infestato il salone.
«Allora, non vi aveva detto niente neanche quando era qui?» domando dopo aver sorriso alla foto del primo giorno delle elementari, cercando di riprendere il discorso che davvero ci interessa.
«Signorì, Lorenzo non parlava con noi neanche quando era qui», risponde il padre, visibilmente innervosito.
«Posso farvi una domanda?» interviene Edoardo.
I genitori si guardano e poi annuiscono.
«Perdonate la sfrontatezza, ma all'epoca per caso avevate problemi economici o ne avete mai avuti?»
«Cosa c'entra questo con la morte di nostro figlio?» chiede la madre, con gli occhi lucidi.
«Beh vedete, siamo stati anche dalla famiglia dell'altro ragazzo, vittima insieme a Lorenzo di quella dannata esplosione, ed entrambi non sembrano avere famiglie messe male economicamente; quindi mi chiedo: perché due ragazzi di neanche trent'anni, stessero cercando di fare soldi con la mafia?» spiega lui, lasciandomi di stucco per il tono delicato che mai gli avevo sentito utilizzare. Ha senso.
Non ci avevo neanche pensato, ho messo i miei problemi privati come priorità, come ho potuto?
«Semplice. Perché voleva fare carriera», una terza voce s'intromette nella conversazione, facendoci voltare tutti verso l'entrata.
Un ragazzo giovane, che assomiglia incredibilmente a Lorenzo, varca la soglia del salone, raggiungendoci.
«Scusate l'interruzione, ma stavo rientrando e non ho potuto fare a meno di ascoltare. Io sono Luigi, il fratello di Lorenzo, e voi siete...?» ci guarda stranito, restando in piedi.
«Emanuele e Martina, due vecchi amici di tuo fratello, a quanto dicono» risponde il papà.
«Che cosa state cercando dalla mia famiglia? Abbiamo sofferto abbastanza, non credete?» replica Luigi con tono estremamente calmo.
«Scusaci, non vogliamo dare fastidio, ma dobbiamo sapere com'è andata quella notte. Cosa intendevi prima con quella frase del fare carriera?» intervengo io, cercando di convincerlo con il mio sguardo compassionevole.
«Intendevo dire che mio fratello era un cretino, pensava di fare carriera, non voleva più vivere la sua vita all'ombra di nostro padre», si volta per un istante a guardare il papà, che lo ignora completamente. «Voleva la sua vita, i suoi soldi, farsi una nuova famiglia con la ragazza», scrolla le spalle, come se ci stesse chiedendo se vogliamo un caffè.
«Gigi! Come puoi dire questo?» replica la madre, indignata.
«Mammà mi dispiace, ma è la verità, lui mi confessò tutto. Ci siamo sempre scritti, anche quando era lì. Lui non voleva più essere il figlio di...», le parole sembrano morire sulle sue labbra.
«Lui voleva essere qualcuno con il suo nome, ma la cosa gli sfuggì di mano» finalmente si siede, sulla poltrona di fronte a noi.
«E cosa ti diceva? Potrebbe essere importante, ti prego», lo imploro.
Papà, sento che ci siamo, come mi hai insegnato tu: fai di tutto per arrivare all'obbiettivo.
«Se ve lo dico ve ne andate?» chiede il ragazzo con aria strafottente.
«Sì, ma non tralasciare niente», ribatte Edoardo, tenendo un tono severo.
«Be', io ero solo uno scugnizzo all'epoca, ma il nostro rapporto è sempre stato speciale, parlavamo di ogni cosa. Quindi quell'estate, quando tornò a casa, capii subito che c'era qualcosa che non andava; era strano. Gli chiesi di raccontarmi cosa lo turbasse, ma insisteva che non ci fosse nulla da dire. Quella stessa notte, lo sentii urlare nel sonno, era terrorizzato da qualcosa», fa una pausa guardando il pavimento e sospirando un paio di volte, prima di ricominciare.
«Il giorno dopo andai nella sua stanza, stava facendo le valige, ma era solo martedì, doveva ripartire venerdì. Lo ricordo come se fosse ieri...la paura nei suoi occhi», inizia a stringere i pugni, sembra stia cercando di non piangere.
«Insistetti talmente tanto, da vederlo crollare a terra in un pianto nervoso, mi sedetti accanto a lui. Continuava a ripetere di aver fatto un casino, che non sapeva come rimediare, o da che parte stare. Quando si calmò, gli dissi di togliersi questo peso con me, e lo fece senza esitare».
«Che era successo?» chiede la madre mentre una lacrima le riga la guancia arrossata.
Luigi prende un altro profondo respiro, ma stavolta non riesce a trattenere una lacrima, che si asciuga subito.
«Ve l'ho detto che era un cretino, ha voluto fare il doppio gioco con i clan mafiosi», confessa infine.
A questa frase, noto la tensione pervadere in tutti i presenti, ma Edoardo più di tutti.
«Che ha fatto?» chiede lui.
«Lorenzo lavorava per il clan di Caruso, quello che gestiva la discoteca, come saprete. Quello che nessuno sapeva è che ha fatto il doppio gioco, fornendo tutte le informazioni del club a un clan rivale, ma non mi fece il nome, su questo non posso davvero aiutarvi. So solo che si era venduto, pensando di essere furbo, ma si era infilato in una vecchia faida, e tutto divenne più grande di lui. Il giorno prima di tornare a casa andò da questo boss rivale di Caruso, a ritirare un'altra somma, ma fu diverso: il boss gli fece domande strane, gli chiese di rivelargli qualsiasi entrata secondaria, dove si trovava ogni tubatura, dov'era la bombola del gas; insomma tutte cose insolite, di solito voleva sapere degli affari, dei soldi. Lorenzo rispose a tutto senza insistere, senza apprenderne il motivo. Non ce ne fu bisogno però, perché quella stessa sera il Boss e i suoi scagnozzi si presentarono al Club 44 prima dell'apertura e ci fu una lite tra Caruso e quest'uomo, a cui mio fratello assistette, nascosto nell'area personale», si blocca improvvisamente.
«E cosa si sono detti?» mi faccio coraggio e glielo chiedo, anche se ho paura della risposta.
«Il Boss del clan rivale fece una proposta a Caruso, ma lui rifiutò, e venne minacciato; per poco si è evitata una sparatoria là dentro. Lore era preoccupato di aver combinato un casino, sentiva che sarebbe accaduto qualcosa. Lo pregai di non tornare, ma impavido com'era, doveva scoprire cosa succedeva. Quello che non sapevamo era che ci avrebbe rimesso lui stesso la vita.»
STAI LEGGENDO
Incastro Perfetto
Mystery / ThrillerEdoardo Mariani, ex agente dei Servizi Segreti Italiani e attuale latitante, dovrà rivedere i suoi piani per la vita dopo un fortuito incontro con una sua ex collega, ancora in carica, Miriana Mancini. Una discoteca esplosa in circostanze misteriose...