25. Una proposta

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MIRIANA

Dopo la prigione, ero più confusa di prima, abbiamo solo una pista a metà.

Ho affogato il mio dispiacere in troppi bicchieri di vino, ieri alla cena con le mamme, tanto da beccarmi una strigliata dalla mia, A TRENTACINQUE ANNI UNA RAMANZINA DA MIA MADRE, come se non bastasse già il mio capo sul lavoro.

Torno a casa dopo una giornata sfiancante passata in ufficio a cercare anche solo una minima traccia tra i fascicoli, ma ho ottenuto solo altre delusioni.

Almeno Andrea è sorvolato sulla mia fuga di ieri.

Ma dove sono le chiavi? Scavo ancora e ancora nella borsa, ma non le trovo.

«Cazzo...» sussurro tra me e me. Le ho lasciate nel cassetto della scrivania, in ufficio.

Busso forte alla porta, ma nessuno risponde.

«Girasole», sento alle mie spalle, sussulto e d'istinto metto le mani sulla pistola, ma le tolgo non appena vedo di chi si tratta.

«Che ci fai qui?» domando quando vedo Edoardo in cima alle scale che conducono al piano superiore.

«Ti aspettavo, mi hai detto di non entrare senza di te», alza le spalle.

«Vattene, se ti vede Atena?»

«È uscita mezz'ora fa».

«Perfetto...io sono senza chiavi».

«Allora posso mostrarti la mia entrata segreta?»

«Non ci posso credere che sono entrata in casa mia dalla finestra», mi lamento mentre cerco di scrollarmi da dosso la polvere.

«Dovresti provare sempre cose nuove, altrimenti la vita diventa monotona» esordisce Edo, iniziando a toccare le mie cose.

«Allora! Perché sei qui? Hai una nova pista?» domando strappandogli da mano una cornice contenente una foto di me e mio padre.

«Eri acida anche da piccola?» domanda indicando l'immagine.

«E tu eri strafottente anche da bambino?» rispondo a tono, rimettendo a posto la foto.

«Avendo conosciuto tuo padre mi sono sempre chiesto: è tua madre quella col gene degli occhi azzurri?»

«No, anche lei è scura come papà, ma da piccola era bionda, quindi può capitare che un figlio nasca come me».

«Intendi acida fino al midollo?» domanda ridendo, ricevendo di tutta risposta una risata ironica da parte mia.

«Comunque no, non ho nessuna pista, non è che possiamo cercare in tutti i paesi confinanti con noi».

«E quindi cosa sei venuto a fare?»

«Una proposta»,

«Una proposta?»

«Una proposta» ripete lui, facendomi uscire di testa.

«Per sostenere al meglio la mia teoria del provare sempre cose nuove, scommetto che non vai a una festa dall'85», mi spiega.

«Te che ne sai».

«Ti vedevo a lavoro: sempre china sui fascicoli, l'ultima ad andarsene e la prima ad arrivare».

«Quindi? Ci ho preso con le date?» continua con impertinenza.

«Vabbè sai dov'è la porta», rispondo scocciata, avviandomi verso il salone.

«No, dai aspetta», mi blocca per un braccio quando ormai sono a metà corridoio.

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