MIRIANA
Sono undici minuti che siamo seduti in macchina, ancora parcheggiati nel viale fuori dal grande cancello.
«Hai fatto il voto di silenzio?» sbotto a un certo punto contro Edoardo.
Da quando abbiamo varcato la soglia di quella casa si è ammutolito; ho provato a buttar giù teorie di ogni tipo, senza ricevere risposta dal signore qui presente.
«Miriana» sospira pesantemente, cogliendomi di sorpresa.
«Che hai?»
«Io so di chi parlava Luigi, il rivale dei Caruso...» mi confessa, quasi controvoglia.
«E chi è?» lo incalzo.
«Vincenzo Treglia, Boss mafioso conosciuto in tutta Napoli, detto Zio Enzo. Il suo clan è uno dei più potenti, ricchi e rispettati della città. Neanche i Servizi Segreti, quando mio zio era al comando, hanno potuto fare niente contro di loro. Sono pericolosi», mi spiega con un tono tremante nella voce.
«Sì ne avevo sentito parlare da mio padre, sono molto furbi, ma questo non vuol dire che...»
«E pericolosi», m'interrompe.
«Be', mettiti l'anima in pace, noi dobbiamo affrontarli, sennò che senso avrebbe tutto questo».
«Non esiste», ribatte aggrappandosi allo sterzo, stringendolo con talmente tanta forza che le nocche diventano bianche.
«Hai paura, Mariani?» lo schernisco, sperando di far leva sul suo mastodontico orgoglio.
«No, Mancini» mi fa il verso lui.
«Allora andiamo a trovare questo Zio Enzo», affermo decisa.
«Pf, non ci riceverà mai».
«Se non provi, non lo sai».
«Miriana cazzo ti ho detto di no!» urla, facendomi trasalire.
Eh no bello mio, non me la racconti giusta.
«Devi dirmi niente? Come ad esempio qualche guaio che hai combinato con questo clan?» insisto, incrociando le braccia.
«Non ho fatto un cazzo di nulla», adesso sembra inferocito, più che arrabbiato.
«Sì ma datti una calmata», penso a bassa voce.
«Come scusa?» si volta finalmente a guardarmi.
«Datti una calmata!» ripeto, stavolta alzando la voce più del normale.
«E tu smettila di assillarmi!» risponde lui di tutto tono.
«Se non ci andiamo avremo fatto tutto questo per niente! Sono mesi che giriamo intorno a briciole di pane, cazzo!»
«Veramente sono anni che ci giriamo intorno, per la precisione quindici anni! Forse è il momento di ammettere che non c'è soluzione», continua imperterrito.
«Io devo scoprire chi ha ucciso mio padre!»
«Smettila di assillarti con questa storia, non farà resuscitare tuo padre dalla tomba!» mi urla sopra, facendomi rimanere senza parole.
Sento improvvisamente un nodo alla gola, una stretta al petto e una voglia matta di picchiarlo.
«È stato lui imprudente, è stato lui a cercare risposte che non c'erano e lo sapeva benissimo, poteva pensarci prima, ora non è tua responsabilità risolvere le sue cazzate!» aggiunge, come se non avesse già superato una soglia invalicabile.
La mia mano sembra prendere vita propria, così potente che quando il mio palmo tocca la sua guancia, una forza sovrumana si impadrona di me; la sua testa farebbe un giro su se stessa, se non fosse attaccata al collo.
«Non parlare mai più di mio padre in questo modo, ti ho avvertito Edoardo!», dico con fermezza prima di scendere dall'auto, sbattendo furiosamente la portiera.
M'incammino a passo svelto senza meta, in mezzo alle case dei ricconi di questo stupido quartiere.
Stupido come lui. Come si permette?
Pensa di averla vinta perché ho passato una notte con lui? Ah se è così si sbaglia di grosso, io non sono una qualunque, non sono...io non...AHAAA CHE BASTARDO!
Sento scendere anche lui, venendomi dietro.
Ci doveva pure pensare? Dio, che cosa ci faccio con uno così? Che cosa?! No, non lo voglio vedere.
«Miriana, fermati!»
Cerco di ignorarlo completamente, ma più che parlare vorrei voltarmi e fare a botte con lui, quindi meglio rigare dritto e in silenzio.
Non mi conosce, non mi conosce affatto. Sarò anche la prima della classe, amante dell'ordine e della precisione, la figlia obbediente, ma ho un lato di me che è meglio non far uscire, a volte ho paura di me stessa.
«Miriana, che cazzo, non intendevo...senti ho sbagliato ad esprimermi, fermati e parliamone almeno!»
Continuo a camminare, continuo a camminare, sempre con passo più svelto.
«Almeno parlami!»
«Fanculo!» è l'unica cosa che riesco a dirgli, senza neanche voltarmi, ma lo sento mormorare «È già qualcosa».
«Vattene!» urlo in preda all'ira.
«Ah è così eh? Bene, non mi lasci altra scelta» e senza neanche capire cosa stia succedendo, mi ritrovo atterrata, con il suo peso che mi schiaccia, le sue mani che bloccano i miei polsi e il suo volto a un palmo dal mio.
«Porca puttana, scusa», dice con affanno.
«Devi toglierti questo vizio di buttarmi a terra», replico, serrando la mascella.
«Era l'unico modo, camminavi troppo veloce», continua annaspando in cerca d'aria.
«Forse perché non volevo essere avvicinata da te, magari!»
«Sì ma calmati, ti prego».
«Ah ora tu dici a me di calmarmi? Io dovrei calmarmi?!»
«Ti prego, ti prego, ripartiamo da zero».
«Supplica quanto vuoi, non mi fai pena, mi fai solo ribrezzo in questo momento» rispondo cercando di liberarmi dalla sua presa.
«E lasciami! Mi fai male!» mi dimeno, cercando di liberarmi dalla presa che esercita sui miei polsi.
«Io ti lascio, ma tu devi promettermi che non scapperai».
«Non ti prometto proprio nien-»
«Non scappare via da me, voglio che resti...» riprende fiato «Voglio che resti».
Quelle parole sono come una doccia d'acqua gelida. Respiro ancora a fatica, ma non per la corsa, adesso non più.
«Mi dispiace», mormora a un centimetro dal mio viso.
Ed eccolo lì, quel tono affabile, sincero, umano. Ci rialziamo senza dire nulla a parole, ma tutto con lo sguardo. Mi riempio i polmoni d'aria, cercando di comporre una frase di senso compiuto. «Edoardo, sei davvero...»
«Edoardo?!» una voce femminile m'interrompe.
Ci voltiamo entrambi di scatto e vedo una coppia sulla sessantina, a braccetto, sul marciapiede opposto, che ci guarda come se avessero appena vinto alla lotteria.
Edoardo sembra sbiancato di colpo, con un'espressione ineffabile.
«Edoardo, sei davvero tu?» domanda il signore, incredulo.
«No vi siete confusi» farfuglia lui, prendendomi improvvisamente per mano, cercando di trascinarmi via.
I signori attraversano il piccolo pezzo di strada che ci separava, ma lui continua a tirarmi.
«Ce l'hanno con te» cerco di frenarlo, e così iniziamo a giocare a un tiro alla fune immaginario.
«No, andiamo via», sentenzia.
«Edoardo, figlio mio, sei proprio tu allora», si avvicina la signora.
Figlio?!
Edoardo finalmente la smette di tirarmi, arreso, voltandosi verso la coppia con un sorriso tirato.
«Ciao mamma, ciao papà».
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Incastro Perfetto
Mystery / ThrillerEdoardo Mariani, ex agente dei Servizi Segreti Italiani e attuale latitante, dovrà rivedere i suoi piani per la vita dopo un fortuito incontro con una sua ex collega, ancora in carica, Miriana Mancini. Una discoteca esplosa in circostanze misteriose...