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sarah's pov
recupero i vestiti lanciati da angela e mi rivesto in fretta.
le lacrime iniziano a scendere di nuovo, facendomi sentire sempre più disgustata da me stessa.
non avrei dovuto permetterglielo, non avrei dovuto darle fiducia, non avrei dovuto credere neanche per un secondo che potessimo tornare come prima.
dopo essermi sistemata meglio il vestito, mi avvicino allo specchio e inizio a struccarmi.
il mascara è completamente colato e il rossetto sbavato.
esco dal bagno con l'ultima speranza che angela sia lì ad aspettarmi, ma non c'è.
torno in camera mia, infilandomi subito il pigiama. non voglio fare altro che dormire. mi stendo sul letto e mi copro la faccia col cuscino, cercando di soffocare i singhiozzi.
abbiamo vissuto un momento così intimo e ora vuole far finta di nulla?
mi sento sporca. mi metto seduta e prendo il mio taccuino.
sento il bisogno di scrivere, di riservare tutta la mia forza nella mia passione più grande.
lascio che la penna scorra sulla carta, cercando di incanalare tutta la rabbia e la tristezza nelle parole e non nel commiserarmi.

ti ho perso come perdo le mie chiavi di casa
sbagliando come spesso sbaglio svolta per strada
ma sono qui, perdonami

la mia razionalità mi dice che non è tutta colpa mia, ma è cosi che ora mi sento

è che non ho voglia di cercare una scusa
se quando siamo insieme non è piu come prima
vuoi dirmi che non è cosi? dai guardaci

nonostante fosse intenso, entrambe potevano capire che era sbagliato, che non era lo stesso.

ma se adesso mi metti il dito medio sulla bocca
e mi baci appassionatamente sulla porta
questa sarà per noi l'ultima volta
l'ultima volta, ah

so che non è ancora tutto detto, ma quello che sento è che ormai sia finita per sempre.
ma non voglio, ho bisogno di lei.
mentre continuo a scrivere, marisol fa il suo ingresso.
"amore"
dice avvicinandosi, lo sguardo triste.
si siede accanto a me e mi stringe in un abbraccio.

"non devi sentirti così"
m

ormora dolcemente, come se sapesse già tutto.
"non capisci, mari"
sussurro, cercando di trattenere le lacrime.
"ho rovinato tutto"
marisol mi stringe più forte, accarezzandomi i capelli.
"hai solo avuto un momento di debolezza. non è la fine del mondo"
lei cerca di essere razionale, ma sta volta credo che non ci sia molto da fare
"ma lei... lei non mi capisce più, non mi ama più"
dico tra i singhiozzi.
"dopo quello che abbiamo avuto, ora sembra voler cancellare tutto."
dopo questa mia affermazione, marisol iniziare a dubitare anche lei delle sue stesse parole.
"angela è confusa tanto quanto te" risponde marisol.
"entrambe avete bisogno di tempo per capire cosa volete ver-"
la blocco, non riuscendo più ad ascoltare questo mare di cazzate.
"MI HA ABBANDONATO LÌ DENTRO DOPO AVERMI SCOPATO, COME SE IO FOSSI UNA PUTTANA"
urlo per poi pentirmene subito dopo, per fortuna la porta è chiusa.
so, o almeno, spero che queste non fossero le sue intenzioni, ma non riesco a non sentirmi in questo modo.

rimaniamo in silenzio per un momento, io con la testa appoggiata sulla sua spalla.
marisol mi passa dolcemente una mano sulla schiena, cercando di calmarmi.
"devi darti tempo, sarah. e capire se lei ti fa ancora stare bene"
ora la sua onestà mi trafigge come una flotta di frecce dritte nel cuore.
"non so se riesco"
rispondo, la voce tremante.
ovvio che la voglio e la amo, ma come facciamo ad andare avanti dopo tutti questo?
"non devi fare tutto subito"
insiste marisol.
"non c'è fretta"
annuisco lentamente, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.
è una bugia ma mi riesce a calmare un pochino.
proprio mentre sento di riuscire a prendere sonno, un rumore dietro la porta mi fa storcere il naso.
"c'è qualcuno"
sussurro a marisol. lei annuisce, d'accordo.
mi dice di far silenzio mentre si avvicina alla porta. una volta lì, la spalanca, rivelando christian fermo proprio davanti a essa.
"che stai facendo?"
dico, incazzata.
"scusa, non volevo origliare"
si giustifica, alzando le mani in segno di resa.
mi alzo, camminando verso di lui. vsdo un bagliore strano nei suoi occhi, quasi un fuoco.
"volevo andare in camera mia, ma quando ti ho sentita parlare mi sono bloccato"
ammette, con una tensione palpabile.
"che cazzo di problemi hai!"
esclamo, senza voler realmente prendermela con lui.
si è solo trovato nel punto sbagliato al momento sbagliato.
"e tu?"
sbotta di rimando.
"a farti trattare così da una stronza del cazzo."
la mia mascella si serra mentre sento quelle parole.
capisco tutto, ma lui non ha il diritto di chiamarla così.
"come ti permetti?"
gli dico, alzando il tono.
"non sai nulla"
"ah no?"
risponde, facendo un passo avanti. "forse no, ma so che nessuna persona normale ti lascia nuda, da sola e vulnerabile"
quelle parole mi feriscono, e non poco.
"basta"
sussurro.
"ti sei vista?"
chiede, afferrandomi per un braccio e portandomi davanti allo specchio. "guardati, ti sembra normale?"
ni guardo solo per un istante, poi distolgo lo sguardo, disgustata da me stessa.
le occhiaie, gli occhi rossi dal pianto, le labbra ancora gonfie dal bacio.
non sono neanche riuscita a togliermi completamente il mascara.
"guardati"
ripete, prendendomi il mento e sollevandolo con una certa delicatezza. solo ora noto un graffio rosso partire dal mento fino a quasi la fine del collo. È ovviamente opera di angela. In altre circostanze ci avrei riso sopra, ma ora...

christian si stacca all'improvviso, camminando dritto verso il salotto.
"io giuro che non la sopporto più"
marisol sembra allarmata, cosa che fa allarmare anche me.
corro in salotto e cerco di fermarlo mentre tutti si spaventano.
la musica viene subito fermata mentre mida spalanca la porta che dà sul giardino.
finalmente vedo angela, che sembra messa più o meno nel mio stesso stato.
lui la prende per il collo della maglietta, alzandola leggermente.
"che cazzo vuoi, stronzo"
dice subito angela, con una certa acidità.
cerco di tirarlo via da un braccio, ma non ne vuole sapere.
"non ti vergogni?"
dice, alzando la voce, mentre lei si spaventa.
"è una ragazzina, cazzo! tu sei un'adulta. dov'è la tua dignità, schifosa" continua lui, mentre lei cerca di staccarsi.
"mida, per piacere, lasciala stare"
dico tornando, ovviamente, a piangere.
"aono stato qua, sette mesi, a prendermi i tuoi insulti del cazzo"
dice lui mentre tutti gli dicono di smettere.
"mentre io me ne sono stato praticamente zitto su di te, ma ora guardati"
finalmente, qualcuno interviene. nicholas gli mette una mano sul braccio, minacciandolo di levarsi se non vuole prendersi un pugno in faccia.
mida fa come gli dice, ma non è qui che si ferma.
"sai cosa ha detto? che si è sentita una puttana, per il trattamento che le hai riservato"
dopo aver detto queste parole, tutti si ammutoliscono.
non è proprio quello che intendevo, ma ho un groppo alla gola che non mi permette di parlare.
petit lo prende e gli sussurra che è meglio se se ne va. mentre esce dalla porta, angela con voce tremante prova a rispondere.
"tu non sai niente, bastardo!"
gaia prova a portarla via da tutti, ma lei invece prova ad avvicinarsi a me.
"sarah, ti prego"
dice, tenendo una certa distanza.
poi, prova a fare un passo verso di me, ma marisol si mette fra me e lei.
"sai che non è quello che volevo, non era mia intenzione"
dice angela, cercando di trovare le parole giuste.
vedo nei suoi occhi un mix di colpa e dolore, come se stesse cercando disperatamente di far capire che non voleva ferirmi.
so, nell'intimo, che di certo è ancora incazzata con me, ma per un momento lo mette in secondo piano.
marisol le mette una mano sulla spalla. "angela, vattene"
angela esita, poi abbassa lo sguardo. "mi dispiace"
sussurra, voltandosi e allontanandosi lentamente.
il silenzio nel giardino è assordante, mentre tutti se ne vanno verso le proprie camere.
mi sento dilaniata dai sensi di colpa.
so che angela è ferita quanto me, che non voleva farmi del male, ma le sue azioni hanno scavato un solco profondo tra noi.
non posso negare ciò che provo, ma devo anche proteggere me stessa.
la casa è immersa in un silenzio irreale. futti cercano di elaborare ciò che è appena accaduto.
io mi rifugio in camera, lasciandomi cadere sul letto.
il cuscino è ancora umido di lacrime. chiudo gli occhi, sperando che il sonno porti un po' di sollievo, ma la mente continua a vagare, tormentata da dubbi e rimpianti.
angela non è un mostro, lo so.
ma le sue parole, i suoi gesti, hanno lasciato cicatrici profonde.

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son mancata per un paio di giorni ma credo che il capitolo abbastanza lungo valga come scusa.
si, so che sta andando sempre peggio ma so che in fin dei conti anche a voi un po' piace.
sarah chiaramente è ferita e si sente abbandonata.
angela non riesce a mettere da parte l'orgoglio e a riporre di nuovo fiducia in sarah.
quindi chi delle due cederà prima?

kiss me forever - finché non mi rompi, finché non mi vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora