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angela's pov
purtroppo, in mezzo a molti casini, ho avuto davvero poco tempo per lavorare sul guanto di sfida assegnatomi dalla mia professoressa.
onestamente, quando ci è stato dato, ero molto entusiasta, ma pian piano sto perdendo quella fiamma. probabilmente è anche a causa della puntata, arrivare all'eliminazione mi ha destabilizzato e non poco.
inoltre, c'è stato un altro problema nel mezzo: la rottura tra mida e gaia.
è ovvio che in un momento così fragile per lei, io non potessi voltarle le spalle, soprattutto quando lei è sempre stata al mio fianco, sostenendomi nei momenti peggiori.
non posso ignorare quanto mi abbia aiutato a superare le difficoltà in passato, quindi molto tempo lo sto passando in sua compagnia.
ogni volta che cerco di concentrarmi sul guanto di sfida, la mia mente torna alla confusione e alla tristezza che mi ha lasciato la puntata.
mi sento bloccata, come se ogni passo avanti sia un'impresa titanica.
ma c'è un'altra cosa che mi preoccupa.
il fatto che il guanto di sfida sia contro sarah mi mette un poco di ansia.
non voglio deluderla di nuovo, magari portando qualcosa di assolutamente squallido, specialmente dopo tutto quello che è successo.
ma nell'altro caso, se io vincessi il guanto, mi sentirei in colpa, al pensiero di portarla anche solo un passo in più vicino all'eliminazione.

sono in pausa pranzo e ho ancora un trenta minuti prima di tornare alle lezioni.
nella speranza di riuscire a buttare giù qualcosa, recupero il mio quaderno dal comodino, rubo una penna a qualcuno visto che ho perso la mia, e torno in cucina.
mi siedo sul divano, iniziando a vagare nella mia mente, cercando di trovare l'ispirazione per il guanto di sfida.
pochi minuti dopo, sobbalzo a causa di sarah che mi tocca una spalla senza alcun preavviso.
"ciao"
dice con un sorriso dolce, avvicinandosi per darmi un bacio sul collo.
il contatto delle sue labbra mi fa venire i brividi e sento un po' di calore alle guance, ma non posso lasciarmi andare completamente o non riuscirò a scrivere nulla entro giovedì.
"ti ho preparato della pasta, è sul bancone"
le dico, cercando di mantenere la concentrazione e tornando a guardare il foglio bianco davanti a me.
nonostante lei sia ormai maggiorenne, hanno preferito organizzare le sue lezioni in modo molto più stretto di orario, concentrandole nella fascia della mattina-pomeriggio.
è raro che abbia lezioni verso sera, ma per questo le sue pause pranzo sono davvero brevi.
per evitare che salti i pasti, cosa che spesso le capitava con l'aumentare delle ore di studio, ho iniziato a cucinarle io quando posso.
a volte, poi, lei si riscatta con la cena o con delle coccole, non mi posso lamentare.
"ti amo"
dice sarah, dandomi un ultimo bacio sulla nuca prima di dirigersi in cucina.
la guardo mentre si allontana, sentendo un po' d'ispirazione.
ritorno al mio quaderno, cercando di trovare le parole giuste ma dopo aver scritto un paio di frasi mi sento di nuovo come una stupida che non ha mai scritto nella sua vita.

un po' irritata da questo fallimento, mi alzo con uno sbuffo, recupero il mio giubbotto e me ne vado fuori.
scendo le scale rapidamente, ma appena metto piede sull'ultimo scalino, sento la mano di sarah stringermi il polso.
mi giro all'istante, confusa e leggermente irritata.
"che vuoi?"
chiedo, forse con un tono un po' troppo acido.
la mia irritazione traspare chiaramente e noto un sussulto quasi impercettibile.
"che succede?"
chiede con un tono decisamente più dolce e preoccupato.
scuoto la testa, cercando di rassicurarla e di farle capire che non è colpa sua. "vado in studio, magari mi concentro di più"
rispondo, cercando di mantenere un tono più calmo.
lei mi guarda per qualche secondo, con la mano ancora stretta intorno al mio polso.
non sembra intenzionata a lasciarmi andare subito. dopo un attimo di esitazione, lascia lentamente la presa.
"va bene, a dopo"
dice con un filo di voce.
accenno un sorriso, sperando di trasmettere un po' di sicurezza.
poi, senza aggiungere altro, esco dal cancello e mi dirigo verso lo studio.

entro e, dopo aver preso una bottiglia d'acqua dalla sala relax, mi metto a cercare uno studio di registrazione dove stare tranquilla.
fortunatamente, ne trovo uno libero in fretta e mi siedo alla scrivania, sperando che l'isolamento mi aiuti a trovare un po' di concentrazione.
passano almeno dieci minuti, ma invece di scrivere, mi ritrovo a fissare il vuoto, la mente bloccata.
sento le lacrime minacciare di scendere, ma cerco di trattenermi visto che tra poco avrò lezione con la mia vocal coach.
mi alzo e raccolgo i vari fogli strappati e stropicciati che ho lanciato a terra in un momento di frustrazione, li butto nel cestino e, con passo veloce, mi dirigo verso l'aula della mia coach.
questa donna è fantastica, ha sempre capito i miei problemi senza bisogno di molte parole.
appena entro, nota subito che qualcosa non va.
cerco di ignorare il suo sguardo di analisi e mi siedo.
iniziamo a provare una cover, ma la mia voce si spezza quasi subito.
mi scuso e mi copro il viso con le mani, sentendo la pressione crescere dentro di me.
"che c'è, piccolè?"
chiede con calma, con quella voce rassicurante.
"non sei riuscita a scrivere?"
come mi aspettavo, capisce subito qual è il problema.
scuoto la testa, chiudo gli occhi e sento che le lacrime stanno per uscire.
"sto troppo male, non riesco a fare niente, ho il cervello spento"
ammetto con un filo di voce, dire queste cose ad alta voce è quasi più doloroso che viverle.
cerco di spiegare, ma mi impiccio con le parole.
"non riesco manco a parlare, figurati se ho la forza di scrivere una canzone"
mi lamento, sentendo la frustrazione crescere.
porto una mano davanti agli occhi e li stropiccio, cercando di non crollare completamente.
"il problema è che non riesco a scrivere sui pezzi degli altri"
le spiego, cercando di trattenere le lacrime.
"ho paura di deludere tutti, soprattutto sarah. non voglio che pensi che non sono all'altezza."

dopo essermi ripresa un po', riusciamo a fare una lezione decente. verso la fine, però, la mia coach decide di affrontare la questione, per cercare di darmi una mano.
"sento che quando sto col cervello k.o. non riesco a..."
inizio a spiegare, ma le frasi escono disordinate e senza un vero filo logico. tuttavia, continuo, sperando che lei riesca a capire.
"...vado in ansia, anche con la scrittura che solitamente è una cosa libera. cioè, di solito io mi butto, non ci penso. scrivo"
la mia mente torna a quella litigata con sarah, grazie a quel brutto periodo ho capito che non sono capace di scrivere se mi obbligo a farlo.
eppure, ora non ho scelta.
"scrivere è il motivo per cui faccio musica"
continuo, cercando di mantenere la voce ferma.
"ci tengo così tanto che voglio sempre dare il massimo di me"
con queste ultime parole, vedo che la mia coach inizia a guardarmi con un pizzico di compassione in più.
fossimo in altre circostanze probabilmente mi sentirei a disagio, ma in questo momento è bello sapere che qualcuno comprende i miei motivi.

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comunque amo come sono SEMPRE sedute vicino (questa volta + dustin💞)

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kiss me forever - finché non mi rompi, finché non mi vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora