7 Aprile
T/n Pov
Sono incatenata. Le catene mi stringono i polsi così forte che quasi mi tolgono il respiro. Intorno a me c'è solo buio. L'unica luce proviene da una piccola finestra circolare in alto, attraversata da pali incrociati a formare una X.La luna vi passa attraverso, pallida e distante, illuminando appena l'oscurità che mi avvolge. Il mio corpo è rigido, immobile, le parole non escono. Se provo a parlare, escono solo suoni strani, strozzati, come se qualcuno mi avesse rubato la voce.
Poi, i miei sensi si risvegliano: dei passi, in lontananza. Tacchi, lenti e precisi, accompagnati da un altro paio più pesanti. Mi concentro sul suono. Una voce sussurra, quasi un soffio: "Lumos".
La luce delle fiaccole ai quattro angoli della stanza si accende di colpo, riempiendo l'oscurità di ombre tremolanti. Ora vedo tutto. E ciò che vedo mi lascia senza fiato.
Madre: Piccola.
Padre: Principessa.
Quelle parole, una volta dolci, ora sono un insulto. Loro. I miei genitori. Gli stessi che mi hanno cresciuta con amore ora mi guardano con sguardi soddisfatti, come se questa fosse stata la loro intenzione fin dall'inizio. La rabbia mi divampa dentro. Mi hanno fatto questo. Ma come? Come hanno potuto?
Mia madre mi osserva, coglie la mia incapacità di parlare e, con un rapido movimento della bacchetta, mi libera dalla maledizione silenziosa. Ora posso parlare, ma le parole che escono dalle mie labbra sono cariche di odio.
Padre: Di qualcosa, una qualsiasi.
T/n: 'Fanculo! Vi sta bene?
Il mio sfogo rimane sospeso nell'aria, ma prima che possano rispondere, altri passi si avvicinano. I loro sguardi si spostano verso la porta. Io cerco di sbirciare da dietro le loro spalle. Chi è? Chi può essere? E poi lo vedo.
Adrian, il mio fratello maggiore. E nelle sue braccia, il corpo svenuto di Niklaus, il nostro fratellino.
Adrian: Si è svegliata la mia sorellina?
Madre: Si.
Adrian: E il mio fratellino?
Madre: Ancora niente.
Adrian: Almeno riesce a spiaccicare due parole la mia amata sorellina?
Padre: Eccome.
Adrian sorride, quel sorriso freddo che mi ha sempre messo a disagio.
Adrian: Bene. Adesso potete andarvene. Me ne occupo io.
I miei genitori annuiscono e scompaiono in una nube di fumo nero, lasciandomi con mio fratello. Quel fumo... lo stesso che avevo visto nei miei incubi, quello che mi aveva parlato di Voldemort.
Adrian si avvicina a una parete e incatena Niklaus, legandolo al muro opposto al mio. Poi si ferma, accende una sigaretta, e mi guarda dall'alto in basso.
T/n: Spiegami... cazzo, spiegami perché?!
Adrian tira una boccata, quasi divertito dalla mia disperazione.
Adrian: È semplice. Diventerete Mangiamorte, entrambi. E lo farete senza fare storie. Sapevamo che se ve lo avessimo chiesto, ci avreste traditi. O peggio, sareste scappati. Quindi, ecco qua.
Le sue parole mi colpiscono come pugnalate. Mangiamorte. Mai. Non io, non Niklaus. Non possiamo.
Adrian si avvicina a me, e io provo a colpirlo, ma le mie forze sembrano dissolversi. Le catene assorbono ogni mia energia, lasciandomi inerme, fino a quando crollo a terra, i miei polsi bruciano contro il freddo metallo.
Adrian: Sapevi tutto. Voldemort te l'aveva detto, ma tu non hai voluto ascoltarlo. Anche quando l'evidenza era davanti ai tuoi occhi, hai preferito ignorarla. Dimmi, sorellina... se uno è un incidente, due è una coincidenza, tre è uno schema, quattro cos'è?
La sua voce mi fa rabbrividire, ma io lo ignoro. Non voglio dargli la soddisfazione di una risposta. Proprio in quel momento, Niklaus si sveglia. Si guarda intorno, confuso, i suoi occhi si fermano su di me, poi su Adrian.
Niklaus: Che cazzo succede? Perché siamo incatenati? E tu no?
Adrian si avvicina lentamente a lui, con quel suo sguardo calcolatore.
Adrian: Chi vuole spiegare tutto al nostro piccolo fratellino?
Mi guarda, aspettando che io parli, ma io rimango in silenzio, fissando il pavimento. Non glielo permetterò. Così inizia a raccontare tutto lui, mescolando la verità con cose che non avevo mai saputo.
Adrian: I nostri genitori? Doppiogiochisti. Fingono di stare dalla parte del bene, ma in realtà sono con Voldemort. Quando il momento sarà giusto, attaccheranno il Ministero, e noi vinceremo. Non c'è scampo, Klaus. Sarebbe meglio per voi unirvi a noi. Diventare Mangiamorte e avere la libertà.
Io e Niklaus ci scambiamo uno sguardo. La sua espressione è sconvolta, la mia piena di disgusto. Non posso, non posso farlo.
T/n: No!
Niklaus: Va bene.
Mi giro di scatto, incredula.
T/n: Niklaus, no! Non possiamo!
Niklaus: Non abbiamo scelta, T/n. È inutile resistere.
T/n: Preferirei marcire qui per sempre che diventare una Mangiamorte.
Adrian sorride, come se avesse vinto una partita a scacchi.
Adrian: Ai tuoi ordini, principessa.
Slega Niklaus e si prepara ad andarsene, ma prima si ferma sulla soglia.
Adrian: Ah, e per tua informazione... non siamo in una caverna. Questi sono i sotterranei di Hogwarts. Nessuno può sentirti. Nessuno verrà a salvarti.
Con queste parole, sparisce, trascinando con sé Niklaus. Il silenzio che segue è assordante. Mi abbandono alla disperazione. Penso a Draco, Luna, Pansy, Cho, Blaise, ai miei amici. Li ho lasciati senza dire nulla.
Cosa penserà Draco? Che l'ho abbandonato? Ma io... io lo amo. Lo amo più di qualsiasi cosa. Lo voglio qui con me, a dirmi che andrà tutto bene, anche se so che non è vero.
Le mie lacrime scorrono mentre le manette ai polsi iniziano a bruciare. Un dolore intenso mi attraversa, e urlo fino a restare senza fiato.
Quando il dolore finalmente si placa, mi accorgo che delle vene nere si diramano dai miei polsi fino a metà avambraccio. Un marchio, un avvertimento. Se non obbedirò, mi tortureranno.
Ma io non cederò. Non mi sottometterò. Neppure a Voldemort. Il signore oscuro in persona.
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Slytherclaw//Draco Malfoy
FanfictionUna Corvonero Purosangue incontra un Serpeverde Purosangue. All'inizio è una semplice conoscenza, poi un'amicizia avvolta tra segreti e misteri. Ma si sa, più si va avanti, più le emozioni crescono e le idee su quella persona cambiano. Sarà un amo...