43 • Da quando sei gentile con me? • SESTO ANNO

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26 Agosto

Draco Pov
Madre: Draco... è il momento.

Draco: Arrivo, mamma.

Mi sistemo la cravatta, il nodo che stringe troppo, lo smoking che sembra un'armatura, il pantalone che mi sta quasi soffocando. Perfino le scarpe sembrano tradirmi. Ogni cosa deve essere perfetta. Devo essere impeccabile, come richiede l'occasione. Come richiede il Signore Oscuro. Sistemo i capelli, ma la mia immagine riflessa nello specchio non mi convince. Non sono io. O almeno, non più.

Draco: Lo faccio per te, T/n.

Apro la porta, cammino lentamente, i miei passi risuonano come echi vuoti nelle scale interminabili. Ogni gradino sembra farmi sprofondare sempre più in un abisso dal quale non potrò risalire. Raggiungo la sala da pranzo, e lì, seduto a capotavola, lo vedo: Voldemort. Mia madre e Bellatrix sono ai suoi lati, come statue di pietra.

Deglutisco, cercando di non far rumore, di non esistere, di scomparire. Ma il suo sguardo mi perfora subito, e con un cenno impercettibile mi ordina di avvicinarmi. Avanzo, le gambe rigide come piombo, fino a mia madre. Mi indica la sedia accanto a lei, e mi siedo senza proferire parola.

Voldemort: Draco Lucius Malfoy... sei l'immagine di tuo padre. Spero solo che non ne condivida i fallimenti.

La sua voce è gelida, un sibilo velenoso che mi penetra la pelle. Si alza, si avvicina, e lo sento sopra di me, lo sento scrutarmi, giudicarmi. Vorrei gridare, vorrei scappare, ma rimango immobile, un fantoccio nelle sue mani.

Voldemort: Tira su la manica sinistra.

Le mie mani tremano, ma obbedisco. Bellatrix, raggiante come se avesse appena ricevuto un dono divino, gli porge la sua bacchetta. Lui la afferra con un sorriso sottile e maligno, poi preme la punta sul mio avambraccio scoperto. Ma non si ferma lì.

Sento la bacchetta perforare la carne, bruciare, farsi strada fino all'anima. Chiudo gli occhi per non urlare, per non implorare pietà. Il dolore è insopportabile, ma dura solo qualche secondo... abbastanza per segnarmi per sempre.

Quando riapro gli occhi, vedo il Marchio Nero. È lì, incastonato nella mia pelle, come una maledizione.

Voldemort: Bene... ora parliamo del piano.

Si risiede, e proprio in quel momento la stanza si riempie. I Mangiamorte entrano, decine, forse centinaia, e si siedono intorno al tavolo.

Tra loro, riconosco Piton. Lo sapevo, ma vederlo qui, con gli altri... sembra tutto così irreale, così spaventoso. Copro il Marchio, come se potessi nascondere il mio destino.

Voldemort: Sono felice di rivedere vecchi volti... ma è un piacere ancora più grande vedere nuovi seguaci. E tra questi, il più importante è Draco, il figlio di Lucius Malfoy.

Mi indica, e tutti gli occhi sono su di me. Mi osservano come predatori, pronti a giudicare il mio ogni movimento, ogni respiro. Alcuni sussurrano, altri mi ignorano, ma tutto svanisce quando Voldemort richiama il silenzio.

Voldemort: Il piano è semplice. Uccidere Silente. Lui è l'unico ostacolo rimasto tra me e il potere assoluto. Draco, non deludermi.

Uccidere Silente. Il preside di Hogwarts. Colui che... che ha sempre guardato oltre i miei errori, che ha sempre cercato il buono in tutti. Anche in me. Lo devo fare... ma a quale costo?

Voldemort: Non sembri convinto, Draco.

Draco: Ogni suo desiderio... è un ordine. Farò tutto ciò che lei vuole.

Il sorriso che appare sul suo volto mi fa rabbrividire. È un sorriso di compiacimento, un sorriso che decreta la mia condanna.

Voldemort: Eccellente. Non sarai solo in questa missione. Devi trovare l'Armadio Svanitore e usarlo per far entrare i Mangiamorte ad Hogwarts. E poi... tu e loro ucciderete Silente. Non deludermi.

Slytherclaw//Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora