Qualcosa di maledetto

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«Mamma, sono a casa!», urli, spalancando la porta.

O forse, ti rivolgi al tuo compagno di stanza, alla tua ragazza o moglie, a qualcuno dei tuoi familiari.

Per esigenze narrative, in ogni caso, in questo momento non c'è nessuno.

«Uhm, quindi sono da solo».

Ogni ambiente della tua casa è immerso nelle tenebre, ma tu conosci la planimetria di ogni ambiente e puoi muoverti con discreta agilità.

Ti dirigi verso la tua camera, entri e accendi solo il tuo computer. Ciò che ti accingi a fare lo richiede.

Lo schermo si fa nero brillante, poi blu notte, infine inizia la procedura di avvio del sistema.

Preferisci immergerti nel buio per isolarti dagli elementi a te circostanti, ma non metti le cuffie per crearti un silenzio artificiale. Devi creare la giusta atmosfera per entrare in simbiosi col lato oscuro della normalità.

Oh, ecco la schermata principale, un desktop parzialmente coperto da alcune icone.

Avvii il tuo solito browser internet, apri la lista dei preferiti e clicchi su "creepypasta.forumcommunity.net"; il "Creepypasta Forum" è un sito che visiti molto spesso, ti piace crogiolarti nell'angoscia che ti trasmette leggere i racconti qui contenuti, specialmente quelli della sezione "All Creepypastas".

Come tuo solito, scorri la pagina iniziale, alla ricerca di qualsiasi novità in ogni sezione, e tra tutte le icone lampeggianti ti cade l'occhio su quella della tua sezione preferita; un brivido di eccitazione ti percorre la schiena quando noti che il titolo riportato in "Ultimo messaggio" ti è nuovo, prova che si tratta di una creepypasta sconosciuta.

Clicchi sul nome della storia - tale "Qualcosa di maledetto si avvicina" - ed entri nel topic.

L'autore, invece, è per te una vecchia conoscenza: "Shintaka", tra l'altro uno degli amministratori, è uno scrittore che gradisci particolarmente.

«Speriamo che questo racconto sia all'altezza delle mie aspettative».

Letta la consueta introduzione, chiudi lo spoiler che la contiene e inizi finalmente la lettura.

Riesci appena a leggere pochi periodi, prima che la stretta allo stomaco e il tremore dei tuoi arti si facciano troppo forti da permetterti di riflettere su quelle parole.

Cerchi di spalancare gli occhi sbarratisi a nascondere quella visione, smuovi leggermente le braccia per fermare il gelido formicolio. Poi, un profondo respiro, e si continua. Vuoi arrivare fino in fondo. Dopo altre poche frasi, sei assolutamente costretto a fermarti. Torni a fissare l'incipit della creepypasta e lo leggi ad alta voce, quasi a esorcizzarlo.

"«Mamma, sono a casa!», urli, spalancando la porta.

O forse..."

No. Non è possibile. Strabuzzi gli occhi, ti pizzichi vigorosamente un braccio, ma non serve a far dileguare queste poche lettere in sequenza.

Scorri la pagina e leggi più sotto:

"...«Uhm, quindi sono da solo». Ogni ambiente della tua casa è immerso nelle tenebre, ma tu conosci la planimetria di ogni ambiente e puoi muoverti con discreta agilità..."

Ancora più sotto:

"...«Speriamo che questo racconto sia all'altezza delle mie aspettative».

Letta la consueta introduzione, chiudi lo spoiler che la contiene e..."

Panico crescente ti assale. Senza accorgertene, hai iniziato a tremare in modo estremamente vistoso e rumoroso. Non abbastanza, però, da attutire il tonfo sordo che percepivi avvicinarsi.

Provi a tenere ferma il più possibile la mano con cui scorri la pagina.

Non cerchi altri passi estremamente coincidenti e nefasti. Cerchi il finale a quegli (o questi?) avvenimenti.

Speri che non ci sia scritto più nient'altro, che tutto si interrompa improvvisamente.

Poi arrivi all'ultimo punto del racconto. Lo leggi e lo rileggi.

Ora, speri che oltre quei numerosi righi vuoti ci sia qualcosa, un qualsiasi finale che migliori il precedente.

Che quei righi vuoti non siano un semplice problema di layout.

Batti talmente forte sui tasti - non soltanto sulla freccia verso il basso - che d'un tratto lo schermo si spegne nel nero più assoluto.

E lì, a pochi centimetri dal riflesso dei tuoi occhi brillanti, ne vedi altri due.

Un urlo agghiacciante esplode in quella stanza, ma non è il tuo.

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