Oscurità Sadica

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Mise giù la penna, aveva finito.

Era notte fonda. L'unica fonte di luce nella stanza era il monitor del pc acceso.

Stava finendo di scrivere l'ultimo capitolo del suo nuovo libro. 'Beh, sbadigliò, 'non c'è niente di male se mi riposo un po', ho lavorato tanto stanotte'.

All'inizio non comprese cosa lo svegliò, era ancora troppo assonnato per capirlo. Poi sentì di nuovo quel rumore, dei passi. Si girò così all'improvviso che il mouse cadde dal tavolo, rovesciando la tazza di caffè che già si trovava in bilico.

All'inizio non si spaventò, conosceva troppo bene quella persona. Era un personaggio del suo libro, uguale a come se lo era immaginato scrivendolo: stessa faccia, stessi vestiti, stesso neo sul lato destro della faccia, stessa corporatura. Era lui. L'unica cosa diversa era l'aura nera che lo circondava e un sorriso sadico stampato in faccia. Cosa era quell'aura? Oscurità, forse? Odio? Non seppe dirlo con certezza. Quella strana oscurità rendeva i suoi lineamenti molto vividi, quasi fosse vero. 'Sto sognando', pensò, 'probabilmente è l'effetto che fa scrivere troppo'.

Quasi come ad avergli letto nella mente, l'uomo disse "Non stai sognando." Aveva una voce distorta, che andava dall'essere molto acuta all'essere molto grave. Com'era possibile?

"Credi di poter essere Dio? Credi di poter manovrare le vite di tutti, solo perché stai scrivendo una storia? Credi di poter salvare e uccidere le persone, costringendo a far loro fare tutto quello che vuoi? Con quale diritto hai manipolato la mia vita e la vita di tutti nel tuo libro? Pensi che non sia reale? Pensi che non uccidi per davvero le persone di cui scrivi? Povero sciocco, dovevi pensarci prima. E ora dimmi..." lo sguardo d'odio crebbe d'intensità, così tanto che lo scrittore sentii ad un tratto i pantaloni bagnarsi.

"Come ci si sente a morire per mano della propria creazione?"

L'ultima cosa che vide, fu il suo sorriso psicopatico.

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