Il Bacio

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Sono sul divano a fare pratica con il braille, non è difficile e sto imparando molto velocemente, ogni tanto ho ancora degli incubi dell'incidente, ma ormai mi sono abituata alla mia nuova condizione. Sto leggendo il mio libro preferito: "Cime tempestose" e ogni tre o quattro pagine mi concedo un sorso fresco d'aranciata e ascolto i rumori di sottofondo di mio marito Roland che pota le piante in giardino. All'improvviso sento dei passi in salotto, la camminata sembra quella di Roland. «Caro, sei tu?» «Shh» mi zittisce. Avverto odore di rose e lui si avvicina con un fiore con cui mi sfiora le labbra.

Sorrido e metto via il libro, mi sposto verso il bracciolo facendogli posto, ma lui preferisce stare in piedi. Continua a passare i petali della rosa sul mio viso, lungo i lineamenti fino ad arrivare al collo, poi lo sento piegarsi in avanti e avverto il suo respiro sulla faccia. Odora di terra e piante tagliate, istintivamente chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni godendomi la vicinanza di mio marito. Si piega ancora fino a toccarmi le labbra con le sue, ma non mi bacia.

Mi passa una mano tra i capelli e struscia la guancia contro la mia, sento i peli della barba ispida irritarmi la pelle. Stringe il pugno tirandomi qualche ciocca e finalmente mi bacia. Roland è sempre stato un baciatore provetto, ma ora... Allontanandosi un poco mi prende le mani e mi fa alzare. Sento il rumore del vetro sul legno seguito da quello di una persona che beve.

Mi riaccosto al suo viso e avverto l'acre odore d'arancia che copre tutto. Delicatamente mi passa il bicchiere e mi bacia la fronte lasciandomi qualche goccia di spremuta sulla pelle, poi mi mette la rosa nella mano libera sussurrando di star attenta alle spine. Rimango in piedi aspettando che ricominci a baciarmi, ma sento i suoi passi che si allontanano. Penso voglia che lo segua, così poso il bicchiere e aggiro il mobiletto che affianca il divano. Non lo percepisco più, non so dove sia andato e lo chiamo. «Roland, dove sei?» Nessuno risponde così provo più forte. «Roland! Dove sei?» Una voce proviene dalla finestra del salotto dietro di me e mi volto. «Amore, sono in giardino. Ti serve qualcosa?»


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