Lunghe ore di viaggio passarono prima di poter posare la vista sul mio magnifico paese. Rimasi quasi incantato dalla bellezza che quasi dimenticai dopo tutti quei mesi di assenza. Non avrei mai immaginato che la mia città potesse mancarmi così tanto.
Non vedevo l'ora di poter dormire sul mio letto e soprattutto di poter riabbracciare la mia amata moglie che tanto, più di tutto, mi mancava. Decisi di ritornare a casa passeggiando.
Dopo una lunga camminata, arrivai finalmente alla mia abitazione. Avvicinandomi alla porta principale notai che essa era socchiusa. La cosa mi parve strana in quanto mia moglie mai dimenticava di chiuderla. La prima supposizione a cui riuscii a pensare era che stesse preparandomi una sorpresa.
Aprii lentamente la porta cercando di fare il meno rumore possibile. In casa sembrava non esserci nessuno e le luci erano spente. Quella sorpresa iniziava a mettermi ansia.
Accesi la luce e notai un grande disordine; era tutto sottosopra, il tavolo rovesciato e sul pavimento erano presenti diverse macchie di sangue che conducevano verso la porta della cantina. Con passi cauti cercai di muovermi silenziosamente e furtivamente mentre mi avvicinavo per controllare. Dei rumori provenienti dal fondo della cantina iniziarono a suggestionarmi parecchio, causandomi dei brividi lungo la schiena.
Un passo alla volta scesi le scale quasi furtivamente mentre le mie gambe tremavano incessantemente. Quando arrivai in fondo vidi un vero e proprio spettacolo dell'orrore: masse di corpi di bambini mutilati e decapitati. Varie parti del corpo sparse per tutta la stanza, probabilmente appartenenti a corpi diversi. Frasi scritte con il sangue sulle pareti.
Rimasi immobile dinnanzi a tale crudeltà. Quale artista dell'orrore avrebbe potuto pensare ad un'atmosfera così brutale e così disgustosamente inquietante?
Improvvisamente dal piano superiore si udì una porta chiudersi. Spensi la luce della cantina e mi sdraiai per terra, terrorizzato.
Dei passi sopra di me. Il mio respiro diventò di colpo più pesante e iniziai a sudare. Qualcuno stava scendendo quelle scale molto lentamente. Un passo alla volta.
Quando quella lunga e terrorizzante attesa finì, la luce si accese e la vidi.
Il suo viso pallido sporco di sangue. Quel sorriso quasi scolpito sulla faccia. I suoi lunghi capelli neri come il buio. Singhiozzava parole incomprensibili mentre agitava il coltello nella sua mano.
Lentamente si avvicinò verso di me, danzando e canticchiando.
Si sdraiò di fianco a me e i nostri sguardi si incrociarono. Rimasi impietrito a fissare quegli occhi colmi di crudeltà, cattiveria, follia...
amore.