Capitolo VIII

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Song: Fallen - Imagine Dragons

Appena Harry chiuse la porta dietro di sé, Katherine si rifugiò in un angolo aggrappandosi alla parete e vomitò l'anima. Ogni tanto i conati venivano interrotti dalla tosse, per via dei succhi gastrici acidi che le bruciavano la gola.
Esaurì tutte le sue energie e poi si accasciò per terra.
Rose si stringeva nella coperta, ma ad ogni movimento emetteva un piccolo gemito di dolore. Non c'era parte del corpo che non le facesse male. Aveva le mani congelate, così se le mise tra le cosce per riscaldarle. Notò che la stoffa dei leggings era umida. Si mise le dita davanti agli occhi e si accorse che erano imbrattate di sangue.
"M-mi è venuto il ciclo" mormorò.
Katherine si rimise in piedi a fatica per stendersi sul letto accanto a Rose. Il sangue dei tagli le imbrattava i jeans chiari.
"Chiamo qualcuno?" la voce della ragazza era talmente bassa da essere a malapena udibile.
"Mamma" disse Chiara, con tono di voce stupito. Era seduta sul letto, la schiena contro la testiera. Fissava il vuoto con stupore. "Mamma" ripeté. "Che ci fai qui?".
"Cosa dice?" chiese Rose. Katherine si strinse nelle spalle.
"Credo stia parlando in italiano."
"Mamma" proseguì Chiara. "Mi dispiace." La ragazza sospirò e si guardò le gambe, mentre le tremava il mento per le lacrime. "Ho provato di tutto per salvarlo, ma non ce l'ho fatta. Mi è morto tra le braccia, mamma."
La ragazza singhiozzò, mentre un rivolo di sangue scorreva lungo le labbra, unendosi alle lacrime.
"Mamma, ora mi porti con te, vero?" chiese la ragazza.
Katherine e Rose la fissavano e non sapevano cosa fare. Avevano entrambe gli occhi spalancati e la bocca schiusa in un'espressione di terrore. Chiara stava delirando e i suoi occhi sembravano vitrei come quelli di un cieco, non focalizzavano niente.
"Capisco solo mamma" ammise Katherine. "Non ci vuole un genio a capirlo."
"Non mi ha mai parlato dei suoi genitori" disse Rose. Le due ragazze si guardarono e si capirono con un solo sguardo. Se non ne aveva mai parlato, voleva dire una cosa sola.
"Sta vedendo un morto" dissero, all'unisono. Nel frattempo Chiara continuava a singhiozzare delle scuse e a chiamare sua madre. Poi si interruppe e si piegò in due dal dolore. Strinse il materasso tra le dita e con una mano alla pancia tossì sangue.
Katherine si alzò barcollando e bussò alla porta più forte che poteva. Tirò pugni rabbiosi al legno della porta, facendolo vibrare e gridava a pieni polmoni.
"APRITE!"
Rose era sicura che gridasse, perché le sue labbra erano spalancate e il suo viso era rosso per lo sforzo. Ma le parole della ragazza le arrivavano ovattate. Non sentiva più Chiara e non riusciva a mettere a fuoco. Strizzava gli occhi per allontanare la sensazione di vista offuscata, ma non serviva.
Voleva chiedere a Katherine se anche lei vedesse il mondo girare, ma prima di riuscire a formulare una parola, chiuse gli occhi.

Liam decise di cambiare ospedale. Al Cromwell ci era stato recentemente e tornare con le stesse ragazze in condizioni anche peggiori avrebbe suscitato troppi sospetti. Ci mancava soltanto che lo arrestassero, così le ragazze sarebbero davvero morte nelle mani degli altri quattro.
Non poteva curare Chiara da solo. Era in condizioni troppo gravi. Aveva curato le contusioni come poteva, nel pronto soccorso allestito all'hotel, ma la ragazza aveva riportato dei traumi interni, come poi disse il medico. Tossire sangue di continuo non era un sintomo promettente.
Mentre aspettava, il suo pensiero andò a Rose e a Katherine. Quest'ultima era quella che stava meglio. Barcollava, non riusciva a camminare bene e i lividi erano particolarmente scuri, ma tutto sommato, stava bene.
Rose, invece, era priva di sensi sul letto, con le mani in mezzo alle cosce, sporche di sangue. Katherine gli aveva detto che pensava di aver avuto il ciclo, ma Liam non si fidò. L'aveva portata al pronto soccorso e gli avevano comunicato che il sangue aveva smesso di scorrere, quindi, non erano le mestruazioni. Tra i vari calci, Harry le aveva lacerato l'imene. Liam rabbrividì, anche se se lo aspettava.
"Non si preoccupi" proseguì il dottore del pronto soccorso. "La ragazza sta bene. Per l'altra ragazza la situazione è più complicata."
Liam provava tanta di quella rabbia e di quel disgusto che tremava. Prese il cellulare e con un tono di voce che nessuno gli aveva mai sentito, gridò ad Harry di venirla a prendere e tornare in hotel. Lui sarebbe rimasto con Chiara, che era stata ricoverata e ora giaceva in un letto.
Liam la guardò oltre il vetro. Le avevano ripulito il sangue e le avevano tolto i vestiti sporchi. Ma vederla così lo fece sentire un fallimento totale. A cosa era servito essere gentile, dar loro più cibo, sorridere, cercare di calmare Louis e offrirsi per tutti i turni di guardia, se appena si distraeva venivano ridotte in quel modo? Doveva farle scappare lontano e al più presto possibile.

Zayn posò la bacinella con il disinfettante sul comodino, accanto alla busta dell'ovatta.
"Togliti i pantaloni" disse.
Katherine lo ignorò. Afferrò l'ovatta, ne tirò un batuffolo tra le dita e lo impregnò nel disinfettante. Poi, iniziò a premere lievemente sui graffi delle braccia, per pulire via il sangue e disinfettare la ferita.
"Faccio io" insistette Zayn, prendendo un altro batuffolo.
"Prova a toccarmi, bastardo" lo sfidò la ragazza con la voce rotta dalla rabbia. Zayn sentì una strana stretta allo stomaco, viscida ma forte.
Aveva paura?
Poi scosse la testa, come a scacciare quel pensiero e ci riprovò. Prese direttamente la bottiglia del disinfettante, visto che Katherine aveva allontanato la bacinella, e imbevette il batuffolo. Le prese il viso con una mano e posò l'ovatta sul labbro spaccato. Immediatamente Katherine mosse un braccio, facendogli volare la bottiglia di mano e facendola finire sul pavimento. Il disinfettante si sparse sul marmo e Zayn restò lì, seduto sul letto, con quel batuffolo tra le dita e l'espressione sconcertata. Di nuovo, quella stretta allo stomaco, più forte, più cattiva che gli mandò il cuore in gola.
La ragazza gli lanciò un'altra occhiata raggelante e si fece scorrere via il tessuto sporco dei pantaloni. Gemette tra i denti per il disgusto dei graffi sporchi sulle cosce, poi riprese a curarsi senza emettere suono. Lo spettacolo era talmente brutto che la stretta allo stomaco del ragazzo si rinsaldò.
"F-faccio io" La voce del ragazzo tremava. Le sue mani tremavano.
"Cosa cazzo mi prende?" Si diceva, in preda al panico.
"Vattene a fanculo" rispose la ragazza, pulendosi le ferite. "Non ho bisogno di aiuto"
Una vocina fastidiosa fece capolino nella testa di Zayn.
"No, vigliacco" disse la vocina. "Non è paura. È senso di colpa"
"Convincerò Louis a lasciarti stare" disse il ragazzo, senza nemmeno rifletterci, solo per mettere a tacere quella voce.
"Voglio innamorarmi di lui" chiarì lei. "Così sarà amore, almeno per me"
Zayn corrugò la fronte. Ma di cosa diavolo parlava? Era davvero ingenua e credulona.
"Non esiste l'amore in un mondo del genere. Lui ti prende solo in giro per portarti a letto"
"Lo so" La ragazza fece una risatina amara, mentre si curava lo zigomo. "Voglio illudermi da sola e innamorarmi di lui. Farò sesso con lui e per lui sarà solo quello, sesso. Per me sarà amore. Non c'è altra soluzione per viverla meglio. Se la vivo così com'è, senza sentimenti positivi, ne morirò"
"Fammi capire" disse Zayn. "Vuoi innamorarti altrimenti ne morirai?"
Katherine scrollò le spalle. "Non letteralmente, ma vedi, i sentimenti positivi nutrono il cuore. Se non ne proverò più per tanto tempo, il mio cuore si seccherà. Come una ragazza che non mangia più e diventa anoressica." Spiegò. "Avrò un cuore anoressico e poi mancherà poco alla sua morte completa. Meglio dargli un nutrimento, se pur non di ottima qualità, ma darglielo, anche se è un'illusione"
"Come quando vivi una situazione di merda e ti ubriachi per illuderti che tutto sia divertente e colorato, come una sensazione di torpore..." disse il ragazzo, come in trance.
"Esatto" rispose lei, senza guardarlo. "Terrà il mio cuore in vita per un po', mi spiego?"
La stretta ormai stringeva lo stomaco di Zayn in un pugno di ferro. Si alzò dal letto della ragazza e si precipitò fuori.

Harry posò il corpo di Rose sul letto, accanto a Katherine che respirava regolarmente ad occhi chiusi.
Dopo che era andato a prenderla dal pronto soccorso, Rose si era addormentata sul sedile. Gli avevano spiegato che avendo poco ferro e avendo perso molto sangue, aveva più sonno del solito. Il suo corpo si stava sforzando di mantenere le energie.
Le tolse i leggings e gli sembrò di aver appena ricevuto uno schiaffo dritto in faccia quando vide le sue gambe piene di lividi, vecchi e nuovi. Le ginocchia erano completamente sbucciate e incrostate di sangue. Fece salire lo sguardo fino in mezzo alle cosce. In ospedale non l'avevano pulita così bene. Il sangue era ancora lì, ma era diventato marrone seccandosi. Harry le tolse anche la camicetta. La ragazza era talmente stanca che se ne accorse a malapena. La pancia era tempestata di macchie, alcune più violacee, altre più rosse. Il labbro era gonfio e aveva un occhio nero.
Quando la vide mezza nuda, con i capelli scuri scompigliati sul cuscino, Harry realizzò quanto fosse vulnerabile.
"È una ragazza, Harry. Hai picchiato una ragazza appesa ad una trave, che non poteva nemmeno difendersi. Che bravura c'è?"
Poi prese il kit di pronto soccorso dalla stanza di Liam e la curò. Le pulì le cosce e le ginocchia dal sangue secco, non lasciandone nemmeno una traccia. Poi prese la crema per schiarire i lividi e con pazienza infinita, la passò in movimenti circolari su tutti i lividi, dal polpaccio fino all'occhio nero.
Quei movimenti ripetitivi gli fecero venire il mal di testa e uno strano senso di pesantezza si impossessò di lui. Prese la coperta che copriva le gambe di Katherine e l'allungò in modo che coprisse anche Rose. Poi cercò un altro plaid, più pesante e coprì le ragazze, attento a non sventolare troppo la stoffa e di conseguenza svegliarle. Poi si sedette ad una sedia e si addormentò guardandole.

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