Capitolo XXIV

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Song: Ramones - Let's Go (Remastered)

L'adrenalina scorreva tra le vene della ragazza in grandi quantità. I suoi occhi nocciola brillavano, le sue mani che a Niall sembravano così morbide e delicate saettavano dal volante alla manopola del cambio e le sue labbra così buone da baciare si piegavano in un sorrisino.
"Sono ancora dietro?" chiese la ragazza, senza distogliere gli occhi dalla strada.
Katherine si voltò, muovendosi sulle gambe di Zayn.
"Sì, ma sono più lontani"
Chiara fece un risolino.
"Si preparassero" mormorò, poi premette sull'acceleratore.
I ragazzi dietro si strinsero tra di loro, cercando di non sbattere contro i sedili anteriori.
Niall, invece, si accorse a malapena dell'aumento repentino di velocità. Guardava le gambe di Chiara muoversi sui pedali, le sue mani strette intorno al volante, le sue braccia che si muovevano ruotandolo, esperte.
Ad un tratto sterzò e Niall si schiacciò contro il sedile, e poi rise insieme a lei.
I ragazzi dietro lanciarono un urletto spaventato, poi risero anche loro.
Li avevano seminati.
Chiara si fermò. Prese Niall dalle guance e lo baciò. Le loro labbra si incontrarono in un contatto tenero ma bisognoso. Le loro labbra si mancavano già e si cercavano, anche se si erano toccate una sola volta.
"Qui inizia la nostra nuova vita." Disse la ragazza. "Tutti insieme."

Zayn sorrideva rilassato mentre Katherine giocava con le sue dita e i suoi anelli. Gli percorreva il tatuaggio sulla mano destra con un dito, poi gli accarezzava il dorso, dopo il palmo, ruotava gli anelli e infine intrecciava le dita alle sue.
Chiara guidava come una pazza, ma lui se ne accorgeva a malapena.
Era troppo preso da quel momento di estrema tenerezza che la ragazza gli dava nonostante l'enorme caos intorno a loro.
Quando l'aveva vista, nel magazzino della Cyprus Bank, gli erano mancati svariati battiti.
Lei era corsa fuori per ultima, avendo le gambe più corte, e fino all'ultimo Zayn temeva che lei restasse dentro e lui fuori. Sarebbe stata l'ingiustizia più brutta che sarebbe potuta accadere. Invece lei era lì, seduta sulle sue gambe e gli toccava le mani.
Zayn respirò il profumo dei suoi capelli, che già gli era mancato. Poi notò che indossava una maglietta nera, che le andava larga. La studiò e si accorse che era proprio la sua.
Sorrise come se vedesse la cosa più bella del mondo e avvicinò le labbra al suo orecchio.
"Ti dona la mia maglietta" sussurrò. La ragazza avvampò e spalancò gli occhi, come a lanciargli un'occhiata di scuse.
"Mi piace davvero" ribadì il ragazzo. Katherine tirò un sorriso timido, poi si strinse a lui per una frenata brusca di Chiara.

Louis, nel frattempo, si era fatto stranamente silenzioso. Non riusciva a credere che anche Niall, che gli faceva tanto da cagnolino, aveva fatto scappare le ragazze. E Zayn riempiva Katherine di parole dolci e carezze. E Harry che non accennava a staccare le labbra da quelle di Rose.
Cos'era successo? E soprattutto, quando? Passava con loro ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette e non si era accorto di un cambiamento così evidente? Non seguivano più il leader, non la pensavano più come lui e gli disobbedivano. Probabilmente lo odiavano.
E Katherine? Era convinto che lei fosse innamorata di lui. Si era offesa così tanto quando le aveva negato le coccole e ora le chiedeva a Zayn, il ragazzo che l'aveva picchiata e lui si donava senza esitare.
E dagli occhi della ragazza Louis capì che si stesse innamorando di colui che l'aveva picchiata, non di lui, che l'aveva fatta godere. Sentì la sua autostima calare. Forse non ne era rimasto nemmeno un briciolo.

Rose non voleva baciare Harry. Quella mattina l'aveva fatto perché era convinta che non si sarebbero rivisti mai più e voleva ricordare un'ultima volta le sue labbra. Ma ora non voleva più. Non voleva baciarlo, non voleva nemmeno illuderlo. Si fidava fino ad un certo punto di lui, ma non voleva andare oltre.
Si erano baciati, ma per lei non contava niente, non più, almeno.
Arrivati all'hotel, decise di chiarire.
"Harry, io non resterò qui." Disse. Gli occhi del ragazzo ebbero un guizzo di delusione.
"Ma come? Non sei tornata per me?"
"No." chiarì lei. "Volevo salvarvi come tu mi hai aiutata negli ultimi giorni, ma andrò via. Voglio tornare alla mia vita di tutti i giorni."
"Non sarà più come prima, lo sai?"
"Lo so." Ribatté Rose, ferma.
"Perché mi hai baciato?" Harry non poteva crederci. Non voleva crederci.
"Perché ero convinta non ci saremmo visti mai più. Mi sembrava l'unico modo per ringraziarti come si deve. Ma per me non era altro. Solo un ringraziamento" Appena finì di parlare, Rose si rese conto di aver commesso una grande cazzata. Harry era deluso, triste, amareggiato. I suoi occhi verdi parvero spegnersi.
"Ti piaceva baciarmi, ah? E basta, finiva lì. Complimenti e grazie per l'illusione." Era tremendamente sarcastico. Le diede una spallata ed entrò in hotel.

Louis chiese a tutti di riunirsi nella vecchia hall dell'hotel. Era poco lontana dalla reception ed era costituita da quattro divanetti rosso sporco.
Liam, Niall e Chiara si sedettero a quello esattamente di fronte a Louis, mentre Katherine, Zayn e Rose erano seduti ad uno laterale, e i primi due erano attaccati l'uno all'altra. Harry era seduto da solo a quello esattamente di fronte a loro, ma non accennava ad alzare lo sguardo su quello di Rose.
Louis si schiarì la voce.
"Vi ringrazio per l'intervento di oggi" esordì. "Se non fosse stato per voi, sapete benissimo dove saremmo ora."
Guardò negli occhi le tre ragazze. Il nocciola di Chiara lo sfidava a proseguire, il marrone scuro di Rose lo studiava e lo squadrava con un certo disprezzo e il marrone leggermente più chiaro di Katherine era indecifrabile.
"Siete state brave, brave davvero. Di te, Chiara, lo sapevo già, ma sono stato particolarmente stupido a non sfruttare il tuo talento come si deve."
Chiara fece un sorrisetto.
"Infatti lo sei stato."
"Vorrei che tu rimanessi qui e gareggiassi per me. Farai tutte le gare a cui ci sfideranno e potrai avere una macchina tutta tua. La compreremo con i soldi che ci hai aiutato a salvare oggi."
Chiara sorrise apertamente, prima a Niall, poi a Liam.
"Ovviamente" proseguì Louis. "Potrai avere una stanza tutta tua e non sarai tenuta sottochiave."
"Ovviamente" ripeté Chiara. "Resto."
Niall solleticò la sua guancia con il naso. Chiara si girò verso di lui e appena lo fece, si ritrovò le labbra morbide di Niall contro le proprie. La sua mano le toccava una gamba, ma non era un gesto malizioso, era solo un gesto tenero e protettivo.
Louis distolse lo sguardo da quella scena e guardò Katherine.
"Mi avete detto che tu ti sei infilata nella finestrella del retro per poter aprire la finestra più grande e far accedere anche Rose, giusto?"
La ragazza annuì, cercando di capire dove volesse arrivare.
"Sei piccola ed agile. Per i colpi successivi che faremo sei l'ideale. E poi ti ci vedo anche a lottare. Hai la forza nelle braccia per arrampicarti, il che significa che sai sferrare i pugni, quelli forti, se è necessario. E sei veloce e leggera, quindi sfuggiresti ai colpi dell'avversario."
Katherine rabbrividì.
"Io non lotto. Io voglio fare il medico, voglio salvare la gente. Non picchierei mai nessuno se non per difendermi"
Louis annuì. Lo immaginava.
"Allora resta solo per i furti."
Katherine ammutolì. Zayn le accarezzò una guancia.
"Piccola" mormorò. "Non devi scegliere ora."
"Certo, certo" intervenne il leader. "Non devi decidere ora. Vi lascerò il tempo che volete per riflettere. Nel frattempo sarete mie ospiti."
Rose capì che c'era qualcosa anche per lei. Era curiosa di sapere cosa.
"Tu, Rose" disse Louis. "Hai una mira paurosa. Ti vedevo, da dietro allo scaffale. Prendevi i punti giusti senza nemmeno esitare. Verrai con noi, lavorerai con noi." Indicò sé stesso e poi fece un gesto rotatorio per indicare Harry, Liam, Niall e infine Zayn.
"Praticamente sarei al vostro stesso livello?" chiese la ragazza.
"Esatto. Prendi il tempo per decidere, almeno questa notte resta qui."
Se fosse stato per Rose sarebbe andata via già in quel momento, e non era neanche ora di pranzo.
Ma ci si mise Katherine che le sorrise, mostrando quella fossetta maledetta sulla guancia sinistra che le ricordava il sorriso di Harry, che invece, aveva lasciato la stanza.
La ricciolina le fece una semplice domanda, ma Rose sentì ugualmente un tuffo al cuore.
"Prepariamo il pranzo insieme, Rose?"
Era una domanda semplice, sì, ma una domanda che ci si fa in famiglia, a casa. E Rose, per la prima volta dopo anni, si sentiva a casa.

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