Capitolo XX

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Dopo che Liam ebbe portato il cibo alle ragazze, Louis chiuse la porta e tenne l'unica copia della chiave. Quel piccolo gesto di portar loro le coperte l'aveva infastidito e non poco.
Come si erano permessi di fare di testa loro? Non l'avevano mai fatto! Legò la chiave ad una cordicella e se la infilò al collo.
Non le avrebbero riviste per il resto della giornata, o forse avrebbero incontrato per sbaglio Katherine, visto che aveva intenzione di liberarla per qualche ora, quel pomeriggio, per portarla nuovamente in camera sua.

Harry avrebbe voluto urlare quando Louis annunciò che non potevano andare a trovarle.
"La guardia non serve" disse il leader. "Sono chiuse a chiave in una soffitta con una finestrella sola. Non potrebbero scappare nemmeno se lo volessero."
Quel giorno passò lento per tutti. Quelle maledette mappe della banca erano solo quadrati sottili disegnati su un foglio bianco e le parole di Louis erano solo un ronzio fastidioso.
Niall aveva voglia di strapparle, quelle dannate mappe. E tra l'altro, lui non era incluso nel piano per via della gamba. L'unico aspetto positivo era che, perlomeno, poteva restare con le ragazze e farle mangiare fino a farle ingrassare.
Louis continuava a spiegare cosa aveva pensato per quel colpo, e ogni tanto Zayn commentava distrattamente con qualche sua idea.
Quando finalmente Louis ebbe assodato come si sarebbe svolto il furto ed ebbe definito per bene il piano, li congedò e si avviò in soffitta.

Fare sesso con Katherine fu la metà appagante della prima volta. Era sempre stretta, il suo corpo era sempre bello da toccare e da sentire vicino, ma lei non emise un suono e Louis si eccitò molto di meno rispetto alla volta precedente.
Cercò di baciarla per rilassarla, ma lei non rispose nemmeno al bacio.
"Cazzo, urla il mio nome, piccola!" disse, tra le spinte che si velocizzarono. La ragazza serrò gli occhi e ridusse le labbra ad una linea.
A Louis sembrò di fare sesso con una bambola gonfiabile, ma tutto sommato, fu passabile. L'orgasmo lo scosse e lo rilassò come il giorno prima e si sentì subito molto ottimista per il furto alla banca.
Katherine si rivestì come un automa e uscì dalla stanza.
Louis si offrì di riaccompagnarla in soffitta. In quel momento, incrociarono Zayn, che guardò intensamente Katherine e poi distolse lo sguardo senza dire altro. Louis non si accorse dello scambio di sguardi perché era intento a fissare le forme della ragazza e ad elaborare altre fantasie erotiche su quel corpo.
Una volta che fu uscito dalla soffitta, Louis tornò al terzo piano. Zayn non si era mosso di lì e lo guardava con l'espressione più truce che gli avesse mai visto.
"Che cosa hai fatto?!" sbraitò.
"Me la sono fatta di nuovo" rispose. "Problemi?"
Non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che un pugno gli colpì la mascella.
"Sei un porco!" gridò. "È piccola e tu ne approfitti così?!" Un altro pugno lo stordì, facendogli vedere dei puntini gialli davanti agli occhi.
Louis sbatté le palpebre e indietreggiò, più sorpreso dal gesto che dal dolore vero e proprio. Poi reagì.
Spintonò Zayn con tutte le sue forze, facendolo cadere a terra e lo tempestò di calci potenti e ben assestati. L'altro lo tirò da una caviglia, facendo inciampare anche lui. Rotolarono sulla moquette, spintonandosi dalle spalle, poi Louis ebbe la meglio e gli sferrò un pugno potente in pieno viso.
Zayn sputò sangue e gli diede un calcio per tramortirlo.
Il leader sibilò tra i denti per il dolore, ma non si arrese e mollò un altro gancio destro. Poi si alzò, ripulendosi la maglietta e rientrò in camera sua, sbattendo la porta.
Harry uscì dalla sua porta e si affrettò a soccorrere l'amico.
"Ce l'hai fatta?" chiese, mentre lo sollevava dalle spalle.
Zayn annuì con un sorrisetto e gli mostrò la chiave appesa al laccetto.

Per procurarsi quella dannata chiave Harry aveva aspettato davvero tanto. Erano ormai le nove di sera. Non aveva visto le ragazze per più di dodici ore. Non aveva visto Rose per dodici ore. Quando entrò nella stanza, dormivano tutte e tre.
Vide Rose che si agitava nel sonno e le si avvicinò prontamente. Le slegò il bavaglio e, in quel movimento, la ragazza si svegliò di scatto, spalancando gli occhi. Poi scoppiò in singhiozzi.
Senza pensarci due volte, Harry le slegò facilmente il nodo che le teneva i polsi legati e l'abbracciò.
"Ho s-sognato che mi facevi male di nuovo, e c-che... e che mi violentavi" balbettò, la voce a malapena riconoscibile.
"Non ero io, quello. Era un Harry che tu non conoscerai mai." Rose si rannicchiò nel suo collo, non negandogli l'abbraccio che la calmò visibilmente.
Harry sorrise, sollevato, e fece strofinare dolcemente le loro guance calde. Rose chiuse gli occhi, come per prendere il coraggio di parlare.
"Il mio primo bacio l'ho dato a te, sai?"
Harry si sentì avvampare.
"Quel bacio schifoso nel bagno?"
La ragazza riaprì gli occhi, arrossendo violentemente e annuì. Quell'argomento era imbarazzante per entrambi, ma entrambi ne volevano parlare ed entrambi erano all'oscuro del motivo.
"Mamma mia che schifo. E fa schifo perché io so baciare anche meglio di così!" esclamò Harry, provocando un rossore ancora più evidente sulle guance della ragazza.
"Peccato..." mormorò. Le dita di Harry le pizzicarono il naso con un gesto giocoso.
"Ne avrai altri migliori, fidati."
"Lo spero"
"Basta a sperare in qualcosa che è sicuro che succederà!" Sottolineò, senza neanche pensarci, le ultime parole. Le labbra rosse di Rose si aprirono in un sorriso.
" Davvero? Allora sapresti dirmi quando, esattamente?"
Harry si morse il labbro. Era un invito? Non lo sapeva e con le ragazze non si era mai dovuto sforzare più di tanto a capire il loro linguaggio. Le baciava, le portava a letto, non rivolgeva loro più la parola. Poi ricordò che prima o poi Rose sarebbe stata liberata. Doveva farlo, si disse. Meglio rimorso che rimpianto.
"Rischia, Harry" pensò. Prese coraggio e la guardò negli occhi.
"Tipo tra trenta secondi."
Vide le gote della ragazza avvampare, ma lei sosteneva il suo sguardo. Si mosse piano verso di lei, per non spaventarla, giusto il necessario per far toccare le loro fronti.
Rose sospirò velocemente, abbassando e alzando il petto come un tamburo suonato per una danza veloce e violenta.
"Dieci..." mormorò Harry, ancora in attesa di un rifiuto. Ad ogni secondo che passava si sorprendeva dei millimetri che si accorciavano e lei che ancora non reagiva negativamente. Anzi, lei ansimò sulle sue labbra per la distanza sempre più corta, e le schiuse.
"Cinque..." Ormai Harry parlava sulle sue labbra.
Rose non ne poté più.
"Zero" Annunciò, e poi premette le labbra sulle sue. Harry mise una mano dietro la schiena della ragazza per premere il suo corpo contro il proprio, mentre le sue labbra si modellavano a quelle di lei in un contatto completamente diverso rispetto a quello di un mese prima nel bagno. Rose non sapeva nemmeno bene cosa fare, nonostante avesse preso coraggio e l'avesse baciato per prima.
Harry la conduceva nel bacio, mostrandole pazientemente come fare con dei movimenti delle labbra piccoli e delicati. Qualche istante dopo, Rose si sentì appena più sicura e imparò a modellare le labbra a quelle del ragazzo, lasciandosi andare. Posò timidamente una mano sulla sua guancia mentre lo baciava e sentiva, per la prima volta da anni, il suo cuore battere di nuovo.

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