Capitolo L

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Song: The Hardest Part - Coldplay

"Come stai ora?"
"Sto bene, sto con te."
Rose abbandonò le braccia di Louis solo perché lui gliel'ordinò severamente.
"Devi parlare con Harry. Non potete continuare così, vi state facendo i dispetti come i bambini! Prima tu non gli parli, poi è lui a non parlarti, prima tu ti avvicini ad un altro ragazzo e poi lo fa lui con un'altra."
Il ricordo del rumore delle labbra di Harry che toccavano quelle di Tiffany fu come un lancia affilata che la impalava dal cuore alla gola.
Sospirò come se dovesse trattenere un urlo di dolore e si alzò dal letto di Louis, barcollando sotto il peso del proprio cuore.
Rose camminò fino alla terrazza, dove immaginava ci fosse Harry. Se l'avesse visto mezzo nudo non avrebbe retto più. Ma Harry non era andato oltre quel bacio. Dopo essersi reso conto di ciò che aveva fatto era scappato in terrazza e si era acceso una sigaretta. Rose lo vide, con le spalle irrigidite, appoggiato al muretto.
"Harry..."
Il ragazzo alzò lo sguardo su quello di Rose e come un fulmine a ciel sereno, scattò.
"Basta a prendermi per il culo! Sono giorni che mi riempi di sorrisini e baci per evitare l'argomento! Cos'è? Che problemi hai adesso? Non ti fidi, di nuovo? Preferisci Louis a me! Dove ho sbagliato? Dove? Spiegami!"
Rose si sentì morire, ma non gli era mai stata veramente sottomessa, e non lo sarebbe diventata di certo in quel momento.
"Vuoi davvero sapere qual è il problema? Eh? Sei un uomo di merda, ecco cosa sei!"
"Perché?!" gridò Harry, spiazzato, spalancando gli occhi verdi. "Mi degni di una spiegazione?"
"Non te la meriteresti, ma voglio dartela lo stesso." Rispose Rose, sputando odio ad ogni parola. "Torna da Tiffany, mettila di nuovo incinta e ammazza anche quest' altro bambino, tanto la tua situazione di schifo non potrebbe cadere più in basso di così!"
Gli occhi fiammeggianti di rabbia del ragazzo si spensero piano. A Rose sembrò proprio di vedere la rabbia che scivolava via come gocce di pioggia su un finestrino.
Harry mosse qualche passo indietro.
"C-come fai a saperlo?" balbettò.
"Importa?" replicò lei, mettendo le braccia conserte, come a proteggere il proprio cuore dall'esplosione.
"È stato tempo fa, prima di conoscere te, prima di cambiare."
Rose fece una risatina amara. "Sì, certo."
"Allora siamo sempre lì, vero? Non ti fidi di me, mentre io ti apro il mio cuore. Sono solo un mostro per te."
Rose sentì nel proprio cuore una terribile sensazione, come se stesse cercando di autodistruggersi per non battere così forte. Un terribile groppo spinoso le si formò in gola, così doloroso da mozzarle il respiro.
"Non l'ho voluto io." Replicò, alzando le mani in segno di resa, come se le stessero per sparare.
"Non l'hai voluto tu?" ripeté il ragazzo, stringendo gli occhi mentre sentiva la rabbia e l'amarezza montargli dentro.  "Sbaglio o quella che mi invitava sotto le coperte eri tu? Sbaglio o quella che mi ha baciato il giorno del colpo tu? No, perché ho la netta sensazione che sia stato così!"
"Non credevo fossi caduto così tanto in basso, credimi."
"Mi hai visto uccidere, porca puttana!" Harry sfuriò e diede un pugno al muro, spaccandosi le nocche e lasciando una scia di sangue sull'intonaco scrostato. "Perché continui a non accettarmi?"
I sentimenti nei cuori di entrambi si accavallavano. Rabbia, delusione, tristezza e amore si combinavano e lottavano tra di loro, cercando di prevalere l'uno sull'altro e creando così il peggio totale: il caos.
"Perché quella era gente che poteva difendersi, non era solo brava quanto te. Credi, invece che un fottuto neonato possa farlo?" Rose strinse i pugni, completamente fuori di sé. Non era esattamente una di quelle ragazze particolarmente calme e dolci come Katherine, ma neanche una dura e determinata come Chiara. Lei era sempre stata la via di mezzo, e quella rabbia era completamente estranea a lei e ad Harry non piaceva.
"Ma cazzo, come pensi che a vent'anni un criminale voglia un figlio da una ragazza per cui non prova niente?!
"Ora vorresti farmi credere che ti ha costretto a mettere il tuo pene nella sua vagina?!"
Il ragazzo spalancò gli occhi. Neanche quel linguaggio era da lei.
"Lo fa per mestiere! Dovrebbe prevedere delle precauzioni, o no?!"
La ragazza rise nuovamente, con amarezza, tristezza e disgusto.
"Usare i preservativi per te fa troppo snob?"
Harry si portò una mano al viso. Ma com'erano finiti a parlare di precauzioni? Il discorso era completamente un altro!
"Rose, ma stiamo parlando seriamente di questo?! Okay, le ho detto di abortire. Ma se è per questo ho fatto ugualmente gravi!"
"E vanne fiero, Styles. Complimenti! Ti aspetti una medaglia al valore?" La voce le si incrinò pericolosamente. La recita le stava venendo così bene e ora le lacrime stavano per far crollare tutto.
Erano solo delle goccioline leggermente più salate dell'acqua, ma erano più distruttive di un carro armato.
"Vuoi un fottuto tappeto rosso? Cazzo, siamo così diversi noi due!"
Era vero, ma lei amava la loro diversità.
"E cosa vuoi fare a proposito? Mollarmi, vero?"
Quei sentimenti che inizialmente lottavano dentro di loro si arresero per due vincitori molto più forti: delusione per Harry e disperazione per Rose.
"Lo sapevo. Ti ho sempre fatto schifo e mi hai usato per scoprire cosa significasse il sesso. Sei mai stata sincera con me?"
"Ma per chi cazzo mi hai preso? Io non sono Tiffany!"
"Per come mi stai trattando, senza scrupoli, con bugie e maschere di falsità, sembri proprio lei. Non ho mai fatto niente per nasconderti la mia vita precedente. Sapevi benissimo e sai benissimo come sono fatto."
"Evidentemente ho aperto gli occhi solo ora." Rose riuscì a mantenere la voce ferma, nonostante le lacrime agli occhi.
"Potevi aprirli prima." Il ragazzo la guardò negli occhi, mostrandole il proprio dolore. Non se ne vergognava affatto. Poteva essere un criminale stronzo quantunque, ma non si vergognava dei propri sentimenti. "Prima che mi innamorassi di te a questo livello."
"É f-finita." Balbettò Rose.
Harry cadde sulle ginocchia, portandosi una mano al cuore. Fu un tonfo sordo, simile a quello di un albero che crolla dopo che gli segano il tronco. E per Harry, quel tronco era Rose.
"Non sono alla tua altezza, non lo sono mai stato, ma ho cercato di amarti in tutti i modi che conoscevo. So che non è mai stato abbastanza perché meriti molto di meglio, ma non credo troveresti qualcuno pronto a rinunciare a tutto pur di seguirti. Perché sì, Rose, io voglio abbandonare tutto e seguirti, ricominciare da capo, in un luogo in cui io non sono un criminale e tu non sei sterile."
Rose rabbrividì.
"C-come?"
"Ho origliato" le spiegò. "E voglio dirti che a me quella farfalla senza ali serve a me. Perché io la amo, e a me non interessa che non abbia le ali, a me interessa che mi ami. E mi curerò io dei tagli a queste ali, affinché lei sia felice. A me non interessa che tu sia una strada senza uscita. Quando ho deciso di rompere le catene che mi strizzavano il cuore ed accettarti nella mia vita, ho accettato te ed esclusivamente te. Non il tuo corpo, non la tua capacità di avere figli o meno, non il tuo aspetto fisico. Ma te, e con questo intendo ciò che ti rende la persona che sei, ovvero la tua anima. Io amo la tua anima, Rose, e non mi interessa di nient'altro se c'é la tua anima."
Rose si sentì mancare. Oltre quelle bastarde delle lacrime, ci aveva pensato Harry a far crollare tutto. Rose non voleva litigare, odiava farlo, ma doveva. Doveva andare via, la sua vita d'allora in poi sarebbe stata da Ian e Harry poteva semplicemente scordarselo.
"Lasciami andare!" gridò Rose, tentando di metterci rabbia, ma nel percorso dalla sua gola all'aria, la rabbia fu malamente scacciata dalla disperazione e dalla sua bocca uscì un vero e proprio lamento.
"Non posso, Rose, che razza di richieste mi fai?!" urlò di rimando, disperato quanto lei.
Rose gli si avvicinò, si inginocchiò come lui e gli prese il volto tra le mani.
"Anche se volessi davvero lasciarti andare, così mi riesce difficile" sussurrò il ragazzo, guardandola negli occhi per l'ennesima volta. Aveva tutte le ciglia attaccate per le lacrime che erano iniziate a sgorgare. "Con te la mia volontà si sbriciola."
Rose posò la fronte contro la sua.
"Lasciami" ripeté, in un sussurro a fior di labbra.
"Non posso, non l'hai ancora capito?" il suo tono era più scocciato, questa volta, come se parlasse con qualcuno di particolarmente stupido.
Rose allontanò le mani e si rimise in piedi con uno scatto.
"E io non ti voglio, non l'hai ancora capito?"
Harry si alzò con lei, bloccandola dai polsi.
"Stai mentendo. Lo fai un po' troppo spesso." Piano le dita che le stringevano i polsi scivolarono sulle sue mani, intrecciandosi alle sue dita. Poi la portò contro la parete, premendo il corpo contro il suo e slacciando le dita, per farle da gabbia con le proprie braccia. Rose si limitò a distogliere lo sguardo.
"Hai perso il coraggio, splendore? Guardami"
La ragazza obbedì, e Harry accennò un sorriso tra le lacrime.
"Visto? Non è difficile." Catturò le sue labbra in un bacio dolce e lento, come quelli che le dava appena svegli.
"Spostati, devo andarmene."
"Non vai proprio da nessuna parte senza di me"
Rose lo spintonò dal petto.
"Harry, vattene e basta."
"Non me ne vado!"
"E allora lo farò io."
"Non posso lasciarti!" gridò Harry, facendo rimbombare la sua voce nella terrazza. 
"E allora non lasciarmi." Fece una pausa, perché aveva bisogno di respiro per dire la frase successiva.  "Perché sono io che ti sto lasciando, stavolta."
Harry si appoggiò alla parete. Il suo cuore impazzito non gli permetteva neanche di reggersi sulle gambe, che erano sempre state così forti e in quel momento anche un neonato sarebbe stato più capace di reggersi.
"Non è successo niente, io non ho fatto niente a parte amarti con tutto me stesso" soffiò Harry.
"Meriti di essere amato da una persona che sia in grado di farlo." Disse lei, improvvisamente. "Non sono ancora matura e non faccio altro che ferirti. Mi dispiace amore mio, te lo giuro. Ma io ti amo più di me stessa e di più non so fare"
"Amore mio, mi piace essere amato così. Ho sempre pensato che l'amore come il nostro fosse utopico, non lo credevo possibile."
"Vorrei non dover andarmene.."
"E io non voglio che tu te ne vada. Non ora che il mio cuore è completamente impazzito per te. Non ora che amo una persona per la prima volta in vita mia. Forse una forma rudimentale d'amore, ma è pur sempre un diamante, anche se grezzo."
Il corpo di Rose era energia pura. Cos'era quella forza e contemporaneamente senso di debolezza che la invadeva?
"In questo momento che sento un fiume di parole che vuole uscirmi di bocca." Gli accarezzò i capelli con una mano tremante. "Un fiume di parole che ti somigliano tanto, belle come te. Ma voglio dirti solo una cosa, che è la più importante. Harry, perdonami se puoi. Ma io devo andare." Disse lei. I singhiozzi ormai non le facevano più niente. Intuì che il suo corpo fosse anche stanco di piangere. "Perdonami, amore mio, e va' avanti."
"Non posso, Rose! Eri la mia unica certezza e sei crollata così facilmente!" esclamò, con voce tremante e dandole le spalle. Si appoggiò al muretto con le spalle rigide, così come Rose l'aveva trovato qualche minuto prima, quando era andata in terrazza per parlargli.
"Guardami"
"Sei troppo bella e se ti guardassi mi ricorderei di cosa sto per perdere."
"E allora non farlo."
Rose rientrò in casa e chiuse la porta-finestra dietro di sé. Le ginocchia cedettero e dalla sua gola uscì un urlo straziante riproducendo il suono di due cuori che si spezzavano.
Irrimediabilmente e per sempre.

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