Capitolo LXXVII

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Aveva quasi raggiunto la cucina quando il cellulare squillò. Ian allungò una mano nella tasca e lesse sullo schermo "Louis Tomlinson".
Sbuffò e rispose alla chiamata, premendo la cornetta verde.
"Che vuoi, Tomlinson?"
"Ian, stanno per demolire l'hotel. Ti chiedo in ginocchio di permettere a Rose e a Harry di trascorrere l'ultima notte qui, tutti insieme. Solo una notte, Ian, ti prego."
L'uomo sorrise appena.
"Ad una sola condizione."
Louis sperò vivamente che non chiedesse altre cose improponibili, ma la richiesta dell'uomo fu molto semplice.
"Voglio venire anch'io."
Il ragazzo strinse la mascella. Ian non c'entrava con la loro famiglia. Ma sapeva che senza non sarebbero venuti nemmeno Rose e Harry, così accettò il compromesso.

Michael e Katherine avevano scoperto di avere una passione in comune per la musica rock e passavano i pomeriggi ad ascoltare la playlist rock su Spotify.
Katherine sembrava essersi ripresa, la maggior parte dei giorni.
Altri giorni, invece, crollava.
"Io l'ho perso per una stupida paura" diceva, tra le lacrime. "Avevo paura di perderlo e l'ho perso davvero...Se lui dovesse voler tornare da me, potrei dimostrargli che non ho più paura e lui...lui mi vorrebbe di nuovo come sua ragazza, vero?"
Michael annuiva, non avendo cuore di dirle che lei aveva ancora una paura matta e che sembrava costantemente sul punto di crollare.
Altre volte, invece, era positiva e non accennava neanche a Zayn.
Quel pomeriggio era uno di quelli.
Stavano ascoltando i Radiohead e partì il famosissimo pezzo "Creep".
Katherine sorrise e iniziò a canticchiare.
Aveva una voce dolce e intonata, probabilmente l'avevano educata in orfanotrofio.
Erano stesi sul letto e Michael la coccolava, accarezzandole i fianchi e sorridendole.
La ragazza continuava a canticchiare sulle labbra del ragazzo, ad occhi chiusi. Non si era accorta che lui avesse accorciato la distanza così tanto.
"But I'm a creep, I'm a weirdo...What the hell am I doing here? I don't belong here...ooh!"
"Questa canzone non è molto appropriata"
La ragazza riaprì gli occhi e corrugò la fronte, arrossendo per la vicinanza.
"Perché?"
"Dice che non appartengo a nessuno, ma io appartengo a te!" Esclamò il ragazzo, sentendosi arrossire. L'aveva fatto. Si era dichiarato. Il cuore gli batteva fortissimo nel petto ed era sicuro che lei lo sentisse.
Katherine rise sommessamente, senza staccare gli occhi dai suoi.
"Oh, Mickey!" Disse. "Ma la canzone dice che "non appartengo qui". Infatti io non appartengo a nessun posto, né qui, né altrove, ma a te!"
Il ragazzo sorrise e schiuse le labbra per poterle posare su quelle della ragazza.
Ma qualcuno bussò alla porta e Katherine sobbalzò, allontanandosi.
"Avanti?"
Niall entrò con un'espressione dispiaciuta.
"Kat, hey..."
"Niall, dimmi.."
Il biondo le sorrise appena.
"Kat, stanno per demolire l'hotel. Vuoi venire con noi a vederlo l'ultima volta?"
"Oh mio Dio. Sì, sì, certo!"
Niall sorrise ancora, come a rincuorarla.
"Portati un pigiama. Dormiamo lì stanotte."
Katherine scattò in piedi e si infilò gli stivali, mentre prendeva la prima cosa che vide davanti e la metteva in una borsa.
"L'hotel, vogliono distruggerlo! Quella è casa mia, Mickey!"
Il ragazzo la guardò con un sorriso nostalgico e triste. Avrebbe rivisto Zayn e sarebbe stata di nuovo male. E lui avrebbe dovuto raccogliere nuovamente i pezzi del suo cuore distrutto.
"Vieni con me? Ti prego!" La ragazza gli si avvicinò, usando gli occhi dolci come abile arma per indurlo a dire di sì. Non li usava di propria volontà, le erano stati donati dalla natura e facevano sempre un certo effetto, soprattutto a Michael che aveva già un debole per lei.
"Certo" disse il ragazzo. "Mi farebbe piacere."

Zayn era intento a raccogliere le proprie cose in un enorme scatolone. Dopo un anno e mezzo, ecco che si ritrovava a trasferirsi. Odiava quella situazione. Voleva un po' di stabilità, voleva una dimora fissa da condividere con Katherine e con Matthew.
Non vedeva l'ora di raggiungerli. Aveva anche deciso quando e cosa indossare.
Sarebbe stato il ventotto del mese, ovvero una settimana dopo, e avrebbe indossato la maglietta preferita di Katherine, la stessa che gli aveva rubato prima di scappare mentre loro erano occupati nel colpo alla Cyprus Bank.
Sorrise al pensiero, mentre metteva nello scatolone una cornice enorme che racchiudeva tante foto scattate con la Polaroid, ed erano tutte con Katherine ed erano quasi tutte dopo aver fatto l'amore.
Zayn fece passare le dita sulla superficie della cornice e poi baciò il viso cartaceo della ragazza. Chissà com'era bella da angelo. Il bianco era un colore che si mischiava al colore della sua pelle e il dorato richiamava i riflessi dei suoi capelli quando c'era il sole. Immaginava anche il piccolo Matthew, ricciolino come lei e con le sue stesse labbrucce rosse.
Liam lo svegliò dai suoi sogni ad occhi aperti.
"Zayn" lo chiamò. Gli spezzava il cuore vederlo così smagrito. Le scapole e la colonna vertebrale erano fin troppo sporgenti. Sembrava al limite tra la sanità e la follia, per via degli occhi costantemente rossi. "Zayn, sono arrivati gli altri."
Il ragazzo annuì appena.
"Arrivo."

Ian entrò in cucina, finalmente.
"Dopo cena prendete un pigiama e un cambio."
Harry e Rose si guardarono, con gli occhi leggermente sgranati per la paura.
Che li avesse scoperti?
"Stanno per demolire il vostro hotel. Tomlinson vuole passarci un'ultima notte, tutti insieme. Io vi accompagno."
Harry e Rose sembrarono rilassarsi, ma poco dopo realizzarono.
"L'hotel" mormorò Harry, mentre sentiva il mento tremargli per le lacrime che avrebbe voluto versare.
Rose lo abbracciò immediatamente, accarezzandogli i capelli lunghi.
"Amore, amore mio..."
Ian mosse un passo indietro.
"Muovetevi, prima ceniamo, prima ce ne andiamo."
E detto così, uscì dalla cucina.
Appena l'uomo fu uscito, i ragazzi si precipitarono a recuperare i cubetti avvelenati dal freezer.
"In bagno, in bagno, svelto!" Esclamò la ragazza, spingendolo dalle spalle.
Harry aprì la porta e appoggiò lo stampo al lavabo, mentre Rose chiudeva la porta a chiave.
"Muoviti!" Esclamò Rose, mentre il ragazzo estraeva i cubetti dallo stampo. Ma non era facile, perché aveva le dita che gli tremavano per la notizia traumatica e anche perché lo stampo era freddissimo.
"Ci sto provando!" Ribatté Harry.
Finalmente estrasse anche l'ultimo cubetto e lo buttò nello water.
Tirò lo scarico e anche un sospiro di sollievo.
La cena passò troppo lenta per tutti e tre.
Harry e Rose volevano rivedere i loro amici, anche se sentivano il cuore pesante al pensiero della demolizione dell'hotel.
Ian, invece, era impazientissimo di rivedere Katherine. Sentiva che ci sarebbe stata.
E avrebbe detto la verità sia a lei che a Harry.
Avrebbero riunito due famiglie quella sera.

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