Capitolo XII

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Niall si era appena svegliato da un sonno tormentato. Era tutta la notte che sentiva voci, pianti e singhiozzi, ed era sicuro che provenissero dalle ragazze nelle loro stanze. Ancora con i capelli sottosopra aprì la porta della sua stanza in cerca del capo, ma si ritrovò davanti Zayn, che correva per i corridoi.

"Ehy, amico, ma che succede? Sono scappate?" soffocò uno sbadiglio in un braccio.

Zayn si voltò a guardarlo, e con tutto il disprezzo che provava dentro di sé, sputò tra i denti: "Stavano per farlo, ma Tomlinson ha rovinato tutto. Sono di sopra, in soffitta. Aiutami a trattenere Tomlinson, Harry è di sopra a portargli qualcosa di commestibile."

Rose era nel suo angolo,mentre fissava il muro, senza vederlo. Implorava in silenzio che Tomlinson la risparmiasse. Era sicura che Katherine non avesse esperienza in quel campo, e non voleva che la sua prima volta fosse con un pazzo in cerca di un buco per soddisfarsi. Non poteva sopportarlo, e quel comportamento le faceva più schifo dell'intera situazione. Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri ci pensò il ragazzo dai capelli lunghi che stava servendo sottovoce alle altre delle piccole brioche e una bottiglietta d'acqua. Ancora una volta si trovò alle prese con dei gesti gentili che non si aspettava da quel ragazzo muscoloso, privo di sensibilità e delicatezza.

"Rose, fa in fretta. Tomlinson potrebbe salire da un momento all'altro." Le porse una brioche confezionata, accompagnata dal suo timido sorriso.

La ragazza semplicemente annuì e cominciò a mangiucchiare, non incontrando mai il suo sguardo cattivo.

Katherine era ormai rassegnata al suo destino. Le faceva male. Le faceva davvero male il pensiero che avrebbe fatto sesso con quel ragazzo. Perché di quello si trattava, sarebbe stato sesso perché non lo amava e non l'avrebbe fatto nemmeno imponendoselo. Dopo qualche minuto, Zayn fece la sua entrata in soffitta, tutto trafelato e spaurito. "Oh, stai mangiando". A quella constatazione sembrò più tranquillo e si abbandonò accanto a lei, con le spalle rivolte al muro e lo sguardo rivolto su di lei.

La ragazza corrugò le sopracciglia quando vide i metri che si accorciavano tra loro, fino a diventare solo centimetri. Si schiacciò contro il muro, stringendo la brioche tra le dita e puntò gli occhi sui suoi, come sfidandolo.
"Non ti sarà fatto del male" chiarì il ragazzo. "Non da me, almeno."
Katherine lo studiò ancora, mentre masticava lentamente. Le sembrava che quella brioche fosse fatta di cemento quando scese nello stomaco.
La lasciò a metà, sul pavimento e poi si passò una mano tra i capelli, mostrando il braccio pieno di tagli. Zayn rabbrividì e contemporaneamente si sentì sollevato, notando che i graffi di coltello si stavano pian piano rimarginando.
"M-mi dispiace" balbettò. La ragazza spalancò gli occhi, rendendoli se possibile ancora più grandi e si schiacciò contro la parete dallo stupore.
"Cosa?!" chiese, con un tono di voce incredulo. Zayn sbatté le palpebre. Era convinto di averlo detto solo nel proprio cervello, di averlo ammesso a sé stesso, ma il ragionamento era avvenuto ad alta voce e lei ora lo fissava, in attesa di una conferma.
Il ragazzo si fece coraggio. "Avanti, Zayn. Hai affrontato cose molto più pericolose e ora ti fanno paura un paio di occhioni?"
"Scusami Katherine, per quello che è successo. Ho seguito gli ordini di un pazzo. Esatto, Tomlinson è un pazzo!" Annuì, come a voler sottolineare il concetto.
La ragazza lo fissava ancora, con gli occhi sbarrati e le labbra schiuse, nel silenzio totale. Zayn si mordicchiò il labbro inferiore nervosamente e distolse gli occhi, incapace di sostenere ancora il suo sguardo.
Quando ebbe il coraggio di rialzare gli occhi, Katherine piangeva. Le lacrime le bagnavano le ciglia nere e le rigavano le guance rosse, mentre le labbra erano piegate in un'espressione di dolore.
Zayn sentì la mente annebbiarsi in quel momento e perse ogni controllo. O meglio, fu il suo cuore che scacciò la ragione e prese il comando. Si mosse in avanti e strinse le braccia intorno al corpo scosso dai singhiozzi della ragazza. Zayn avvertì il corpo della ragazza irrigidirsi e si diede dell'idiota da solo.
Non sapeva nemmeno come abbracciarla, una ragazza. Erano più basse, con le spalle più strette rispetto ad un ragazzo, ed erano più deboli. Non era come abbracciare un tuo amico e Zayn l'aveva abbracciata come abbracciava Harry. E poi, erano pur sempre le stesse braccia che l'avevano ferita.
La ragazza era a disagio, ma era talmente scossa dai singhiozzi che non riuscì a respingerlo. Così Zayn capì di aver esagerato e semplicemente si allontanò, con la stretta allo stomaco che lo divorava.
"È troppo presto" mormorò Katherine, quasi a sé stessa. "Non mi sono ancora innamorata di lui"
"Se non è successo finora, dubito che potrà accadere" rispose Zayn, senza toccarla ma sempre vicino a lei, in modo che sentisse il proprio corpo emanare calore. "Non puoi imporlo al tuo cuore. È come costringerti a mangiare una cosa al quale sei allergica e sperare che non ti faccia male. Me l'hai insegnato tu, questo paragone tra il cibo e il cuore."
Katherine singhiozzò contro le proprie gambe.

Liam sputò il sangue e si rimise in piedi, appoggiandosi prima sulle braccia tremanti e poi si diede forza e si appoggiò alle gambe, che sentiva già piene di lividi.
Non riusciva ad aprire per bene un occhio, ma con l'altro vide lo sguardo freddo di Louis che lo sfidava ancora. Le nocche del leader erano spaccate e nere.
"Vado a trovarle" annunciò Liam. "Prova a fermarmi"
"Vai pure" rispose il leader, con una scrollata di spalle. "La punizione l'hai avuta. Tanto non puoi fare altro per loro. Dipende da Kat, ormai. Se verrà a letto con me, salverà le altre. Altrimenti dopo che saranno morte di sete, brucerò i loro cadaveri e chi si è visto, si è visto."
Liam strinse i pugni, conficcando le unghie nel palmo, per impedirsi di sferrare quel pugno contro la mascella di quello che considerava un amico.
Si guardò allo specchio e cercò di rendersi più presentabile possibile, per non spaventare le ragazze. Aveva quasi pensato di non andarle a trovare, in modo che non lo vedessero.
Avrebbero pensato che era stato picchiato per colpa loro, ed era vero, ma Liam l'aveva fatto con piacere. Se avesse dovuto catalizzare le percosse che avrebbero dovuto prendere loro, era contento di farlo.
Poi il pensiero di non presentarsi era stato scoraggiato dalla frase di Louis. Katherine era probabilmente distrutta e terrorizzata. Doveva andarle a trovare.
Il ragazzo fece un respiro profondo e abbassò la maniglia della porta della soffitta.

Harry vide Liam entrare, con il viso gonfio di pugni. All'istante, le tre ragazze lasciarono gli angoli freddi della soffitta e corsero da lui, gridando all'unisono il nome di Liam.
Gli occhi verdi di Harry furono riportati indietro a quando aveva cinque anni. Il modo in cui le ragazze avevano ignorato dolori e tristezza per correre da Liam gli ricordò il modo in cui lui e suo fratello correvano dal padre quando tornava da lavoro, ignorando televisione e giocattoli.
Liam strinse tra le braccia i corpi esili delle ragazze, che piangevano contro il suo petto.
Harry vide il viso dell'amico riempirsi di lacrime mentre mormorava parole rassicuranti.
"È stata colpa mia" sussurrò Liam, tra i singhiozzi. Le ragazze scossero la testa. Mentre Katherine gli accarezzava attentamente il viso pieno di lividi e Rose gli stringeva la vita con le braccia, Chiara lo rassicurò con un sorrisone e dicendo: "Ti abbiamo seguito nella colpa, Liam. Va tutto bene, va tutto bene, se ora sei qui."
Si abbracciarono di nuovo, piangendo tutti e quattro, con le braccia avvolte tra i corpi e i capi chini.
Harry si accorse di stare piangendo solo quando vide una lacrima cadere sul pavimento e lasciare una piccolissima pozza.
Si asciugò velocemente il viso ed uscì dalla soffitta.

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