Capitolo LXXII

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Song: The Calling - Wherever you will go

Rose raggiunse Harry in camera sua. Il ragazzo sobbalzò quando se la vide davanti, con le guance rigate dalle lacrime.
Il ragazzo si mise seduto sul letto e avvolse un braccio attorno alle sue spalle, invitandola a sedersi e a calmarsi.
"Rose, respira...Respira e spiegami cos'è successo."
La ragazza era ancora scossa dai singhiozzi, così Harry le porse un bicchiere d'acqua e un fazzoletto per aiutarla a calmarsi.
Rose bevve a piccoli sorsi, fino a calmarsi e si asciugò goffamente le lacrime.
Prese un respiro profondo e raccontò cosa le aveva detto Louis, ma non riuscì ad incontrare gli occhi di Harry.
Si fece ancora più schifo quando si rese conto che stava usando Harry come aveva fatto con Louis: per sfogarsi.
"Scusa" disse, alzando gli occhi per affrontare quelle iridi verdi. "Non dovrei parlarti di questo."
Harry avvolse anche l'altro braccio attorno al suo corpo e la strinse.
"Non mi sembra che tu sia triste perché lui ti ha lasciata. Mi sembra che tu sia triste perché non ti sei dimostrata una buona amica per nessuno, né per lui, né per Katherine, Chiara e Liam. O sbaglio?"
Rose annuì.
"Allora puoi parlarmi di questo. E anche se fossi stata triste perché Louis ti ha lasciata, avresti potuto parlarmene comunque. Tra noi non ha funzionato, ma magari come amici potrebbe."
Rose scosse la testa, con un sorriso sulle labbra.
"No, Harry. Io non ti ho lasciato per quella stupida scusa di Tiffany. Io ti ho lasciato perché Ian mi ha costretta a venire qui, e io volevo impedirti di seguirmi. Temevo ti saresti messo nei guai. Ho saputo solo dopo che Ian ti avrebbe reclutato in ogni caso. Louis...Louis è capitato. Mi è stato vicino, e da ubriachi siamo finiti a letto. Mi sono trovata bene con lui, ma con te..." Rose fece una pausa e fece spallucce, come a dire che non esistevano abbastanza parole per descrivere quel sentimento.
Harry posò le mani sulle sue e intrecciò le dita, mentre ruotava il pollice per accarezzare il dorso di quella mano delicata.
Rose sentì il cuore accelerare, e fu come se non fosse passato neanche un giorno. Non importava quanto cercasse di odiarlo, Harry trovava mille ragioni per farsi amare.
"Avevo ragione" disse lei, ricambiando le carezze sulle mani. "Tu non sei uno stronzo."
Harry distolse gli occhi dalle loro dita intrecciate e li puntò nei suoi.
"E la cosa che mi fa innamorare ancora di più di te è che tu lo sapevi sin dall'inizio. Sin da quando ti ho rinchiusa nella camera dell'hotel."
Nel petto di Rose il rumore si faceva sempre più forte e assordante.
"Ma che dici?" disse lei, ridendo. "Ti odiavo!"
"Sì, ma mi tenevi testa perché sapevi che non ti avrei fatto del male."
Rose ci pensò su.
"Ci credi che non mi ricordo?"
Harry rise appena, scuotendo la testa. "Sei la solita."
Rose si morse il labbro inferiore.
"Davvero sei ancora innamorato di me?" gli chiese, cercando i suoi occhi.
"Ancora?" domandò lui. "Non ho mai smesso."
Rose sorrise e lo prese dalle guance per posare le labbra sulle sue. Riscoprire il contatto di labbra dopo mesi fu come scoprirlo per la prima volta. Il bacio in palestra era stato affrettato e passionale, ma quello era dolce e lento, per permettere ad entrambi di goderselo.
Si assaporarono le labbra millimetro per millimetro, lasciando che si incastrassero tra loro e che le loro lingue si intrecciassero e si coinvolgessero a vicenda in un bacio senza precedenti.
Le mani di Harry si posizionarono sui fianchi di lei, non trovandoli ampi come l'ultima volta, ma adorando comunque il contatto con il suo corpo.
Si staccarono dopo minuti interi, con le labbra gonfie per il bacio prolungato.
"Non dovremmo" disse Rose, respirando affannosamente sulle sue labbra.
Harry ridacchiò e riprese a baciarla, portandola a stendersi su di sé, e la ragazza non parve fare così tanta resistenza.
"Ma quando mai rispetto le regole io?" domandò il ragazzo, ridendo, e sfilandole in men che non si dica la maglietta.
Rose rise e si alzò per bloccare la serratura.
Era tornata in hotel, a casa.

La felicità durò solo il tempo di una cena. Dopo cena, Rose e Harry si misero sul divano del salotto insieme agli altri membri del clan di Ian, scambiandosi due chiacchiere sulle novità del giorno.
Julie, una biondina con il seno a livello tonsille, stava messaggiando freneticamente, quando sobbalzò sul posto.
"Oh mio DIO!" esclamò. "La sapete l'ultima?"
"Cosa?" domandò Tom, ruotando gli occhi. Julie era famosa per spettegolare su tutto e tutti. Infatti conosceva benissimo la storia di Tiffany e di Harry.
"L'ex di Malik, Katherine, si è buttata nel Tamigi!" fissava lo schermo, ancora shockata.
Tutti si ammutolirono per un istante, poi cominciarono a mormorare domande e commenti dispiaciuti.
"Ma quanti anni aveva?"
"Diciannove" rispose Rose, con gli occhi che guardavano nel vuoto.
Harry si alzò dal divano e diede un calcio al tavolino, facendo oscillare i soprammobili. Tutti zittirono al gesto, e ricordando che entrambi la conoscevano, si scatenò una serie di "Cazzo, amico, mi dispiace!"
Harry li ignorò e si passò una mano sul viso.
"Probabilmente Malik stava scopando con la sua nuova conquista, quella biondina, mentre lei moriva." commentò Jennifer.
Rose rabbrividì quando sentì quel verbo. Si alzò e uscì dalla stanza, in cerca d'aria.
Harry afferrò Jennifer dalla maglietta, con ben poco garbo.
"Zayn la ama e tu non sai un cazzo." Poi si allontanò e si affrettò a raggiungere Rose.
"Dobbiamo assolutamente trovarla, Harry. Chiamo Louis..."
Harry annuì.
"Aveva ragione" disse, mentre componeva il numero. "Dovevo seguirlo, questa mattina. Se ci fossimo messi sulle sue tracce prima, ora Kat..."
"Shh" la zittì Harry, prendendole una mano. "Non puoi saperlo. Non è colpa tua, non devi darti la colpa di niente."

Rose non riusciva a parlare per la stretta che le serrava la gola e si limitò a portarsi il telefono all'orecchio. Squillava. Squillava. Ma a vuoto.
Harry le accarezzava il dorso della mano per tranquillizzarla, ma tremava più di lei.
"Non risponde" gemette Rose, posando il telefono.
"Chiamo Zayn."
Harry compose il numero e si portò il telefono all'orecchio.
Rose, nel frattempo, rientrò in casa e prese le chiavi dallo svuota-tasche.
"Andiamo, non riesco a stare ferma qui!" esclamò, sbloccando la macchina.
"Neanche Zayn risponde" rispose il ragazzo. "Andiamo."
In quel momento Ian varcò il cancello, bloccando loro la strada.
"Dove credete di andare?"
"Una nostra amica si è..." fece per dire Rose, ma le si mozzò il respiro.
"Dobbiamo andare."
Ian alzò un sopracciglio.
"Voi due non andate da nessuna parte, se non volete fare la sua stessa fine."
Rose rabbrividì per la freddezza di quell'uomo. Ma non gli avrebbe permesso di rovinare ulteriormente anche quel momento.
"La mia migliore amica è morta!" gridò, gesticolando disperata. "Anche adesso devi minacciarmi di morte?"
Ian strinse gli occhi e arricciò le labbra. Harry si strinse accanto a Rose con fare protettivo.
Il cuore gli batteva forte e ringraziò mentalmente la cassa toracica per tenerlo ben fermo al suo posto.
"Come si chiama?" domandò il leader.
"Katherine" rispose Harry. "Non ha un cognome, è orfana."
Ian fece un cenno della testa, privo di qualsiasi altra emozione.
"Non muovetevi di qui."
Rientrò in macchina e ripartì, sgommando

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