Capitolo LXXIII

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Song: Imagine Dragons - Dream
Il nero lo avvolgeva completamente, ma non gli importava di quanto facessero paura le acque del Tamigi e di quanto assomigliassero tremendamente all'idea di vuoto e oblio.
Michael doveva trovare Katherine, la sua Katherine, la ragazza che aveva accolto nella propria vita. Nuotava senza sosta verso il corpo della ragazza, che andava sempre più giù.
Davanti agli occhi non vedeva più il nero, ma vedeva il castano chiaro dei suoi ricciolini, il rosso vivo delle sue labbra e il bianco della sua pelle.
Gli bruciava qualsiasi cosa del corpo, e pensò che il suo cuore non avrebbe mai retto uno sforzo tale: aveva paura e stava sforzando il suo intero corpo oltre il limite: i polmoni sembravano essere bucati da milioni di aghi e le gambe e le braccia lottavano contro la forza dell'acqua.

Zayn stringeva il corpo nudo di Sarah al proprio, invitandola a schiudere le cosce.
La ragazza timidamente obbedì, scaldandogli il bacino con il proprio.
Zayn la penetrò lentamente, godendosi la sensazione e iniziando a spingere in lei in modo molto profondo.
Sarah si aggrappò alle spalle del ragazzo, mentre i suoi gemiti acuti riempivano la stanza.
Zayn abbassò le palpebre, senza perdere il ritmo, e continuò con le spinte, ma nel nero delle palpebre vedeva degli occhi diversi, un corpo diverso. Immaginava una presa sulle spalle diversa, e dei gemiti diversi, più sospirati e sommessi.
"Kat" mormorò, mentre l'orgasmo lo prendeva. "Oh, piccola Kat..." Ripeté, mentre l'onda di piacere gli distendeva i nervi e i muscoli. "Ti amo"
Riaprì gli occhi e sentì un tuffo al cuore.
Sarah lo guardava con gli occhi pieni di lacrime e delusione.
"I-io" cercò di dire Zayn, ma gli squillò il telefono. "U-un momento..." Le lanciò un'occhiatina a mo' di scuse. Prese il telefono e sgranò gli occhi quando si accorse che aveva già cinque chiamate perse, tra Harry e Louis.
"Pronto, Haz?"
"Finalmente!" Esclamò il ragazzo. "Dove avevi il telefono?"
"Avevo il silenzioso" tagliò corto Zayn, visto che Sarah si stava rivestendo e voleva fermarla.
"Vabbè" borbottò Harry. "Se puoi, vai al Tamigi."
"Perché?" Chiese il ragazzo.
"Sei seduto?"
"Haz, cazzo, parla!"
Harry sospirò, prendendo coraggio per dirglielo.
"Kat si è buttata dal Tower Bridge".

Quando pensava che non ce l'avrebbe fatta più, raggiunse il corpo di Katherine e lo slegò dal sacchetto di sassi che la ragazza si era legata ad una gamba.
Michael riemerse a galla, stringendo più che poteva il corpo di Katherine. Nuotava solo con le gambe per poterla stringere, come a volerla scaldare anche in quel momento. Era bianca, molto di più del normale e anche le labbra che lui amava tanto erano diventate violacee.
Un uomo sulla quarantina lo aiutò a raccogliere il corpicino della ragazza, appoggiandolo su una coperta.
Michael si issò e tornò sulla riva.
"Respira!" Esclamò l'uomo.
Immediatamente i portantini dell'ambulanza la caricarono su una barella e la portarono all'interno.
Michael si affrettò a seguirli, anche se i muscoli delle gambe imploravano pietà.
Salì sull'autoambulanza e afferrò una mano fredda e bianca di Kat. Rabbrividì, perché se non avesse saputo che respirava, avrebbe pensato che era morta.

Vi è mai capitato di dimenticarvi completamente ma involontariamente di qualcosa da fare? Completamente rimosso, messo da parte. Così successe a Zayn dopo aver chiuso quella chiamata con Harry. Si rivestì alla velocità della luce e si precipitò in macchina.
Ben presto si rese conto che era stata una pessima idea, perché il traffico bloccava tutte le principali arterie di Londra. Procedere a passo di lumaca lo irritò ancora di più che in una situazione normale. Parcheggiò nel primo posto disponibile e iniziò a contare solo sulle proprie gambe e i propri polmoni.
Ringraziò mentalmente l'allenamento che faceva ogni mattina all'alba, che gli aveva migliorato visibilmente le prestazioni da corridore.
Correva, correva, correva e passo dopo passo arrivò finalmente al Tower Bridge.
"Troppo tardi" gli disse una vecchietta.
Zayn sentì un tuffo al cuore e la guardò perso.
"È andata via" disse la vecchietta. "Era un cencio bianco quando l'hanno presa."
Il ragazzo sentì la terra mancargli sotto i piedi.
Si rese conto in quel momento di cosa aveva fatto a Sarah, di averla abbandonata lì dopo averla chiamata Kat.
Non era un caso che era successa una cosa del genere, proprio la sera della morte di Katherine.
Era un segno del destino, si disse, mentre tornava alla macchina.
Era il segno che non era capace di trattenere nessuno. Le aveva perse entrambe, ma più che entrambe, a lui sembrava di aver perso Kat per ben tre volte.
Salì in macchina e scoppiò in lacrime, accasciandosi contro il volante.
Urlò con tutto il fiato rimasto che aveva nei polmoni, implorando qualcuno di strappargli il cuore, perché tanto era affondato con Katherine.

Dopo un massaggio cardiaco e una respirazione bocca a bocca, Katherine tossì e riaprì gli occhi. Le labbra avevano ripreso il colore che a Michael piaceva.
Ma il ragazzo non fece in tempo a poterle baciare come aveva in mente di fare, che gliela strapparono dalle braccia.
La ricoverarono per controllare che non avesse riportato alcun danno.
Così al ragazzo non restò che andare in bagno per asciugarsi i capelli e i vestiti. Si ripromise che la prossima tinta l'avrebbe scelta Katherine. Probabilmente avrebbe scelto il rosa.
L'adrenalina aveva ormai lasciato il suo corpo, lasciando solo stanchezza e intorpidimento a tutti i muscoli.
Michael si sedette nella sala d'attesa, vicino al termosifone e attese.
Gli occhi lottavano per abbassarsi, e il calore non lo aiutava a rimanere sveglio.
Nessuno usciva dalla stanza in cui i medici si erano chiusi con Katherine. Non si sentiva nemmeno un suono, né provenire dalla camera, né da qualsiasi altra parte dell'ospedale. Eppure, gli era sembrato un luogo frenetico, sia di giorno che di notte, quando guardava Grey's Anatomy.
Michael aveva appena deciso di farsi cinque minuti appoggiato alla sedia, quando si sentì un urlo provenire dalla stanza di Katherine.
"Z-zayn!" Gridò la ragazza, tra le lacrime. "Voglio tornare da Zayn! Lasciami, lasciami!"
Michael entrò nella stanza, incurante del divieto che aveva ricevuto a non entrarci. Katherine stava cercando di divincolarsi dalla presa di un infermiere.
"Lasciatela" disse, trattenendo a stento il groppo in gola. "Se sta bene fisicamente, lasciatela. Deve tornare a casa."

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