Capitolo LVII

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Katherine si sedette sullo sgabello alto del pub con non poca difficoltà.
Harry rise e l'aiutò.
"Sei piccolina!" Esclamò.
"No, sono questi fottuti sgabelli che sono sproporzionati!" Ribattè la ricciolina, rivolgendogli un'occhiataccia.
"Scommetto che Zayn si trova bene in quanto a posizioni a letto. Sei così leggera!"
"NIALL!" Lo riprese Katherine, dandogli uno scappellotto sulla nuca.
"Chiariamo una cosa" disse la ragazza. "Stasera vi autorizzo a divertirvi nel modo che non approvo solo perché è un'emergenza. Ma da domani, si va avanti. Anche se lo sto dicendo da un mese, ma domani è il giorno. Basta autocommiserarsi"
Un mese, già.

Un mese prima, Rose era andata via e Chiara aveva riconosciuto in Niall il proprio aguzzino.
E, dopo che Rose aveva varcato la porta, Tiffany era comparsa sulla soglia.
"Probabilmente" aveva detto, ridacchiando. "Aveva finito i ragazzi da scoparsi."
Harry aveva corrugato la fronte.
"Sicura che non sia tu?" Era intervenuta Katherine, severa.
Taylor aveva ridacchiato.
"Guarda la faccia del tuo leader e giudica tu stessa. Comunque, grazie per tutto, ma io me ne vado."
L'ultima frase era passata quasi del tutto inudita.
Tutti fissavano Louis, in cerca di spiegazioni.
Harry sperava che si mettesse a ridere e smerdasse Tiffany con una di quelle frasi epiche da film di gangster.
Louis, invece, aveva abbassato gli occhi.
"Andiamo via" aveva detto Zayn, facendo un cenno a Liam, Niall e a Katherine.
I due ragazzi si erano alzati, con gli occhi ancora sgranati ed uscirono dalla cucina.
Katherine si tolse il grembiule e chiuse la porta dietro di sé.
"Harry, non ci posso fare niente" spiegò Louis. "I-io credo di provare qualcosa di speciale per Rose. Che non ho mai provato prima."
Harry aveva stretto le dita attorno ai braccioli della sedia, come avrebbe voluto fare con il collo del suo amico.
"Sei una iena." Aveva sputato fuori, per non dire altro.
"Hai ascoltato le sue debolezze e le hai usate per allontanarla da me! L'hai usata!" Aveva gridato, alzandosi in piedi.
Louis aveva abbassato lo sguardo. Immaginava che non sarebbe stato creduto sui propri sentimenti. Così si era alzato in piedi ed aveva aperto le braccia.
"Colpiscimi, Harry. Colpisci la colpa per la quale Rose ti ha mollato. Colpisci il motivo per il quale sei qui. Colpisci, ammazzalo. Perché sono io, vero? Tu non hai fatto nulla, sei il Buono, il Bene, il Cavaliere. E io sono lo Stregone cattivo. Ammazza questo dannato antagonista."
Harry aveva indietreggiato, la rabbia che abbandonava il suo corpo. Louis aveva ragione, nel suo sarcasmo.
Non era completamente innocente. Non aveva cercato di capire cosa avesse sbagliato con Rose, non aveva cercato il dialogo e per ripicca aveva baciato Tiffany.
Aveva aperto la porta per uscire, e aveva trovato gli altri quattro vicini alla porta, per origliare.
Non aveva ascoltato le scuse degli altri e si era precipitato nella stanza di Rose, chiedendo scusa al suo odore, che era l'unica cosa rimasta.

"Una pinta di una buona scura" ordinò il riccio, accomodandosi allo sgabello.
Katherine arricciò le labbra e aprì meglio gli occhi. Era la faccia che faceva quando si preoccupava, e quella sera lo era particolarmente, perché era da sola con i due depressi. Zayn e Liam era rimasti a casa, con l'altro depresso, che richiedeva più energia.
"Per te, invece? Coca cola?" Domandò il ragazzo dall'altro lato del bancone, rivolgendosi alla ragazza.
Katherine ruotò gli occhi. Come si aspettava, non le avevano dato la propria età ma l'avevano scambiata per una minorenne.
Optò per un trancio di pizza e una bottiglietta d'acqua. Lei doveva essere sobria.
"E per te?" Chiese il barman, rivolgendosi a Niall.
"Una chiara, grazie. Uhm, hai qualcosa di italiano?"
"Ho la Nastro Azzurro."
Niall parve non capire, ma annuì, come a dire che andava bene.
Durante quel mese, aveva tentato di far tornare la memoria a Chiara, presentandosi ogni tanto da Luke, opportunamente accompagnato da Liam.
E come se fosse una presa in giro, Chiara l'aveva riconosciuto, proprio il giorno prima, e aveva lanciato costanti frecciatine a Niall.
Il biondo non ne poteva più e Katherine aveva deciso sia per lui che per Harry che una sbronza sarebbe stata l'ideale per entrambi per metterci una pietra sopra e andare avanti.
In cambio per questa concessione, dovevano insegnarle a lottare.
"Sono stanca di essere la piccolina indifesa." Aveva detto, mentre raggiungevano il bar. "Voglio fare il culo a qualcuno anch'io."
Zayn chiaramente non sapeva nulla, altrimenti Katherine non sarebbe stata lì seduta con loro.
Un'ora dopo, Katherine realizzò di aver avuto una pessima idea.
Niall era scomparso. L'ultima volta che l'aveva visto era con una ragazza, alta, con i capelli castani e gli occhi nocciola. E con lui, era scomparsa l'automobile.
Perlomeno, lui aveva preso una sbronza allegra.
Aveva iniziato a ridere e a fare battute che facevano ridere solamente lui, poi aveva fermato quella ragazza e, chissà come, era riuscito a rimorchiarla.
Harry, invece, era tutta un'altra storia.
Aveva bevuto la propria pinta in silenzio, poi Katherine aveva visto le lacrime rigargli le guance e gli aveva innocentemente chiesto cosa fosse successo.
E di lì, Harry aveva iniziato a piangere a dirotto, con tanto di singhiozzi e tremolio.
Katherine si era ritrovata ad accarezzargli le guance bagnate e a mormorare parole di conforto mentre con gli occhi tentava di scorgere la testa gialla di Niall nella calca del venerdì sera.
"Nooon mì seeeento taaaanto beeene" annunciò Harry, ad un tratto, strascicando le vocali e accentando in modo strano le parole.
Katherine spalancò gli occhi e lo prese per mano.
"Andiamo a prendere aria, ti va?"
Harry annuì energicamente, seguendo l'amica fuori.
"Vuoi vomitare?"
"NOOOO! Se no puzzo, e poi Rose non vuole baciarmi!"
Katherine sospirò tristemente e si sedette sul marciapiede, invitando Harry a fare lo stesso.
Il ragazzo posò la testa, che sentiva pesante, sulla spalla della piccolina, abbassando le palpebre.
"Avevo sognato di darle un anello, prima che mi lasciasse." Tirò su con il naso. "E ho visto quello stesso anello in una gioielleria di Soho. Uno smeraldo brillante circondato da piccoli diamanti, montato su argento satinato. Perfetto e prezioso, come lei. E costoso da morire."
Fece una risata amara.
"Costoso come lei. Mi è costata sei mesi di grattacapi."
Katherine lo ascoltava, arricciandosi tra le dita i capelli lunghi.
Il ragazzo si stese sul marciapiede, ad occhi chiusi. Poi li riaprì, si tolse la giacca e la usò come copertina.
"Vieeeni qua" strascicò, senza aprire gli occhi.
Katherine si mise di schiena a lui e si lasciò coprire.
"Dormi" gli disse. "E dimentica."

Dire che Zayn fosse preoccupato era l'eufemismo del secolo.
Erano le dieci. Dodici ore prima Katherine, Harry e Niall erano usciti dall'hotel in macchina. Dodici ore dopo, solo Niall era tornato, non ricordando nulla degli altri due e del locale in cui erano stati.
Zayn prese le chiavi della propria auto ed uscì a cercarli.
L'ansia lo divorava, mordicchiandolo da dentro. Immaginava già il peggio, quando vide il tubino nero attorno a quel corpicino che ormai sapeva a memoria.
Si fermò, e vide che contro la schiena di Katherine c'era quella di Harry.
Si chinò sulla ragazza, ma prima che la svegliasse, notò una cosa alquanto strana.
Entrambi arricciavano le labbra, protendendole come a dare un bacio.
Poi arricciavano leggermente il naso, allo stesso modo.
I ricci, a stretto contatto, erano lo stesso e identico colore.
Gli zigomi avevano una forma molto simile.
Sembravano fratello e sorella.
Poi scosse la testa, dandosi del cretino per aver pensato ad una cosa del genere.
Scrollò i due e li svegliò.

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