Capitolo X

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Niall si stese sul letto e si ordinò di rilassarsi. Il dolore alla gamba stava pian piano svanendo, ma quello del cuore no.
Nel primo pomeriggio aveva preso coraggio ed era andato in ospedale. Liam era appisolato su una sedia accanto al letto di Chiara. L'aveva fissata a lungo: i capelli castani scompigliati sul cuscino, le dita che stringevano a tratti il lenzuolo, il petto che si alzava e si abbassava lentamente. Il viso era ancora sporco di lividi, ma tutto sommato si stavano schiarendo e tendevano più al giallognolo.
Non sapeva quanto grave fosse e non aveva avuto il coraggio di chiedere ai medici o alle infermiere.
"Ma guardati" gli aveva detto una voce cattiva nella sua testa. "E tu vorresti essere forte come Zayn e Harry? Non riesci nemmeno a trarre soddisfazione dopo aver picchiato qualcuno!"
Niall si era passato una mano tra i capelli biondi e aveva sospirato. Un attimo dopo, una voce più gentile gli aveva parlato, nella sua testa.
"Ma guardala" aveva sussurrato. "È una ragazza poco più piccola di te. Ne ha passate tante come te e se vuoi farti perdonare, renditi utile"
Niall aveva fissato il pranzo che Chiara aveva lasciato intatto ed era uscito dalla stanza. Se qualcuno doveva rendersi utile per lui, avrebbe dovuto comprargli delle porcherie. Aveva preso tutte le monete che aveva in tasca e aveva comprato una quantità abnorme di roba confezionata tra gommose, patatine e cioccolata. Poi era rientrato nella stanza e aveva lasciato i pacchetti ai piedi del letto. Si era mordicchiato il labbro e aveva sentito Liam mugolare qualcosa nel sonno.
Il biondo si era affrettato ad uscire, zoppicando, ed era tornato in macchina.
Ora era steso sul letto e fissava il soffitto. Si sentì stranamente pesante e pensò fosse dovuto alla stanchezza, ma quando provò a chiudere gli occhi, non ci riuscì.
Qualcosa stava cambiando.

Liam chiuse la porta a chiave e rassicurò Louis che avrebbe dormito lui lì, nella stanza accanto, nel caso le ragazze avessero avuto bisogno.
Il leader gli aveva creduto ed era andato nella propria stanza.
Un attimo dopo, calò il silenzio. Liam controllò l'orario. Era mezzanotte da quattro minuti. Chiara avrebbe dovuto già essere scappata dall'ospedale. Sperò che fosse andato tutto bene e che lei li stesse aspettando sul retro dell'hotel, nascosta tra i cespugli che Liam le aveva descritto.
Le aveva lasciato anche la chiave del garage e dell'auto che avrebbe dovuto guidare per portare sé stessa e le ragazze più lontano possibile.
Mezz'ora dopo Liam sbloccò la serratura e abbassò la maniglia. Katherine e Rose erano lì, in piedi, vestite tutte di nero per cercare di mimetizzarsi nel buio.
Liam accennò un sorriso, anche se sentiva il cuore che gli batteva in gola impedendogli di respirare.
"Prendete la scala principale. Louis prende sempre quella secondaria" sussurrò. "E buona fortuna"
Le ragazze lo abbracciarono, reprimendo un singhiozzo contro il suo petto muscoloso.
"Buona vita, Liam" mormorò Katherine, guardandolo con gli occhi sommersi di lacrime.
"Anche a voi, ragazze"
"Sta' attento" si raccomandò Rose, prima di dargli un bacio soffice sulla guancia.
Poi si affrettarono a prendere le scale e le percorsero di fretta. Si tenevano per mano, come ormai d'abitudine.
"Da che parte è il garage?" chiese Katherine, sottovoce. Rose le fece il segno di seguirla e aprì una porticina.
"Chiara dovrebbe essere qui..." mormorò Rose, mentre sorpassava la porta cigolante.
La luce si accese d'improvviso. Katherine guardò Rose, convinta che fosse stata lei, ma anche l'amica la guardò, stupita.
"Sei stata tu?" chiesero all'unisono.
"No" rispose una voce fredda. "Sono stato io"
Le ragazze si girarono verso la voce e videro Louis, che stringeva Chiara a sé tenendola per una corda che le legava le mani.
"Chiara!" esclamarono entrambe, in un urlo di spavento. La ragazza cercava di dimenarsi e di parlare, ma lo scotch le impediva anche i semplici movimenti della bocca.
"Dove volevate andare, eh?" chiese il ragazzo, puntando gli occhi freddi su entrambe. "Non avete il becco di un quattrino e siete a piedi."
Nessuna delle tre replicò che in realtà i soldi ce li avevano e il mezzo di trasporto pure, ed era proprio la sua macchina. Ma nessuna delle tre voleva mettere nei guai anche Liam, che era stato l'unico sincero e per cui tutte e tre provavano qualcosa di speciale.
"Avremmo trovato il modo" disse Rose, affrontando gli occhi di Louis. "In situazioni come queste si trova sempre."

Zayn si era appena appisolato quando sentì le urla di Louis.
"E ora che cazzo vuole?" sussurrò, alzandosi dal letto. Aprì la porta e vide Harry correre per il corridoio.
"Muoviti!" gridò l'amico.
Zayn afferrò la pistola dal comodino e se la infilò nella cintura, per poi seguire Harry.
"Prendete delle corde!" urlò la voce di Louis, dal piano di sotto.
Harry si bloccò all'improvviso davanti alla porta del primo piano e vide che era aperta.
"Sono scappate!" si girò verso Zayn con gli occhi in preda al panico.
"E Louis le ha riprese." Proseguì l'amico, con un tono lugubre. Passarono dal poligono di tiro e presero le corde più vecchie e morbide che c'erano. Se Louis avesse chiesto loro di picchiarle nuovamente, perlomeno avrebbero ridotto i graffi ai polsi.
Harry non era poi così sicuro che avrebbe obbedito al leader. Non sarebbe riuscito nemmeno ad alzare più un dito su una ragazza, dopo aver visto in che condizioni aveva ridotto Rose e in che condizioni Zayn aveva ridotto la propria piccolina. Harry ne dimenticava puntualmente il nome.
Aveva ucciso senza problemi, aveva visto ossa rotte e crani spaccati, ma una ragazza, che non aveva fatto niente, incapace di difendersi e addirittura sverginata da un calcio troppo forte, mai. E per di più, era causa sua. La visione di quei lividi l'aveva disgustato completamente di sé stesso.
Raggiunsero finalmente il garage e videro Louis, che teneva Chiara con una mano, puntare la pistola alle ragazze, che avevano la testa china.
"Legatele" disse Louis, facendo un cenno con la canna della pistola. "E portatele in soffitta. Così se riprovassero a scappare dovrebbero passare prima dalla mia stanza. E a quel punto sarebbero gli ultimi passi che compirebbero."
Harry si sforzò di non sputargli addosso con tutto sé stesso. Automaticamente, si avvicinò a Rose, mentre Zayn legò i polsi di...Come si chiamava? Vabbè, della piccolina sua.
Harry prese le mani di Rose, portandole dietro la schiena. La ragazza appena sentì le mani di Harry toccarla, fu travolta dai brutti ricordi e iniziò a piangere, ma le lacrime facevano anche fatica ad uscire, come se stesse esaurendo le scorte. Mentre il ragazzo le faceva cenno verso le scale, indicandole che doveva salire, Rose si ritrovò ossessionata da un unico pensiero: "Non finirà mai".

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