Capitolo LXXXII

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Ian preferì rimandare ancora di qualche giorno il famoso discorso. Lasciò che Harry e Katherine dormissero insieme e si curassero le ferite a vicenda, elaborando ciò che era accaduto.
Erano stanchi psicologicamente e fisicamente, e vederli dormire abbracciati gli fece una tenerezza incredibile. Non aveva cuore di distruggerli ancora.
Dopo tre giorni, Harry portò la ragazza in giro per la villa. Era mattina presto, e la villa era ancora silenziosa.
La ragazza ammirò quella villa enorme con gli occhi sgranati. Era dipinta di azzurro e le imposte erano bianche. Le sembrava una casa delle Barbie per com'era ben tenuta, ed era sicura che qualche ora più tardi, quando tutti si sarebbero svegliati, sarebbe stata anche più bella.
Ian li vide da lontano e fece segno di raggiungerlo.
"Seguitemi in salotto. Non fate troppa confusione, gli altri dormono."
Harry precedette entrambi, camminando ad ampie falcate lungo il vialetto.
Katherine lo seguì lentamente, ancora frastornata dall'imponenza di quella casa.
Ian accennò un sorriso incoraggiante prima di entrare in casa.
All'interno, era ancora più bella. Tutto era arredato in modo classico, ma non mancava la tecnologia. In quei giorni era rimasta chiusa in camera e non aveva visto altro che il bagno. C'era un impianto per la musica in diffusione in tutte le stanze e c'era anche ogni tipo di dispositivo per i videogiochi. Harry si sedette sul divano di pelle rossa.
Ian sorrise alla ragazza, che sembrava smarrita e gli faceva tanta tenerezza.
"Non so da dove iniziare." Disse l'uomo. Poi prese dalla tasca una fotografia e la porse ad Harry.
Il ragazzo sgranò gli occhi, riconoscendosi immediatamente.
"T-tu...come fai ad averla?"
Katherine si sporse per guardare la fotografia.
"Che carino!" Esclamò. Poi riconobbe Ian, con le mani attorno ad un fagottino rosa. "Sei tu?"
Ian annuì.
Harry sentì il tempo fermarsi e un peso appoggiarsi sulle spalle.
"Sei mio..." Disse, con un fil di voce.
"Vostro." Lo corresse Ian, e sorrise appena. "Sono vostro fratello."
Katherine guardò Harry con gli occhi spalancati, mentre avvertiva una serie di sentimenti invaderle il corpo. Si sentiva tremare dalla testa ai piedi e il cuore battere prepotentemente. E le sembrava che le fischiassero le orecchie.
Ian si immaginava una reazione simile, così iniziò a raccontare la verità, lentamente, facendo tante pause perché era più emozionato dei due ragazzi. Spesso gli tremava la voce e doveva fermarsi anche per riprendere respiro.
Katherine iniziò a piangere sommessamente, ma sorrideva, incredula di aver trovato la propria famiglia.
Si appoggiò alla spalla di Harry mentre ascoltava, sorridendo perché Ian si era mostrato sempre molto affettuoso e protettivo.
Harry, invece, tremava di rabbia. Non incolpava Katherine, ed era felice che fosse sua sorella, anche se era visibilmente shockato. Erano sempre andati molto d'accordo e ora tutta quell'intesa aveva una spiegazione.
Ma Ian non poteva perdonarlo.
Proprio no.
L'aveva abbandonato per potersi creare quell'impero di crimini, droga e soldi.
Ian sospirò quando ebbe terminato il racconto. Ora doveva parlare del presente.
"Ed eccoci qui. So già cosa state pensando. M-ma non potevo cercarvi prima, o meglio, non volevo perché sareste stati presi di mira tra invidie e rivalità. Speravo che foste liberi e felici, ma anche voi siete finiti in questo mondo e mi dispiace. Speravo tutt'altro per voi."
Ad un tratto si sentì stretto attorno alle spalle e un odore delicato gli invase le narici, mentre dei ricciolini comparvero nel suo campo visivo.
Katherine lo stava stringendo, bagnandogli la spalla di lacrime.
"Non importa, ora siamo qui." Mormorò, stringendolo forte.
Ian sorrise e tentò di non commuoversi, perché la parte triste doveva ancora arrivare.
Harry restò rigido per qualche secondo, ma poi il sollievo di averlo ritrovato lo invase e si aggiunse all'abbraccio.
Non gli importava dell'orgoglio. Vedere Katherine abbracciare il fratello, che non aveva mai conosciuto, glielo fece capire. I sentimenti spontanei vincono. L'orgoglio rovina sempre tutto e non porta a nulla di positivo. Erano insieme e poteva sperare in una bella famiglia, nonostante tutto.
A questo punto Ian ricambiò la stretta con entrambi e sorrise.
Non aveva neanche il coraggio di raccontare oltre.
"Ragazzi, non è tutto."
Katherine gli stampò un bacio dolce sulla guancia.
"Dicci."
Ian strinse le mani di entrambi nelle proprie per prendere coraggio. Vedere quell'intreccio gli infuse davvero forza per parlare.
"Ho un tumore. Mi hanno dato massimo sei mesi di vita. Tre mesi fa."
Katherine e Harry schiusero le labbra per lo stupore.
"Volevo tenervi fuori da questa storia, ma non potevo morire senza conoscervi. Non voglio essere accudito, ma se vorrete potrò cedervi ciò che ho. Ormai siete nel giro, e mi fido di voi. Siete i miei eredi più diretti."
Katherine sentì le lacrime ricominciare a scorrere e contagiò immediatamente entrambi.
Si strinsero ancora, singhiozzando, legati da un affetto che non poteva essere disciolto.
Una volta, una delle suore aveva detto a Katherine: "Le energie non si disperdono mai. Fanno dei giri, anche lunghi, ma poi ritornano."
Solo in quel momento capiva il significato di quelle parole. Aveva ritrovato la propria famiglia e il proprio cuore in una sola serata.
"Io voglio restare con te fino alla fine." Disse Katherine, accarezzando una guancia di Ian con fare quasi materno.
Ian sorrise appena e le accarezzò a propria volta il viso.
"Vi volevo chiedere questo. Farò uscire gli altri di galera, non sarà particolarmente difficile. Ma vorrei che mi dedicaste il vostro tempo. Non completamente, certo, ma voglio istruirvi bene per difendervi dalle invidie di questo mondo. Non avete idea di quanti sotterfugi ci siano sotto. Credete di sapere qualcosa, ma non è affatto così. Ho sempre fatto di tutto per difendervi, e ho sempre sperato che ne usciste, ma non è successo."
"Saremo all'altezza" disse Harry, con sguardo determinato.
"Siete miei fratelli e dovete superarmi, piuttosto che essere all'altezza."
Katherine li guardava spaventata.
"Zayn mi lascerebbe di nuovo...Lui vuole che io resti fuori da queste cose."
Ian sorrise appena.
"Immaginavo l'avresti detto. Devi imparare a separare le due cose. Devi mantenere la tua dolcezza per la famiglia e tirar fuori la tua determinazione per il lavoro. Ti insegnerò questo."
Katherine annuì, dandogli ragione.
Ian si alzò.
"Ora, se permettete, vado ad allenarmi. Buona giornata."
L'uomo lasciò la stanza, dopo che i suoi fratelli gli avevano mormorato un "anche a te."
Ma Ian non ne aveva bisogno. In quella giornata aveva visto diventare realtà il suo desiderio più grande. Era pronto a morire.

Harry accompagnò Katherine in cucina e le sorrise dolcemente.
"Sorellina. Chi l'avrebbe mai detto?"
La ragazza rise e si sedette su uno degli sgabelli alti, facendo fatica per via delle gambine corte. Appena vide Harry prendere gli ingredienti per i pancake, lei sentì il peso di tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento piombarle addosso.
Aveva ritrovato Zayn, si erano promessi di fare l'amore quella sera, ma non avevano fatto in tempo. Nick e Michael erano morti.
Katherine non aveva mai visto la morte così da vicino.
Non avrebbe più potuto ascoltare musica rock insieme a lui. Non avrebbe più potuto consigliargli delle tinte strane da farsi, e nemmeno mangiare cibo spazzatura con lui. Non si sarebbero più coccolati sotto le coperte, ridendo per alcuni doppi sensi nelle canzoni.
Michael era inerme, freddo, morto. Proprio lui, quel Michael a cui aveva sempre associato divertimento, calore e vita, perché l'aveva salvata.
E poi la faccenda di Harry e di Ian. Presto avrebbe dovuto salutare anche lui. Come poteva affezionarsi a lui se sapeva che sarebbe morto?
Ma sapeva già che gli avrebbe voluto bene, già gliene voleva.
Harry si accorse che la ragazza sembrava non reggere quel sovraccarico di emozioni e l'abbracciò affettuosamente.
Sentì un tuffo al cuore quando si rese conto che Rose non era con lui, e che probabilmente era spaventatissima in una cella fredda. Forse l'avevano anche separata da Chiara e si era ritrovata con altre detenute più grosse di lei. Sapeva che nelle carceri non c'era senso di solidarietà, meno che mai per le ultime arrivate.
"Smettila" disse Katherine. "Non pensare, altrimenti rinchiudono noi per pazzia."
Harry rise piano e aprì il frigo.
"Nutella o marmellata?" Chiese.
E risposero insieme, all'unisono.
"Nutella!"

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