Capitolo XXXVI

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Katherine si coprì il viso con le mani. Non era riuscita a dormire, quella notte. Sapeva di meritarsi quella fine. Sapeva di non aver fatto niente per proteggersi. Sapeva che Zayn aveva ragione e rimpiangeva ogni singolo passo che l'aveva portata fuori da quella dannata cucina.
Le mani luride di uno degli scagnozzi di Dominic l'avevano spintonata in una camera fatiscente in cui era stata tenuta lì per un giorno intero, in completa solitudine, con una sola bottiglietta d'acqua tiepida, che probabilmente era rimasta in macchina, al sole, per giorni e giorni.
Non aveva chiuso gli occhi per un istante e il suo corpo già denutrito dalla prigionia nell'hotel, reclamava disperatamente nutrimento e idratazione.
E il suo cuore, che era l'unica cosa che la convinceva di non trovarsi morta all'Inferno, compiva ogni singolo battito per una sola persona, il cui pensiero le dava la forza di andare avanti.
Si era appisolata nel giaciglio freddo e spoglio da pochissimo quando la porta si era aperta delicatamente. Sulla soglia, la persona che meno si era aspettata. Phoebe.

"Katherine, ciao". Era struccata e aveva i capelli raccolti in una coda.

"Phoebe?!" domandò Katherine, incredula. "Ma che ci fai qui?"

Phoebe accennò un triste sorriso.

"Irwin mi ha mandata qui come spia." Katherine fece per chiedere altro, ma la ragazza proseguì spedita a parlare. "Ora vieni, ti accompagno a pulirti e a cambiarti. Partiamo tra qualche ora."

"Partiamo? Per dove?"

"Dubai" rispose Phoebe, atona.

La ragazza si impanicò all'istante.

"Dubai? Che devo fare a Dubai? Non voglio andarci!"

Phoebe aiutò la ragazza ad alzarsi.

"Katherine, shh."
La fece mettere in piedi e la guardò negli occhi. Stranamente, Katherine si sentì rassicurata dai suoi occhi e dal suo viso delicato, sporcato dal troppo trucco.
Phoebe le accarezzò le braccia, in un gesto sorprendentemente dolce.
"Tranquilla." Mormorò. "Ci sono io."
Katherine avrebbe potuto riderle amaramente in faccia e dirle che a lei non si sarebbe affidata mai, neanche a pagamento. Ma non lo fece, e le credette.

Chiara srotolò una mappa sul tavolo della cucina.
"Ci siamo tutti?" chiese, guardandosi intorno.
Louis scosse la testa.
"Zayn è andato a dormire."
"Dovrebbe sentire anche lui." Ribatté secca Chiara.
"Chiara, è distrutto. Non credo voglia sentire in che luoghi orrendi abbiano nascosto la sua ragazza." Disse Niall, circondandole le spalle con un braccio. Il corpo della ragazza si irrigidì. La mano del biondo aveva toccato proprio la cicatrice e dopo gli avvenimenti di quel giorno, odiava ancora di più quella brutta striscia bitorzoluta. Si divincolò dal tocco del ragazzo.
"Se non ascolta per bene il suo ruolo in questa operazione, moriremo tutti, la sua ragazza compresa." Replicò fredda.
La tensione nella stanza era palpabile. Niall aveva dipinta sul viso l'incredulità e contemporaneamente tanta delusione. Chi era quella ragazza insensibile?
Liam vide l'espressione del suo migliore amico, e percependo la tensione calare su tutti loro, decise di intervenire con voce calma e pacata.
"Riferirò io a Zayn cosa deve fare." Disse.
Chiara scrollò le spalle, come se non le importasse più di tanto.
"Allora procediamo."
Rose fissava Chiara ad occhi sgranati, non riuscendo ad immaginare una tale freddezza nei confronti di Katherine, che era amica ad entrambe.
Dopo tutto ciò che avevano passato!
Voleva andare da lei e scuoterla dalle spalle, cercando di capire cosa le frullasse nella testa. Ma intercettò lo sguardo di Louis, che la invitò silenziosamente a restare ferma.
Rose sospirò e cercò la mano di Harry sotto il tavolo, che ricambiò all'istante la stretta urgente.
Chiara fissò la mappa con dei bicchieri di vetro, in modo che non si richiudesse e prese un pennarello rosso.
Si chinò sul foglio e cerchiò tre zone, segnandole con le prime tre lettere dell'alfabeto.
"Qui" indicò la lettera A. "È il luogo in cui Dominic risiede a Dubai, un'eredità di suo padre. Alle ventidue del ventisette giugno, lascerà questa villa per dirigersi qui." Indicò la lettera B. "All'arena. Sarà accompagnato da una decina di uomini armati fino ai denti per la sua sicurezza personale."
E qui la ragazza fece una risatina amara.
"Non porterà Katherine con sé. Lui teme che noi possiamo riprendercela prima che io corra. Quindi, Katherine lascerà la villa" puntò nuovamente alla A. "Durante la gara, quindi dalle dieci e mezza a mezzanotte."
Gli occhi nocciola della ragazza vagarono sugli sguardi di tutti, per assicurarsi che avessero capito.
Tutti le fecero un cenno d'intesa.
"Sarà scortata da quattro o cinque uomini, come minimo. Dominic non vorrebbe mai che ce l'andassimo a prendere prima della gara. E noi non lo faremo."
"No?" chiese Liam, sorpreso.
"No" rispose Chiara, con una freddezza inquietante. "Lo faremo, o meglio...Lo farete durante."
Puntò alla B con il tappo del pennarello rosso. "Qui si fermerà la macchina con Katherine all'interno, alla cui guida ci sarà un uomo. Gli altri tre saranno ben schierati intorno, non necessariamente attaccati all'automobile, ma nei dintorni. Questa zona qui..." fece un cerchio immaginario intorno al punto B. "...è l'ideale per il nostro piano. È piena di prostitute e drogati, lo schifo totale, insomma. Dominic ci ha offerto inconsapevolmente un grande vantaggio."
Gli altri la guardarono interrogativi, iniziando a non capirci più niente.
"Rose, tu ti sbottonerai quella bella camicetta che ti ritrovi e fingerai di essere una povera ragazza che si è persa. Ma dal tuo aspetto si capirà che hai intenzione di aprire le tue belle gambe lunghe. Ti avvicinerai ad uno degli scagnozzi con nonchalance e ti intratterrai con lui."
"Cosa significa intrattenersi?!" chiese Harry, stringendo i pugni e con un tono piuttosto aggressivo.
"Non ti tradirà, tranquillo, Riccioli d'oro. Solo qualche risatina e qualche sguardo dolce. Dopo di ché, gli ficcherai i tacchi dove sai tu."
Rose fece un sorrisetto, soddisfatta da quel ruolo che inizialmente non la convinceva più di tanto.
"Mentre Rose e i suoi dodici centimetri di tacco assassino si occuperanno del primo, Zayn si infilerà i vestiti più consunti che riusciamo a trovare e si fingerà drogato. La faccia magra lo aiuta parecchio. Si avvicinerà al secondo, che sarà ben distante dal primo e proponendogli di vendergli della roba, lo atterrerà, si spera. Harry, tu, invece..."
Il riccio si sporse in avanti, in ascolto.
"A te capiterà il più tosto da combattere. Non ci sono scuse con il quale puoi intrattenerlo, quindi ti conviene attaccarlo e basta. Tieniti in contatto con Rose o con Zayn e appena uno dei due si è liberato, attacca, così, nel caso qualcosa vada storto, sai già che l'aiuto sta arrivando."
"Come faccio a sapere chi è il più tosto da combattere?" chiese Harry, alzando un sopracciglio.
"Ah, giusto." Ricordò Chiara. Prese un altro foglio e lo srotolò accanto alla mappa. C'erano stampate tre foto di tre ragazzi giovani, con i lineamenti e i colori tipici dei brasiliani.
Chiara indicò il primo, mingherlino e con una parvenza di cresta piena di gel sulla testa.
"Miguel." Disse. "Colui che per un grammo di cocaina venderebbe la madre"
"Quello di cui si occuperà Zayn" Intuì Louis.
"Francisco." Proseguì Chiara, indicando uno con i capelli lunghi, attaccati alla fronte e i baffi sottili che gli contornavano il labbro superiore. "Un paio di tette e cede."
Rose arricciò le labbra, disgustata.
"Ed Enrique." Concluse la ragazza, indicando un uomo corpulento, con doppio mento e capelli rasati.
Harry strinse appena gli occhi, in un'espressione truce.
"Dopo che li avrete atterrati, non vi ci vorrà niente a sparare alle gomme dell'automobile e uccidere anche l'autista."
"Ma non sentirà gli spari precedenti?" chiese Liam, non convinto da quel piano.
"È un quartiere malfamato, Liam." Rispose Chiara, infastidita da quella domanda. "Probabilmente si sentiranno altri spari durante tutta questa operazione."
Liam annuì, capendo che era meglio non proseguire oltre con le domande.
"Uccidete l'autista e vi riprendete Katherine. Portatela da un'altra parte, non all'arena. C'è un motel economico ma in un quartiere rispettabile a pochi chilometri. Poi vi darò l'indirizzo. Anzi, probabilmente fareste prima a portarla in ospedale"
Rose rabbrividì, non volendo immaginare nemmeno lontanamente in che condizioni avrebbero ritrovato l'amica, due settimane dopo.
"Ehm, scusa Chiara?" intervenne Louis. "E noi cosa faremmo?"
"Dominic si insospettirebbe e non poco se mi presentassi alla gara da sola. Penserebbe che voi siete a salvare Katherine. Quindi voi restate con me." Indicò Niall, Liam e Louis.
"Dirò che gli altri sono rimasti qui, a Londra. Ci sono domande?"
"Non riesco ancora a capire come faremo a salvare te" disse Niall, guardandola dritta negli occhi e cercando di disintegrare con lo sguardo quella maschera di freddezza che non le si addiceva.
Non riuscì a scioglierla completamente, ma vide quella freddezza traballare.
"Non lo farete." Replicò Chiara. "O tentiamo questa cosa e salviamo almeno Katherine, oppure moriamo tutti. Decidete."
Il silenzio calò nuovamente nella stanza, come un quintale di cemento armato.
Liam voleva smorzarlo per la seconda volta, ma non ci riuscì. Chiara arrotolò nuovamente i fogli.
"Preparate le valigie, ho prenotato il volo. Si parte tra due settimane."

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