Capitolo LXIV

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Song: Don't cry - Guns N Roses
Miserable at Best - Mayday Parade

Katherine spense il mozzicone e si passò la mano bianca a macchie violacee e rosse sul viso.
Aveva perso.
Era debole ed era fatta per esserlo, non importa quanto fosse allenata.
Ricordava quando da piccola gli altri bambini dell'orfanotrofio giocavano a calcio o a pallavolo, e lei rifiutava sempre per restare in stanza a leggere, a giocare alle costruzioni o con le bambole, di cui amava le spazzoline colorate.
Era sempre stata introversa e ben poco amante dello sport.
E così era rimasto.
Non era stata capace di difendere suo figlio dagli aguzzini, non era stata capace di rivendicarlo e non era stata capace di difendere neanche la propria famiglia da un'altra perdita.
Zayn le si avvicinò e le si sedette accanto.
Katherine posò il capo sulla sua spalla, cercando conforto, ma notò che il muscolo del ragazzo era rigido.
Si staccò e gli lanciò un'occhiata curiosa.
Il ragazzo indicò i mozziconi spenti ai suoi piedi.
"Da quanto tempo va avanti?"
Katherine sbattè le palpebre.
"Oh...sarà qualche settimana."
Zayn scattò in piedi. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Il problema era che Katherine non sapeva nemmeno di aver iniziato a gocciolare.
"Ma porca puttana, Katherine!"
Stava usando il suo nome completo, e c'era da preoccuparsi.
"Come cazzo ti sei ridotta?! Io ho smesso per noi, per avere più possibilità di un bambino, per avere un'aspettativa di vita più longeva per stare con te, e tu che fai?! Il mio stesso errore?!"
"Zayn, sono solo sigarette..." rispose la ragazza, in tono pacato.
"Ma guardati, Katherine! Be', io in passato non ho fatto di meglio ma proprio perché ho sbagliato io non devi ripetere il mio stesso errore!"
"Ma perché me lo dici solo ora?"
"Come se tu me l'avessi detto subito!"
Katherine sospirò e si stropicciò il viso.
Calò un silenzio irreale, carico di parole non dette e problemi non affrontati.
"Ma chi sei?!" Sbottò Zayn, ad un tratto. "Tu non sei la ragazza che amo. Tu non sei quella ragazza che sogna di diventare medico, quella che non avrebbe alzato le mani su nessuno, a meno che non fosse stata legittima difesa, quella che ha paura delle armi! Dov'è? Dov'è la mia Kat?" La afferrò dalle spalle e la scosse con forza e rabbia, mentre le lacrime gli rigavano il viso.
"Perché fare quello che hai fatto? Non ti riconosco più!"
Katherine si domandò se le fosse rimasto fiato sufficiente, poi aprì bocca.
"Non lo so nemmeno io...Ho provato l'adrenalina di prendere a pugni e non ho voluto smettere. Dopo che Rose è andata via per me non è stato facile. E ho continuato. Rose e Harry si sono lasciati e sentivo Harry piangere ogni notte. Chiara ha lasciato Niall per dei ricordi che le mancano e vedere il musino triste di Niall ogni giorno a colazione mi faceva stare male. La famiglia che volevo non è mai esistita. Sono nata e morirò orfana. La lotta mi faceva pensare di essere forte."
Katherine abbassò lo sguardo, fissandosi le scarpe sporche di terra.
Zayn scosse la testa, come a voler impedire a quelle parole di entrargli nelle orecchie.
"E dubiti anche di noi, a quanto pare. Ci siamo sempre detti che siamo forti se siamo insieme, e tu, proprio tu, Katherine, mi dicevi che sarei morto da solo, se avessi continuato con la violenza. Tutte queste belle parole che fine hanno fatto? Dubiti anche di quelle?"
Katherine scosse la testa disperatamente, mentre le lacrime le scioglievano quella maschera cattiva che l'aveva caratterizzata da qualche mese a quella parte.
"No, no, io ti amo, Zayn e questo non cambia! Perdonami, ti prego, ma non lasciarmi!" Lo prese dalle guance, obbligandolo a guardarla. "Non ricordi quando ti ho chiesto di starmi vicino? Di non mandarmi via?  Allora, non mandarmi via."
La ragazza gli accarezzò le guance, con quel tocco delicato che non aveva perso, solo nascosto.
"Ti amo" mormorò ancora lei, implorandolo. Zayn rabbrividì per quanto erano sincere quelle parole. Si portò una mano sul cuore, come per mantenere insieme i pezzi.
"Non avrei mai pensato di doverlo dire, ma io non più, Katherine."
La ragazza aspettò che arrivasse un 'mi dispiace', ma invano.
"Io sono il tuo errore, Katherine. Ti ho ridotto io così, insieme a questo mondo schifoso. Sono il tuo grandissimo errore. Non commettermi mai più."
Katherine pianse ancora più forte e sentì la terra mancarle sotto i piedi, mentre la vista le si annebbiava per via delle lacrime.
"Un errore non puó essere così bello." Mormorò, cercando ancora di accarezzarlo. "Io non dubito, amore mio, a me i dubbi fanno solo male!"
"Allora io dubito di noi, Katherine...quindi non stare con me, se ti faccio male con i miei dubbi."
Katherine sentì il cuore scricchiolare. Zayn aveva smesso di piangere ed era solo diventato distante.
"Il tuo dubbio non mi fa più male se mi permetti di chiarirlo, te lo giurerei su cosa ho di più caro. L'unica cosa a farmi male è la distanza che hai deciso di mettere tra di noi."
Tirò su con il naso e si stropicciò gli occhi, che bruciavano di dolore.
"Non piangere, Katherine". Il ragazzo le prese il viso tra le mani. "O ritroverai te stessa o troverai qualcuno a cui piaccia la nuova te."
Katherine pianse ancora più forte, e si allontanò dalla sua presa.
"No! Non puoi farmi questo! Puoi smettere di amarmi, se vuoi, ma non puoi dirmi così! Non puoi chiedermi di amare qualcun altro!"
Zayn abbassò le palpebre per impedire a nuove lacrime di sgorgare.
"Buona vita, Katherine."
La ragazza si accasciò sulle ginocchia, senza emettere un suono.
A Zayn sembrò di rivivere quando l'aveva picchiata, appesa ad una trave.
Riflettendoci, egli picchiava sempre ciò che era diverso da sè.
Quando era uno stronzo accecato dall'odio, picchiava l'innocenza e la dolcezza. Ora che amava con tutto il suo cuore, feriva la voglia di vendetta.
Curiosa metafora, pensò.
Katherine si appallottolò contro il muro, piangendo tutta sè stessa contro quelle mattonelle, ma senza fare rumore.
"Accompagnami in questa vita, te ne prego." Mormorò, con voce tremante.
Era una bambina che faceva le elemosina per una famiglia, ma aveva contribuito lei stessa a distruggere.
Il ragazzo, però, non ebbe cuore di dirglielo e le diede le spalle, tornando verso l'auto, mentre sentiva già la sua mancanza.
Avrebbe voluto tornare indietro, dalla sua piccolina. Perché quella che piangeva in silenzio, non facendo sentire il proprio rumore, era lei, Kat.
"Torna indietro" suggerì la voce che si manifestava spesso quando si trattava di Katherine, e che aveva spesso (per non dire sempre) ragione.
Ma Zayn non le dava mai ascolto, e salì in macchina.
Mise in moto e partì.

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