Capitolo XXVII

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Song: Fireproof - One Direction

Niall guidava per le strade di Londra con un sorriso stampato sulle labbra, così come la sua ragazza seduta accanto a lui.
Zayn e Harry avevano bloccato Katherine e Rose dicendo che non erano allenate come Chiara alla vita in una banda di criminali, quindi l'avevano lasciata sola con Niall, dicendo che le ragazze necessitavano assolutamente un allenamento intensivo.
Non che a Chiara dispiacesse, ovviamente.
Il biondo guidava tranquillamente, diversamente da come faceva Chiara, ma alla ragazza non dava fastidio. Era così presa dai lineamenti dell'angelo che aveva accanto da non rendersi conto della lentezza.
Si fermarono davanti ad una concessionaria improvvisata. Niall le aveva chiarito che comprare quella macchina che lei desiderava non era un atto poi così legale.
Era un'auto sportiva e ci voleva una patente speciale per guidarla e un certo numero di anni di una patente standard. Chiara aveva appena diciannove anni e non aveva nemmeno la patente standard. Sapeva guidare ma non c'era niente che lo attestasse.
Appena entrati nell'enorme capannone gli occhi nocciola di Chiara furono attirati da una macchina gialla a strisce bianche.
Aveva solo mosso un passo lì dentro e l'aveva già scelta.
"Allora diamo prima un'occ-"
"Quella" disse, interrompendolo. E indicò l'automobile.
Niall fece un sorrisetto e si rivolse ad un uomo tarchiato, basso, pieno di piercings.
"Vorremmo comprare un'automobile sportiva."
L'ometto li squadrò dalla testa ai piedi.
"Quanti anni avete? Sedici?" E poi rise sguaiatamente.
"Paghiamo in contanti." Si affrettò a dire il biondo, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi. Chiara dovette sbattere le palpebre più volte per trattenersi dal saltargli addosso.
L'ometto fu subito contento della notizia e porse loro delle chiavi per un giro di prova.
Chiara sorrise raggiante e le afferrò.
Corse alla macchina e aprì la portiera, che si apriva verticalmente.
Appena si sedette sul sedile respirò il profumo della pelle nuova e della vernice ancora fresca. Aspettò che il ragazzo finisse di parlare con l'uomo e poi mise in moto.
Il rombo del motore le fece aumentare il battito cardiaco. O forse era anche Niall che sorrideva accanto a lei.
Partì con una sgommata e uscì dal capannone.
Niall abbassò il finestrino, lasciando che il vento sferzasse tra i suoi capelli. Si guardarono e lanciarono insieme un grido di felicità e poi scoppiarono a ridere.
"Senti il rumore del vento?" chiese il ragazzo. "È il suono della tua libertà, piccola."
Chiara rise e gli diede una manata sulla spalla.
"Quante stronzate dici, Horan!"
Percorsero uno stradone a tutta velocità e arrivati al suo limitare, Chiara frenò facendo raschiare le gomme nuove contro l'asfalto.
"Oh mio Dio!" esclamò, sorridendo. "Quest'auto è la fine del mondo!"
Niall la prese dalle guance e le baciò il sorriso angelico.
"Sei bella, bella, bella." Ripeteva, stampandole tanti bacetti sulle guance e sulle labbra. Chiara rise contro le sue labbra.
"Abbiamo un'ora per provarla" disse il biondo. "Sono passati solo cinque minuti. Vuoi guidare fino ad esaurire la benzina?"
"No, no. Ho bisogno un attimo di calmare il cuore. L'adrenalina mi sta dando al cervello!" Prese la mano delicata del ragazzo e la posò sul proprio petto, facendogli sentire il battito impazzito. Niall rise e le prese la manina delicata tra le proprie dita, facendola posare sul proprio petto.
"Oddio, sei peggio di me!"
Niall trattenne le loro mani sui petti l'uno dell'altra per qualche altro secondo, poi si staccarono e si accasciarono contro il sedile, sorridendo.
"Posso chiederti qualcosa di davvero importante?" chiese Niall, improvvisamente serio.
Chiara si mise su un fianco sul sedile e lo guardò.
"Certo"
Niall si mordicchiò il labbro e prese coraggio.
"Mi parleresti di te?"
Chiara sbatté le palpebre più volte. Nessuno le aveva mai fatto una domanda del genere.
"Che intendi?"
"Parlami di come sei finita a lavorare per Dominic, di Luke, di come hai iniziato a guidare. Percepisco che hai bisogno di parlarne. Quando eravate prigioniere e io vi facevo da guardia ti sentivo parlare di Luke e dal tuo tono di voce sembrava il ricordo più bello che potessi avere. Voglio sentirti parlare così con me."
Chiara gli regalò un sorriso tremante. Quelle parole così sincere le avevano fatto saltare svariati battiti del cuore. Sospirò, poi abbassò il sedile per distendersi.
"Okay, facciamo una seduta dallo psicologo" Cercò di metterla sul ridicolo e Niall le sorrise.
"Ti ascolto"
Chiara chiuse gli occhi. Non sapeva neanche da dove iniziare.
"Sono nata in un paesino del sud Italia. Non ti dirò che la mia vita fosse bellissima. Era normale, da quel che ricordo. Ero una bambina spensierata, come tutti i bambini di sei anni. Avevo una mamma che mi amava, un papà che mi proteggeva. Ricordo quando mia mamma mi spiegò che stavo per avere un fratellino. Cercò di farmi capire che non l'aveva mangiato, come io credevo guardando il suo pancione, e mi promise che questo bambino mi avrebbe portato un bel regalo. Quando mia madre partorì Luca ci fu qualcosa che andò storto. Non so neanche che cosa." Fece una pausa, visto che la voce le si era incrinata. Niall le prese la mano destra e le accarezzò dolcemente il dorso con il pollice. Non la invitò a proseguire, ma attese pazientemente. La ragazza fece un paio di respiri profondi e continuò.
"Mia madre per non scatenare la mia gelosia nei confronti di mio fratello mi aveva comprato una bambola che desideravo tanto. Non ricordo neanche quale fosse. Quando entrai nella sua stanza tra le braccia di mio padre ricordò solo il suo viso estremamente pallido e il suo sorriso stanco. Vedi cosa ti ha portato Luca? Mi disse. E tirò fuori quella dannata bambola. Poco dopo iniziò a tossire di continuo e mio padre iniziò ad urlare. Mi diede la bambola tra le mani ed uscì fuori, chiamando aiuto."
Una lacrima le rigò il viso.
"Non ricordo nient'altro. Suppongo che ci sia stato un funerale e tante carezze e giocattoli per me. Mio padre divenne un alcolizzato. Era sempre seduto davanti a quel dannato bar e non c'era una volta in cui era sobrio. Mi responsabilizzai da sola. Non ho mai conosciuto i miei nonni. Gli unici ad aiutarmi furono i vicini di casa. Facevo delle piccole commissioni per loro per comprare il cibo per Luca, alcune donne mi insegnavano a cambiare il pannolino e roba del genere. Pian piano diventai indipendente nel curare mio fratello. Speravo sempre che mio padre notasse lo sforzo immane che facevo o che, perlomeno, smettesse di bere. Lo fece. E poi mi addestrò."
Il ragazzo le asciugò pazientemente le lacrime che le bagnavano le guance.
"So tenere così bene una pistola tra le mani perché me l'ha insegnato lui, non Dominic, o Luke. Diceva che mi serviva per prepararmi a quanto fosse dura la vita. Avevo dieci anni e sapevo usare una pistola. La voce si diffuse nel quartiere e mio padre decise di andar via dall'Italia. Andammo in Brasile, in un altro paesino. Mio padre non aveva fatto i conti, però, con i soldi che gli erano rimasti. Ovvero, centotrenta euro. Il resto, tutto usato per quel dannato alcol. Vivevamo in un posto fatiscente, ammuffito, con il tetto che se non ci fosse stato, non te ne saresti nemmeno accorto. E quando io avevo undici anni e due mesi, mio padre ricominciò a bere. Si indebitò fino al collo e l'uomo a cui aveva chiesto i soldi, minacciò di ucciderlo."
Le dita di Chiara affondavano nella mano di Niall, con rabbia. I suoi occhi nocciola erano persi nel vuoto e lo fissavano con rabbia.
"Mio padre vendette me e mio fratello per la gang di quell'uomo. Non ricordando che l'unica addestrata fossi io."
Le lacrime interruppero il suo racconto. Niall le accarezzava pazientemente la mano, mentre sentiva le lacrime bruciargli il fondo della gola.
Non riusciva a vederla stare così male perché non poteva fare niente di niente per consolarla.
"Luca morì a cinque anni meno due giorni. Due giorni prima del suo compleanno." I singhiozzi scossero la schiena della ragazza. Niall scavalcò la manopola del cambio e si mise accanto a lei sul sedile, anche se stavano stretti.
Avvolse le braccia intorno al suo corpo tremante.
"Uno dei ragazzini nella gang di quel malato gli sparò ventitré colpi all'addome. Quando arrivai io era troppo tardi. Mi morì tra le braccia, chiamando il nome di mia madre. Da allora decisi di imparare a correre. Era anche colpa mia se era morto. Non avevo i mezzi per poterlo portare in ospedale, quindi imparai a guidare e dopo averlo fatto, imparai a correre. L'uomo era fiero di me. Ero la sua piccola stellina di appena tredici anni, la sua gallina dalle uova d'oro. Quando io avevo quattordici anni l'uomo morì e al suo posto salì al comando Dominic, suo figliastro, di vent'anni. Mi sfruttò peggio del padre, ma la cosa mi pesava davvero poco."
"Perché c'era Luke"
"Non ancora" Chiara sorrise. "Dominic sognava l'Inghilterra. Ecco perché mi sfruttò ancora di più, per poter guadagnare il necessario per trasferire l'intera banda di porci maiali come lui qui. Così, ci trasferimmo. Quel dannato trasferimento mi costò una cicatrice orrenda, ma ne fui sollevata. In Brasile ho lasciato fin troppi brutti ricordi. Luke era il primo ad entrare nella banda sotto costrizione, dopo me. Ci capimmo all'istante, ci scegliemmo tra quella massa di luridi. Lui diceva che eravamo due anime pure, ecco perché ci eravamo trovati."
Niall sorrise per quelle belle parole. Era curioso di scoprire di quella cicatrice di cui Chiara aveva parlato, ma aspettò che continuasse. Non era una cosa fondamentale.
"Siamo stati insieme fino a quella gara in cui io ho perso e Louis mi ha presa con sé. Ci siamo lasciati perché sapevamo che vederci sarebbe stato difficile, ma credo che entrambi non provassimo più gli stessi sentimenti. Alla fine, eravamo alla nostra prima storia e dopo un po' credo fosse solo affetto, più che amore. Ma gli voglio ancora un bene dell'anima. Se non fosse stato per lui, prima o poi mi sarei lasciata corrompere."
Finì di parlare e si asciugò definitivamente le lacrime. Poi sorrise ed emise un sospiro di sollievo.
"Sto davvero meglio" disse, incredula, guardando Niall negli occhi. Quel cielo in due pupille le bastò per calmarsi. I nasi dei due ragazzi si sfiorarono e le loro labbra piegate in due sorrisi raggianti si toccarono.
"Ti ringrazio per avermi onorato del tuo passato" mormorò il ragazzo, a fior di labbra. Chiara gli accarezzò la guancia fino al mento, su cui c'era una piccola fossetta. Le labbra della ragazza vi si posarono su, e poi tracciarono una piccola scia fino alla bocca. Le loro labbra si incastrarono tra di loro, assaporando la morbidezza e il calore l'una dell'altra. Poi le loro lingue si intrecciarono come le loro mani, inumidendo l'una la bocca dell'altra.
Poi Chiara prese Niall dalle spalle e scivolò sotto di lui, aiutata dalla pelle liscia e nuova del sedile.
Il ragazzo fece presa sulle mani per non pesarle e prolungò il contatto dolce di labbra, alternando dei sorrisi ai baci.
Nessuno dei due seppe come finirono così finché non successe. Le dita della ragazza passavano tra i capelli biondi e soffici del ragazzo, mentre quelle del ragazzo erano intente a sbottonarle i jeans.
Niall tirò giù la stoffa, aiutato dalle ginocchia piegate della ragazza. Chiara, invece, non voleva staccare le labbra dalle sue per togliergli la maglietta, ma si vide costretta a farlo per poterlo vedere senza. Le mancò il fiato quando vide il suo corpo asciutto e ben definito, con le curve dure dei muscoli e le vene blu che risaltavano sulla pelle chiarissima. Gli accarezzò i pettorali con le dita, poi sentì il cuore di lui battere forte sotto i propri polpastrelli.
"Non ti montare la testa, eh." Disse Chiara, con un sorrisetto. "Ma questo è un cuore normale o ci hai messo un macchinario potentissimo?"
"Credo si sia evoluto quando mi hai sfiorato, principessa." Rispose il ragazzo, accarezzandole i capelli.
Chiara riprese a baciarlo, poi scese sull'addome con le mani e infine ai jeans, che sbottonò e abbassò insieme ai boxer bianchi.
Vederlo nudo le fece mancare nuovamente il respiro. Era stupendo, semplicemente stupendo, e oltre il viso aveva anche il corpo di un angelo.
Mentre era presa dal suo corpo così bello, lui l'aveva spogliata completamente, sbottonandole la camicetta e il reggiseno e abbassandole gli slip. Poi vide una brutta cicatrice su un fianco e una su una spalla. L'accarezzò delicatamente con le dita e Chiara, per la prima volta, accettò il tocco, anche se non riuscì a reprimere un brivido. Si girò di schiena, mostrando l'orrore vero e proprio. La cicatrice tagliava la schiena della ragazza a metà, dalla spalla destra fino al fianco sinistro. Niall ne baciò tutto il contorno, mentre le mani accarezzavano le braccia.
Poi, una volta tracciato tutto il contorno, fece girare nuovamente la ragazza. Riprese a baciarla con intensità, esplorando la sua bocca con la lingua, mentre lei gli cingeva il bacino con le proprie cosce.
Le mani del ragazzo le accarezzavano le gambe, dal ginocchio fino al sedere, dando inizio ad un vero e proprio massaggio. Poi le pungolò l'entrata con il proprio membro eretto e aspettò la reazione di Chiara.
Per tutta risposta lei lo guardò negli occhi, dandogli un consenso silenzioso. Poi riprese a baciarlo e soffocò nel bacio il gemito che le vibrava nella gola per la sensazione di lui dentro di lei.
Il ragazzo affondò lentamente in lei, facendole assaporare ogni centimetro, mentre i baci diventavano sempre più passionali e bollenti.
Presto i loro gemiti e i loro respiri affannosi riempirono l'abitacolo, a ritmo delle spinte che Niall compiva.
Una mano di lui lasciò la coscia di lei per cercare le sue dita ed intrecciarle alle proprie, mentre l'orgasmo coinvolgeva entrambi, costringendoli a gridare l'uno il nome dell'altra.
Il ragazzo uscì da lei e Chiara si mise su un fianco per lasciargli il posto sul sedile.
Si sorrisero, mentre recuperavano il respiro baciandosi e incastrando i corpi sudati.
Gli occhi celesti di Niall brillavano particolarmente mentre la guardavano.
"Che c'è?" domandò Chiara, sorridendo.
"C'è che mi rendi un fluido." disse il ragazzo, ridendo. "Oddio! Mi sento così stupido, non ho niente di intelligente o romantico da dire, ho il cervello in tilt per colpa del tuo corpo!"
Chiara rise a sua volta, con quella sua risata cristallina.
Niall arrossì, apparendo agli occhi della ragazza ancora più adorabile.
"Dovremmo andare a pagare quest'automobile." Proseguì, per non soffermarsi su quella frase dolcemente imbarazzante che gli era sfuggita. "Perché ormai è nostra."
Chiara rise, riscaldando il cuore di Niall con la propria risata squillante.
"Così come tu sei mio e io sono tua".

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