Capitolo XLIV

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Harry tornò in sala d'attesa barcollando. La confessione di Rose a Louis l'aveva completamente tramortito. Ecco perché lei non si era preoccupata tanto di usare precauzioni. Era sterile. Incrociò lo sguardo di Phoebe e subito ricordò ciò che aveva fatto a Tiffany. Rabbrividì e si sedette, prendendosi la testa tra le mani.
Lui non voleva figli in ogni caso, ma non poteva dire una cosa del genere a Rose per consolarla. In realtà, non c'era niente che potesse dire per consolarla, era come tentare di consolare Katherine per aver perso il suo primo figlio e Niall per aver quasi perso l'amore della sua vita, visto che ora Chiara non si ricordava di lui e l'aveva scambiato per un angelo.
Era una situazione brutta e non c'era niente e nessuno che potesse consolare quella famiglia, non una parola utile, non un gesto rincuorante. La sola cosa che non faceva crollare tutti, erano gli altri che li circondavano. Si sostenevano a vicenda, si reggevano al bordo del dirupo con tutte le forze per non cadere e un solo sguardo, un solo tocco, impediva loro di precipitare.
Rose uscì dal bagno parecchio tempo dopo Louis. Incrociò lo sguardo di Harry, in cui bruciava la preoccupazione e gli accennò un sorriso, facendogli capire che stava bene. Vide gli occhi verdi del ragazzo esitare, come se non le credesse e la ragazza si affrettò ad avvicinarsi e a sedersi sulle sue gambe, cingendogli il collo con le braccia e nascondendosi nell'incavo del suo collo.
Harry la strinse forte, ad occhi chiusi, e desiderò che tutto sparisse. Voleva stare con lei, soli, a riposare il cervello e il cuore da tutto quel dolore. Ma appena il desiderio si fu formato nella sua mente, la porta della stanza di Chiara si aprì.

Niall uscì dalla stanza di Chiara con le lacrime agli occhi. Appena richiuse la porta dietro di sé, si lasciò scivolare giù e scoppiò in singhiozzi. Liam scattò in piedi e lo soccorse, dandogli delle pacche fraterne sulle spalle.
Katherine lasciò le braccia di Zayn per abbracciare Niall, con una presa salda e protettiva, nonostante la sua piccola stazza. Il biondo si appoggiò alla spalla della ragazza, e anche se non avevano mai avuto chissà quale rapporto, si sentì meglio.
"Non ti ho nemmeno chiesto come stai" disse il ragazzo, mentre la stringeva.
"Io sto bene, non mi vedi?" si sforzò di sorridere e di rincuorarlo.
"Sei stata prigioniera per due settimane di quel grandissimo figlio di..."
"Shh, shh." Lo interruppe Katherine. "Sto bene."
Niall tacque e si lasciò abbracciare, mentre sentiva anche la stretta di Liam aggiungersi all'abbraccio.
Sentì l'aria muoversi e vide il viso di Rose sopra la spalla di Katherine, e le sue braccia toccare le sue spalle. Dietro di lei, Harry, che con le sue braccia avrebbe potuto includere tutti quanti. Accanto a Liam, Louis e Zayn che accennavano un sorriso mentre incastravano le braccia a quelle degli altri.
Katherine sorrise con le lacrime che le tremavano tra le ciglia e un pensiero piacevole le scaldò il cuore.
"Non sono più orfana".

Chiara era stanca. I controlli erano noiosi e stupidi. La riempivano di domande strane, come formulare una frase, oppure le martellavano sulle unghie e la infilavano nel tubo della risonanza magnetica per quelle che sembravano ore intere.
Dopo pranzo, finalmente, la lasciarono in pace e poté riposare. Chiuse gli occhi e sognò una stanza polverosa e piena di ragnatele. Lei era seduta in un angolo, e davanti a lei c'erano due ragazzi che si baciavano, con le mani intrecciate. Erano entrambi magrolini, con i capelli scuri, ma erano le uniche cose che li accumunavano, lei bassa, lui alto, lei chiarissima di carnagione, lui olivastro, lei riccia, lui liscio. Le sembravano famigliari, ma non ne era sicura. Voleva chiedere loro dove fosse, perché era davvero confusa, ma si rese conto che qualcosa le soffocava la bocca. Scotch adesivo, probabilmente. Chiara cercò di urlare e farsi sentire, quando la scena cambiò e si ritrovò sospesa. Non sentiva il terreno sotto i piedi e si aggrappava disperatamente al legno di una trave. Alzò gli occhi e vide delle corde tenerle i polsi legati.
Ad un tratto un dolore lancinante alla schiena la costrinse ad urlare e a strizzare gli occhi per il dolore. Qualcuno la stava picchiando, e non si stava risparmiando per niente.
Il corpo protestava per il dolore e quando fu vicina a pensare che ormai era morta, cadde pesantemente a terra. Davanti a lei, il ragazzo che l'aveva picchiata. Chiara boccheggiò in cerca d'aria e riaprì gli occhi nella stanza d'ospedale. Al bordo del letto c'era una bambina che la fissava apprensiva. Poi mise meglio a fuoco e la riconobbe. Era la ragazza della soffitta.
"Chiara..." mormorò, apprensiva. "Stavi facendo un brutto sogno?"
Chiara annuì, con le lacrime agli occhi. L'angelo che aveva incontrato il giorno prima nel suo sogno era un mostro, con il viso deturpato dalla rabbia.
"Tu chi sei?" chiese la più grande.
"Katherine" mormorò la ragazza, e le tremava la voce. Poi le porse la mano e forzò un sorriso. "Piacere di conoscerti."
Chiara la strinse e si presentò. Ebbe la sensazione che conosceva già quella ragazza, altrimenti non si sarebbe spiegato il sogno. Poco dopo, nella stanza giunse un'altra ragazza, alta e scura di capelli e occhi, con una carnagione leggermente olivastra.
"Chiara!" esclamò, con una certa nota di sollievo. L'italiana desiderava solamente tornare a dormire, senza sogni, possibilmente.
La ragazza le si avvicinò, guardandola speranzosa. Ad un tratto, un flash lampeggiò nella testa di Chiara.
"Rose" mormorò, ad occhi sgranati. La ragazza annuì e le strinse la mano.
"Sì, sono io."
"Io e te siamo amiche." Ricordò Chiara, tentando di sbloccare il ricordo. "Ma non ricordo come ci siamo conosciute."
"A me basta sapere che lo sai." L'abbracciò affettuosamente e Chiara si sorprese a trovarsi bene tra quelle braccia.

Rose uscì dalla stanza con un sorriso emozionato, seguita da Katherine che aveva gli occhi commossi. Anche se non si ricordava di lei, almeno ricordava Rose e qualcosa era.
Il dottore aveva appena comunicato agli altri che la memoria sarebbe presto tornata.
Niall rivolse loro un sorriso tremante.
"Potete andare a dormire in motel, se volete. Chiara verrà dimessa domani mattina. Ci rivediamo direttamente domani mattina in aeroporto."
Si abbracciarono nuovamente, stretti stretti, prima di andar via dall'ospedale.
Zayn e Katherine andarono via su un taxi a parte. Il ragazzo la teneva per mano. Adorava l'unione delle loro mani intrecciate. Katherine aveva una carnagione chiarissima e la sua mano e delicata e affusolata, come quelle dei pianisti. La mano ambrata di Zayn era pesante, con le nocche perennemente spaccate e un grosso tatuaggio nero che decorava il dorso. Eppure stavano così bene insieme e un gesto così semplice donava loro sicurezza.
La ragazza appoggiò il capo sulla spalla di Zayn e chiuse gli occhi. Il ragazzo baciò l'intreccio di dita e poi le accarezzò il volto con la mano libera. Il taxi partì e Katherine si fece cullare dall'atmosfera rilassante che la macchina creava. Si coccolarono in silenzio, con baci sfiorati sulla pelle e nasi che si strofinavano l'uno contro l'altro.
"Si fermi, per favore." Disse lui, ad un tratto. Katherine sobbalzò per l'atmosfera rilassante interrotta bruscamente.
"Resta qui, piccola mia." Aggiunse il ragazzo. Poi si alzò ed uscì dalla vettura. Rientrò qualche minuto dopo, e apparentemente sembrava non aver fatto nulla.
Gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma lui si limitò a scuotere la testa e a sorriderle.
Giunsero finalmente al motel, e videro che gli altri avevano già fatto il check-in e stavano trascinando i bagagli verso le proprie stanze.
Si augurarono la buonanotte e ognuno si diresse in camera propria.
"Ora sei tutta mia" disse Zayn. "Siediti e rilassati"
La sua voce così bella la portò ad accettare molto volentieri, così si sfilò le scarpe e si accomodò. Sentì il corpo del ragazzo sedersi esattamente dietro di lei e le sue mani famigliari spogliarla delicatamente, mentre le labbra le riempivano il collo di baci. Katherine schiuse le labbra e rilasciò un piccolissimo gemito nell'aria, che portò il ragazzo a imprimere più passione nei baci, comunicandole quanto gli fosse mancata. Si spogliò con lei e la portò nel bagno.
Entrarono in doccia e si riempirono di altre carezze e baci, mentre le narici respiravano un buonissimo profumo di vaniglia. Le mani forti del ragazzo la presero dal sedere e la portarono contro il muro, mentre le faceva allacciare le cosce intorno al bacino. Fecero l'amore tra bagnoschiuma, baci e lunghi sguardi innamorati.
Zayn fu così bravo ad unire passione e delicatezza che dalle labbra di Katherine, tra i vari gemiti, quelle due parole uscirono come un istinto naturale.
"Ti amo" mormorò, dopo che l'orgasmo l'aveva stravolta piacevolmente. Zayn avvolse intorno a loro l'asciugamano di spugna bianca e la strinse amorevolmente.
"Ti amo anch'io"
Poi la prese in braccio come una sposa e l'adagiò sul letto. Rovistò nei jeans ed estrasse un sacchetto di carta. Katherine corrugò la fronte e si appoggiò sui gomiti per seguire i suoi movimenti.
Tornò da lei e tirò fuori dal sacchetto un paio di scarpine azzurre e una bavetta, su cui era ricamata una "M".
Zayn mise le dita nelle scarpine e le fece camminare sulla pancia piatta di Katherine, con il sorriso placido di un bambino. La ragazza passò una mano tra i suoi capelli morbidi e neri e poi sul suo viso, esitando sulla barba che lei adorava.
Le labbra di Zayn si posarono sulla pancia di Katherine e poi ci sorrisero contro.
Katherine si addormentò così, piangendo per qualcuno che non era neanche esistito e ridendo per ricordi solamente immaginati, ma era di nuovo con lui, ed era più forti di prima.
Zayn la guardò dormire, e come aveva fatto ogni notte precedente senza di lei, sorrise nonostante le lacrime.
"Anche stasera, nonostante ogni dolore, riuscirai nell'intento di farmi addormentare con il sorriso sulle labbra. Ti amo, con tutto il mio cuore."

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