Capitolo LVIII

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Sentì anche l'ultimo, inutile lembo di stoffa abbandonare il proprio corpo.
Vide lo sguardo di Luke riconoscere quel corpo così bello e soffermarsi su qualche dettaglio qua e là, un neo, una smagliatura, una cicatrice e amarne ogni singolo centimetro.
La ragazza sorrise, riprendendo a baciarlo con amore.
Era la prima volta che rifacevano l'amore dopo dieci mesi di lontananza e a Luke mancava da morire il suo corpo.
Era perfetto, non sottile come quello di tutte le ragazze, ma forte, curvo e sodo nei punti giusti.
Era armonioso.
Luke non sapeva da dove partire a toccarla. Fece sedere Chiara davanti a sè, iniziando a scioglierle la treccia castana con delicatezza.
La ragazza sorrise, rilassando i nervi tesi.
Delle dita, delicate, compivano movimenti circolari lungo la schiena.
Il ciuffo biondo di Luke le solleticava la nuca.
Ma quella scena non era nuova per Chiara.
Sentiva che aveva vissuto quel momento con qualcun altro.
Luke iniziò a rilasciare una scia di baci sulla nuca della ragazza, scostandole i capelli man mano che procedeva verso la cicatrice.
Poi, si accorse che i muscoli di Chiara si erano notevolmente irrigiditi, anziché rilassarsi.
"Che hai?" Chiese, a voce bassa per non spezzare l'atmosfera del momento.
"Niente."
Aveva risposto troppo presto per suonare sincera. E il suo corpo, che Luke aveva imparato a leggere, diceva l'esatto opposto.
Un ricordo brillava negli occhi di Chiara, ma di luce riflessa, come se non fosse venuto completamente a galla.
Probabilmente associava qualcosa alla cicatrice. Ricordava come se l'era procurata.
Strofinò i palmi delle mani sulle spalle irrigidite della ragazza.
"Va tutto bene." La rassicurò, baciandole una guancia. "Ora ricorderai."
Chiara si tolse le sue mani di dosso con ben poca gentilezza. Si infilò nuovamente l'intimo e la maglietta e iniziò a camminare nervosamente per la stanza.
"Ho bisogno di fare un giro in moto. O in macchina. Macchina." Strinse gli occhi, poi li chiuse, per lo sforzo di ricordare. "Sportiva, gialla. Un'ora di prova. Dov'è la mia macchina?!"
Le lacrime iniziarono a rigarle le guance. Luke non riusciva a connettere logicamente quelle frasi, ma non si allarmò. Chiara stava parlando praticamente a sè stessa per incoraggiare il ricordo a venir fuori.
"Niall, Niall..." pigolava, mentre i ricordi si sbloccavano ad uno ad uno. Luke si sentì sprofondare.
Nei giorni precedenti, quando il ragazzo si era presentato alla banca, Chiara l'aveva chiamato per cognome, con un certo tono sprezzante.
Ora erano due sillabe d'amore, così strette tra loro che non ci poteva essere altro. Infatti, Luke sembrava essere sparito dalla stanza per Chiara. Nella sua mente c'era un tale casino che avrebbe potuto svegliare l'intera banca abbandonata, ancora immersa nella notte.
"Devo andare da lui. Non so perché, ma devo." Annunciò, poi parve mettere a fuoco Luke, con gli occhi azzurri pieni di tristezza e un sorriso amaro sulle labbra.
Chiara boccheggiò versi senza senso davanti a quel viso, e gli si avvicinò, barcollando.
"Luke, i-io..."
"Chiara" tagliò corto il ragazzo, prendendo le sue mani tra le proprie. "È giusto così. Ti mancano pochi pezzi al puzzle, ed è giusto che tu li aggiunga con lui."
"Ma..."
"È giusto così." Ribattè Luke, guardandola dritta negli occhi, per essere sicuro che il messaggio arrivasse.
Chiara annuì, stringendo le sue mani, e lo abbracciò.
Una sensazione strana le fece bruciare il cuore.
Senso di colpa, forse? O qualcosa che scalpitava per riaffiorare?
Chiara non lo sapeva. Sapeva solo che ora non aveva più voglia del corpo di Luke, ma aveva voglia di ricordare.
Perché non poteva essere un caso che aveva scambiato Niall per un angelo particolarmente triste, appena sveglia dal coma.
Non poteva essere un caso che quando Luke la toccava, pensava ad un altro biondo.
Quella sensazione non poteva essere riaffiorata proprio in quel momento per puro caso. C'era un motivo e voleva andare da quel ragazzo, che le provocava ancora rabbia e ostilità al solo pensiero, ma sapeva, sentiva, che avrebbe chiarito molte cose vederlo.

Anche l'hotel le apparve meno sgarruppato.
Questa volta il viaggio era sembrato durare molto di più. Tutta la notte e la mattinata erano durate un'infinità.
Era strano ammetterlo, ma non vedeva l'ora di raggiungerlo. Sentiva ancora di detestarlo, ma forse non poi tanto.
Citofonò e attese.
Luke l'aspettava in auto. Aveva reagito bene, tutto sommato. Forse perché era già rassegnato e sapeva che sarebbe successo, prima o poi.
Ad aprire fu proprio Liam, che l'abbracciò.
"Che ci fai qui?" Le chiese.
Chiara non rispose e corse verso le scale.
Salì velocemente al terzo piano. Non sapeva perché, ma sapeva che era il posto giusto.
Percorse il corridoio, scorrendo velocemente con lo sguardo i numeri incisi in oro nelle porte.
Arrivata davanti all'ultima, sentì un formicolio alle mani, che le suggeriva che era quella giusta.
La aprì.
"Niall..."

Niall si era svegliato con un mal di testa tremendo, rumoroso quanto un tamburo. Anzi, quanto una band heavy metal.
Si era stropicciato gli occhi e aveva visto una massa di capelli castani sul cuscino. Aveva sorriso.
"Chiara" l'aveva chiamata, scuotendola appena.
La ragazza aveva mugolato in disapprovazione per essere stata svegliata.
Si era girata supina e gli aveva lanciato un'occhiataccia.
"Non sono Chiara."
Niall si era sentito morire.
"Oh, uhm...scusami. Pensavo che il tuo nome fosse questo."
La ragazza aveva riso, in modo stridulo e irritante.
"Ci siamo messi male ieri, eh?"
Niall aveva fatto per rispondere, quando la porta si era spalancata.
"Niall..."

Chiara mosse due passi indietro, arricciando le labbra in un'espressione disgustata.
"Scusate." Disse, e girò i tacchi per andar via.
Niall scattò in piedi. Probabilmente non era mai stato così veloce in vita sua. Si rivestì alla velocità della luce e la inseguì, mentre sentiva il cuore saltargli nel petto.
"CHIARA!" Urlò, percorrendo velocemente le scale.
"No, ma tranquillo! Alla fine io ero solo troppo smemorata e tu avevi il diritto a scoparti chiunque nel frattempo!"
"Io...io ero ubriaco! E in ogni caso non pensavo stessimo ancora insieme dopo tutta la merda che mi hai gettato addosso!"
"Scusa tanto se ti ricordavo come il criminale che sei! E a dire il vero non ricordo ancora nulla, ho solo una sensazione. Sento che devo stare qui, che appartengo qui!"
"Mi dispiace." Mormorò Niall.
"Vaffanculo. Era una sensazione stupida e sono stata troppo impulsiva. Che idiota."
Alternava nuovamente le parole in italiano, mentre le lacrime, alle quali non dava spiegazione, scorrevano lungo le sue guance.
"Chiara, spiegami cosa ricordi. Sforzati. Voglio solo capire cosa hai in testa..."
"Ho in testa di prenderti a schiaffi fino a spellarmi le mani!"
"Amore, amore calmati! Calmati e sforzati! Ricorda cosa è successo e capirai perché ero talmente disperato da dovermi ubriacare in quel modo!"
"Sforzarmi? Io non sono forte!"
"Sì, che lo sei. Diamine se lo sei! È questo che mi ha reso pazzo e innamorato di te. La tua determinazione, la tua forza, la tua forza di volontà."
Ad ogni parola Niall muoveva un passo verso di lei. Smise di gridare e le prese una mano.
"Posso ancora entrare nel tuo cuore?"
"Non mi toccare." Sibilò la ragazza, divincolandosi con rabbia. "Mi fai schifo, Horan."
Si girò per l'ennesima volta, dandogli le spalle ed uscì.
Katherine aveva ragione, si accorse Niall. Quel giorno ci aveva davvero messo una pietra sopra.
Aveva perso ogni possibilità.
Finito.
Bruciato.
Morto.

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