Capitolo XXXIX

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Phoebe avvolse le braccia intorno a quel piccolo corpo inerme. Lo sollevò e lo adagiò sulla brandina.
Katherine era svenuta dopo essere stata picchiata in quel modo da quell'energumeno. Phoebe era ancora più disgustata da Dominic. Far malmenare una ragazza in formato bambina da un uomo che avrebbe abbattuto anche un cinghiale senza problemi era tutto tranne che quel che si dice umano.
Non che lei ne avesse passate di migliori. Ashton l'aveva costretta a prostituirsi quando aveva appena sedici anni e i clienti se ne fregano se era nuova. Le facevano anche male per soddisfare i loro piaceri, tanto "ti pago", le dicevano. Come se i soldi potessero alleviare il dolore. A Phoebe quei soldi facevano schifo.
L'unica volta che aveva fatto sesso come si deve era stato con Zayn. Sapeva come farla godere senza farle male, e, soprattutto, era stato il primo rapporto consensuale che aveva avuto. Per questo piccolo dettaglio, Phoebe aveva desiderato rivederlo ancora e ancora. Ma era arrivata Katherine ed era riuscita prima di lei a prendere il cuore del ragazzo.
Ce l'aveva a morte con lei. Zayn doveva essere suo da molto tempo prima, se non fosse stato per Katherine. Quando Luke aveva ricevuto la chiamata da Chiara, che gli aveva chiesto di mandare una delle loro spie da Dominic, e Ashton aveva scelto lei, avrebbe voluto urlare.
Dominic le faceva schifo e quando si aggiunse il fatto che doveva stare vicina a Katherine il lavoro le piaceva sempre di meno.
Poi l'aveva vista, così piccola e spaventata, e non aveva potuto fare a meno di sciogliersi. Era una ragazza intelligente ed era un'amica a prescindere dal grado di conoscenza. L'ascoltava e la guardava con quegli occhi enormi e la faceva sentire a suo agio. Non ricordava cosa significasse l'amicizia. Pensava fosse scambiarsi il rossetto o le scarpe, come faceva con Tiffany. Quando Katherine l'aveva abbracciata, dopo che Phoebe si era sfogata un po' su quanto le facesse schifo vendere il suo corpo, Phoebe era rimasta inerme per un attimo. Per essere piccola, dava degli abbracci forti e le sue braccia magroline erano accoglienti. E aveva capito perché Zayn fosse pazzo di lei.
Sentì una stretta calda al cuore e sorrise. Scostò i capelli dal viso della ragazza e cercò di svegliarla.
"Katherine, sveglia" disse, dandole dei piccoli schiaffetti. "Katherine, sei piena di sangue, devi cambiarti."
Gli occhi gonfi di pugni si aprirono pian piano, e la ragazza tossì prima di rimettersi in piedi, a fatica.
"Vieni, ti faccio fare un bel bagno e poi ti cambi."
Le porse la mano e Katherine la prese senza esitare. Lasciò che la ragazza la spogliasse e le curasse ogni ferita, poi notò del sangue in mezzo alle gambe. Non era secco, stava scorrendo proprio in quell'istante.
Non poteva aver perso la verginità come era successo a Rose.
"Phoebe, cosa può essere?" chiese la ragazza, indicandosi le cosce sporche.
"Forse ti sono arrivate le mestruazioni?" cercò di intuire Phoebe, pulendole anche quel sangue.
Katherine fece il calcolo mentalmente e, in effetti, poteva essere. Non erano mai state precise, quindi non si era neanche preoccupata di pensarci.
"Sì, credo siano proprio quelle."
"Bene, ora che sei pulita, rivestiti che stasera si esce!" Phoebe finse un tono entusiasta che fece sorridere Katherine.
"Dove andiamo?" chiese.
"Ad annoiarci in macchina mentre quei tre simpaticoni controllino che nessuno ti venga a prendere."
Phoebe fece una risatina.
"Come se non conoscessi Zayn."
All'udire quel nome, Katherine sentì un tuffo al cuore. Non era un semplice mancarle, era un vero e proprio deficit, come se vivesse a metà.
"Non ti preoccupare" disse Phoebe, leggendole nel pensiero. "Lo riabbraccerai presto."

L'atterraggio fu piuttosto brusco. Che fosse Ryanair o Emirates, i piloti non facevano mai niente per non farti sobbalzare appena l'aereo toccava il suolo.
Appena uscirono dall'aereo, in cui c'era una piacevole aria fresca grazie al condizionatore, tutti sentirono come un enorme schiaffo di calore provenire dall'asfalto bollente.
Louis si caricò meglio lo zaino sulle spalle e fischiò per chiamare un taxi. Si divisero in due gruppetti e partirono tutti alla volta di un motel economico che Chiara aveva trovato su tripadvisor.
In un taxi andarono Harry, Rose, Zayn e Louis e nell'altro Niall, Liam e Chiara.
Manco a dirlo, nel secondo taxi il silenzio e la tensione erano palpabili. Neanche Liam, con il suo solito sorriso e buonumore fu capace di sciogliere il ghiaccio che c'era tra quei due.
Niall le aveva provate tutte. Frecciatine, frasi romantiche, baci rubati nei corridoi, sfiorarsi di mani a tavola, ma niente. L'ultima batosta era arrivata il giorno prima, quando Dominic aveva chiamato Chiara e le aveva ordinato di mettere il vivavoce. Poi non aveva detto più una parola, facendo sentire a tutti le urla di Katherine che veniva malmenata.
Chiara aveva pianto, ma questo non era bastato a farla sciogliere e a farla tornare da lui. Ormai, si disse, era finita.
Ma non era rassegnato, nossignore. Era tremendamente frustrato e triste.
Quelle dieci ore furono una tortura. Come può il tempo contemporaneamente passare lento e veloce? Niall non lo sapeva. Preferì lasciare Chiara sola in camera, anche perché non avrebbe fatto differenza che lui ci fosse stato o no a darle sostegno.
Fatto sta, che l'arena comparve troppo presto all'orizzonte.
Il taxi parcheggiò, Liam pagò e loro scesero. Chiara non sembrava cambiata dai giorni precedenti. Schiena rigida, espressione indifferente, pugni ben stretti lungo i fianchi.
"Teniamoci in contatto per telefono" disse Liam, trattenendo Chiara da un polso prima che raggiungesse Dominic.
Chiara sbatté le palpebre, poi soffermò lo sguardo sugli occhi di Niall, che sembravano ormai spenti.
Fece un respiro profondo e annuì.
"Ci sentiamo per telefono."
"Ti chiamo appena ti vedo salire in auto" disse il ragazzo.
Ci fu un istante di silenzio, poi Chiara si tuffò nelle braccia dell'amico e lo strinse forte.
Quando sciolse l'abbraccio, Louis aveva già indietreggiato, ma Chiara lo prese dalle spalle e lo strinse a sé.
Il leader sorrise dolcemente e la strinse.
"Fa' mangiare la polvere a tutti loro."
Chiara annuì, con gli occhi lucidi. Si girò verso Niall, che la fissava inerme. Lo prese dalle guance e lo baciò con tutto l'amore che aveva represso nei giorni precedenti.
"Dolcezza, basta con queste smancerie. La macchina ti aspetta".
Era Dominic, che aveva osservato la scena a braccia conserte. Così come Chiara aveva immaginato, dieci uomini erano con lui a fargli da scorta.
"Sì, ci vado." Disse Chiara, con il suo tono di voce tagliente. Si staccò controvoglia dalle braccia di Niall, che volevano trattenerla ancora, e prese le chiavi dalle mani di Dominic.
"Lo faccio per la mia famiglia" disse, indicando dietro di sé. "Non per te. Spero che con tutti quei soldi tu ti possa guadagnare ancora più guai di quelli che già hai."
Dominic ridacchiò.
"La gara inizia tra cinque minuti. Vai."
Chiara regalò un ultimo sguardo ai tre ragazzi ed entrò in pista. La sua macchina era la numero otto, un modello nuovissimo, verniciato di argento con dettagli rossi.
Entrò e accarezzò il volante. Un istante dopo, il cellulare squillò. Rispose e mise in vivavoce.
Subito, la voce di Louis.
"Ricordati cosa ti ho detto. Gli altri nove immaginano già quel bel pasto a base di polvere che gli servirai."
Chiara sorrise.
"Sì, Louis."
Poi parlò Liam.
"Nervosa?"
"No, non proprio. Mi sento stranamente positiva. Credo che gli altri stiano salvando Kat"
"Ci riusciranno, stai tranquilla. Pensa solo ad arrivare al traguardo."
Chiara alzò lo sguardo sugli schermi e vide il countdown arrivare a cinque secondi. Fece un respiro profondo e si concentrò sulla pista.
"Sei pronta, piccola?" chiese Niall, con il suo adorabile accento irlandese e la sua voce che le scaldava il cuore.
"Sì." Riuscì a mormorare Chiara, mentre posizionava il piede sull'accelleratore.
"Allora stendili tutti".
Il countdown segnò zero e Chiara partì.

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