Terzo libro - Capitolo XLVI

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Chiara si guardava attorno continuamente, e sembrava in uno stato di incanto. Fissava tutto quello che la circondava perché non ricordava nemmeno più come fosse fatto un aeroporto.

Si imbarcò seguendo gli altri, che a quanto pare erano diretti in Inghilterra, nello specifico in un fatiscente hotel pieno di muffa. Non capiva per quale ragione fossero diretti lì, e soprattutto perché le ragazze non vedessero l'ora di tornarci. Non aveva visto molto di Dubai, ma sicuramente era più bella dell'uggiosa e piovigginosa Londra. Niall continuava a starle accanto, e nonostante lei provasse a sforzarsi, proprio non ricordava nulla di quello che erano stati insieme.

Una volta atterrati, Katherine emise quello che sembrava un sospiro di sollievo, ma era come se l'Heathrow Airport le stesse dando un personale "benvenuto a casa". Nonostante tutto sentiva un vuoto incolmabile all'interno, si portava costantemente la manina bianca al pancino, come se vi volesse trovare qualcosa, e quando sentiva che era tutto piatto, il nodo alla gola cominciava a farsi sentire. Zayn dal canto suo non faceva altro che sorriderle continuamente, cercando di donarle quel briciolo di forza in più che serviva ad entrambi per andare avanti. Erano insieme, e alla fine era già qualcosa.

Alla vista del grigiore di Londra, Rose ricordò come sarebbe stata la sua vita dall'abbandono dell'hotel in poi. Ian le aveva concesso circa un mesetto per raccogliere le proprie cose e trasferirsi nella sua villa fuori città.
"Da questo punto di vista è stato comprensivo. Ti sta dando il tempo di staccarti da noi."
Rose rabbrividì e strizzò gli occhi.
"Un mese potrebbe rovinare ancora di più la situazione e renderla più dolorosa. Forse sarebbe meglio andarmene e sparire."
Louis scosse la testa.
"Non puoi farlo" mormorò. "Non puoi, semplicemente non puoi. Puoi anche non dare spiegazioni, ma devi sistemare le cose. Tipo Chiara, tipo Katherine, tipo Harry e tipo Liam. Sono le persone che ti sono state più accanto e non meritano un distacco così netto."
Rose non si era nemmeno accorta di aver sgranato gli occhi e schiuso la bocca.
"H-hai ragione."
Louis si guardò attorno ansiosamente e notò con sollievo che nessuno li stava ascoltando. Erano i primi del gruppo a raggiungere il punto di check-out. Presto la fila si formò e Chiara e Liam erano esattamente dietro di loro.
"Ne parliamo dopo." Dissero, all'unisono. Poi risero insieme.

Harry sentì quelle due risate unite come uno stridio particolarmente fastidioso. Più si avvicinavano a casa, più aveva la sensazione che Rose si allontanasse. Di cosa dovevano parlarne dopo? Cosa c'era di tanto segreto ed importante? All'improvviso si sentì solo in un gruppo di una decina di persone. Le persone a cui si era affidato per una vita intera, Zayn e Louis, erano con Katherine e Rose, le nuove persone a cui si affidava da pochi mesi a quella parte.
Voleva stare con uno di loro, uno qualsiasi e ridere, dimenticarsi di quella sensazione che non lo faceva dormire tranquillamente. Come se lo percepisse, Katherine lo prese per mano con la mano libera e camminò tra lui e Zayn. Harry si chinò verso Katherine, di una ventina abbondante di centimetri più bassa e le lasciò un bacio sulla guancia.
Zayn notò il gesto e non poté fare a meno di vedere la somiglianza dei capelli tra i due. I capelli di Harry si erano chinati con lui, creando un'unica chioma con quella di Katherine e non si notava neanche la differenza. Sia Harry che Katherine avevano dei bellissimi boccoli castani, che alla luce del sole sembravano avere fili di oro e rame. Se non fosse stata la sua ragazza, sarebbero stati quasi carini insieme. In quei giorni si erano avvicinati molto, ma la cosa davvero non lo infastidiva. Erano la sua cerchia più stretta di amici e quel che più simile aveva alla famiglia. E soprattutto, si leggeva nei loro occhi che era affetto strettamente legato all'amicizia.
Istintivamente usò la mano libera per passare una mano tra i ricciolini della ragazza, più corti di quelli dell'amico, che ostentava invece una chioma riccia che ormai sfiorava le spalle.
Incredibile come le persone più importanti della sua vita si somigliassero, come se fosse destinato ad essere amato da uno specifico tipo di persona.
Certo, non era una somiglianza evidente, erano solo dei capelli, alla fine.

Liam scese dal taxi per primo, tenendo la portiera aperta per Chiara. Niall era subito dietro di lei, che l'aiutava a camminare. Si muoveva ancora lentamente, segno che aveva bisogno di tanta fisioterapia, e anche i movimenti del collo erano molto rigidi.
Chiara alzò gli occhi nocciola per guardare l'hotel. Corrugò le sopracciglia e arricciò le labbra.
"Che merda" commentò, in italiano, ma sia Liam che Niall capirono ed emisero una breve risatina.
"Sì, non è un granché. Ma è casa."
La ragazza si strinse nelle spalle e si appoggiò alle spalle dei suoi bodyguard. Continuava a trovare Niall estremamente bello, ma c'era qualcosa in lui che la spaventava, come se fosse sbagliato provare quell'attrazione.
Liam era un ragazzo molto gentile e aveva dei bei lineamenti, ma Niall era di una bellezza che toglieva il fiato e con lui qualsiasi ragazzo spariva.
Liam aprì la porta e la fece entrare in quella che prima doveva essere la reception. Chiara fissò il bancone impolverato e il marmo rovinato dal tempo e dalle troppe chiavi che si erano strofinate contro.
Ad un tratto, un vero e proprio fulmine a ciel sereno si scatenò nella sua mente.
Vide degli occhi nocciola come i propri guardarla tristi. Poi il corpo di sua madre pallido ed inerme, con un completo blu notte in una bara color mogano.
Crollò sulle ginocchia e scoppiò in singhiozzi, prendendosi la testa tra le mani. Sapeva che la sua famiglia fosse morta, l'aveva capito quando li aveva visti in quella sorta di giardino e quando il suo angelo biondo gliel'aveva confermato con quei pozzi di cielo che aveva per occhi.
Ma ricordare era tutt'un altro discorso. Sentì il cuore dolerle così tanto da desiderare di poterselo strappare e iniziò a darsi pugni da sola sul petto e a gridare frasi senza senso.
Liam la guardò nel panico più totale e lasciò la presa sul braccio di Chiara.
"Chiara!" esclamarono gli altri, appena entrati nella hall e si guardavano intorno terrorizzati, non sapendo cosa fare.
L'unico a mantenere il sangue freddo fu Niall. Afferrò Chiara dalle spalle con le braccia muscolose e strinse forte, facendo aderire i corpi. Applicò una pressione tale per farla calmare, anche se la ragazza inizialmente oppose resistenza. Poi sentì il battito cardiaco calmarsi, placando i singhiozzi e il respiro tornare regolare. Tutti lo fissavano stupiti e fecero per dire qualcosa per complimentarsi ed esprimere il loro sollievo, ma una voce femminile, con un fastidioso accento americano li precedette.
"Ben tornati, stronzetti."

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