Capitolo XL

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Song: Fighter - Christina Aguilera

Rose si sbottonò la camicetta e si ravvivò i capelli. Aveva di proposito calcato il trucco, per mettere in risalto gli zigomi e le labbra rosse. Aveva abbondato anche di mascara per poter sbattere le ciglia come si deve.
Gli stivali con il tacco erano sexy ma comodi e soprattutto poteva correre facilmente. Osservò la mappa che Chiara le aveva dato e si guardò attorno. La zona era giusta. Il problema era trovare Francisco. Girò il foglio e osservò nuovamente la fotografia. Capelli lunghi, baffetti improponibili, viso magro, carnagione olivastra.
Sospiro e piegò la mappa, infilandola nella scollatura. Tastò la pochette rossa e si assicurò che la pistola fosse lì. Sentì la forma familiare attraverso la stoffa e fece un sorrisetto di sollievo.
Imboccò un vicolo e svoltò in una strada più grande. Quello che le sembrò un ragazzino stava fumando una sigaretta e in una mano aveva un coltellaccio la cui lama metteva i brividi.
Era lui.
Rose fece un respiro profondo e camminò lentamente verso di lui, molleggiando un po' in modo da sembrare una qualsiasi prostituta di quel quartiere inaffidabile.
Doveva fingere di essere araba, quindi improvvisò l'accento che aveva sentito dalle hostess in aereo e si avvicinò.
"Ehi, bello" disse, attirando subito l'attenzione del ragazzo che alzò lo sguardo e gettò via il mozzicone della sigaretta.
"Ciao dolcezza" rispose il ragazzo, in un inglese fortemente influenzato dal portoghese.
"Ehi, senti..." gli si avvicinò e con un dito percorse dalle clavicole al petto ossuto. "Ti va un po' di compagnia stasera?"
Francisco si leccò le labbra e ripose il coltello nella cintura. "Quanto vuoi? So che qui non vi fate pagare molto..."
"No, infatti." Ormai Rose gli invadeva lo spazio vitale.
"Dammi quindici" disse, soffiandogli nell'orecchio.
Sentì le mani luride del ragazzo prenderla dai fianchi, e all'istante Rose gli conficcò il tacco nel piede. Il ragazzo si piegò in due per il dolore lancinante e così facendo, diede possibilità a Rose di estrarre nuovamente il coltello dalla cintura. Con un ginocchio puntato agli addominali e un gomito ben alzato per mantenere il coltello lo bloccò alla parete. Con la mano libera, poi, prese la pistola dalla pochette e gliela punto alla tempia.
"Quindici secondi per ucciderti."
Il ragazzo strabuzzò gli occhi e in quell'istante Rose premette il grilletto. Poi si spostò e lasciò che il corpo si accasciasse contro la parete. Ripose la pistola e chiamò Harry.

Harry vide lo squillo di Rose e deglutì rumorosamente. Si era nascosto dietro un automobile e aveva già individuato Enrique. Un istante dopo, anche lo squillo di Zayn.
Harry si fece coraggio e camminò a grandi passi verso l'uomo corpulento. Era alto quanto lui, ma era il doppio in larghezza.
L'uomo lo vide e corrugò la fronte.
"Amico,che vuoi?"
Harry gli sferrò un pugno dritto alla mascella, cogliendolo di sorpresa. Ma l'attimo di esitazione durò pochissimo perché Enrique si affrettò a riprendersi. Afferrò Harry da una spalla e caricò un calcio potente, che il riccio riuscì a bloccare prendendogli la caviglia. Così gli fece perdere l'equilibrio e lo fece cadere.
Non aveva fatto i calcoli con l'agilità dell'uomo, che ruotò la gamba in modo da far inciampare anche lui. Si rimise in piedi e prese Harry dalla nuca, facendolo sbattere contro il pavimento più volte. Il ragazzo sentì il sangue invadergli la bocca e la vista annebbiarsi. Il piede pesante dell'uomo premeva tra le scapole, costringendolo a stare steso sull'asfalto.
Un istante dopo il peso svanì. Si rimise subito in piedi e vide Zayn che aveva chiuso il braccio intorno al collo di Enrique. Poi aveva preso la pistola dalla cintura dell'uomo e gliel'aveva puntata alla tempia.
"Questo è per la mia ragazza" sibilò. Poi premette il grilletto e tolse il braccio, in modo da non sporcarsi di sangue.
"Dov'è Rose?" chiese Harry, con il cuore che cavalcava nel petto.
Ad un tratto una voce soffiò nel suo orecchio e un profumo inebriante gli invase le narici.
"Ciao, splendore."

Katherine stringeva disperatamente la mano di Phoebe, temendo che sarebbero state le prossime.
L'autista sentì quei tre spari ravvicinati e capì. Fece per mettere in moto, ma la bionda fu più veloce di lui. Lo prese dalla nuca e lo fece scontrare contro il volante violentemente, facendogli perdere i sensi.
Katherine lanciò un urlo spaventato e si coprì il viso con le mani.
"Stai tranquilla, ti prego. Non piangere." Mormorò.
"E se tornassero gli altri tre e lo vedessero? Incolperebbero noi!" esclamò l'altra, singhiozzando.
Phoebe le accarezzò le guance bagnate.
"No, no, fidati che non torneranno."
Un attimo dopo i finestrini esplosero. Katherine urlò e si strinse a Phoebe, tremando.
"Kat" sentì tre voci chiamarla, incredule.
Alzò gli occhi, ma lei riuscì a vedere solo Zayn. Sembrava smagrito, e la barba nera sottolineava ancora di più i zigomi scavati. I suoi occhi, però, erano sempre gli stessi.
Phoebe aprì la portiera e Zayn si ritrasse per permettere a Katherine di uscire. La ragazza, però, restò inerme, con gli occhi che brillavano di lacrime.
Zayn allora si protese e l'abbracciò, sollevandola tra le braccia. Katherine avvolse le cosce intorno al suo bacino e nascose il viso nel suo collo.
Sembrava ancora più piccola, pensò Harry, avvicinandosi ai due insieme a Rose. Si strinsero tutti intorno a Katherine, che piangeva.
Da in braccio a Zayn, la ragazza si allungò per abbracciare entrambi e baciò le loro guance, mormorando dei "grazie" interrotti dai pianti.
Phoebe tossì, per attirare l'attenzione.
"Dovete portarla in ospedale."
Zayn sbatté le palpebre. Non si era nemmeno accorto della bionda e fu sorpreso di trovarla lì. Poi intuì che faceva da spia.
"Enrique l'ha ridotta malissimo." Proseguì.
"Ho fatto bene ad ucciderlo, quel figlio di puttana." Sputò Zayn, disgustato, anche se aveva le guance rigate di lacrime proprie e di Katherine.
Rose annuì e prese il cellulare.
"Ci penso io."
"Mi di-di-dispiace" singhiozzò Katherine, nell'incavo del collo di Zayn. "D-dovevo ascoltarti"
Zayn le accarezzò i capelli ricci che le incorniciavano il volto pallido.
"Shh." Bisbigliò lui, prima di premere dolcemente le labbra su quelle della ragazza. In quel momento fu come se il cuore tornasse a battere. Sparì tutto intorno a loro, quel quartiere orrendo, la macchina distrutta, il corpo di Enrique a pochi metri e quelli di Miguel e Francisco nelle vicinanze. Sparì l'autista accasciato nella macchina, sparì Phoebe e sparirono Harry e Rose che parlavano al telefono e cercavano di farsi capire dal centralinista arabo. Sparirono quei quattordici giorni interminabili e quei chilometri che aveva percorso per tornare da lei.
C'era lui, con il suo cuore tra le braccia, che aveva smesso di piangere e si preoccupava esclusivamente di baciarlo fino a farsi mancare il fiato.
Era sua, e con quella consapevolezza, tutto il resto sparì.

In gara erano rimasti solo in tre. Gli altri erano stati portati fuoripista, oppure si erano ribaltati nel tentativo di sorpassare e prendere velocità.
Chiara continuava a guidare, dando gas e sentendo la voce di Niall che la rassicurava.
"Amore, sei vicina!" esclamò. "Mancano duecento metri al traguardo!"
Chiara sorrise. Ce l'aveva fatta davvero.
"Rose mi ha appena mandato un messaggio" disse Louis. "Kat è scossa, ma sta bene. La stanno portando in ospedale!"
"Ce l'abbiamo fatta, amore, hai visto? Abbiamo vinto noi!"
Come a confermare che tutto era andato bene, in quel momento Chiara tagliò il traguardo e i megafoni annunciarono la vittoria della numero otto.
Chiara rallentò e premette il freno. La macchina, però, non rispose.
"Niall..." disse la ragazza, sentendo una bruttissima stretta fredda chiuderle lo stomaco.
"Amore, dimmi. Ehi, ma dove stai andando? Fermati!"
"Niall..." ripeté Chiara, sentendo le lacrime sgorgare dagli occhi. "L'ha manomessa. Non voleva condividere il montepremi con me."
Liam sentì il sudore congelarsi addosso.
"Che significa? Chiara, mi senti?!" la sua voce si fece più acuta. Louis si stropicciò gli occhi.
"Niall..."
"Amore, non può essere!" gridò Niall. "Chiara, so che ti piace correre, ma fermati! Fermati!"
Ormai era in lacrime e singhiozzava. Non voleva ammetterlo, ma le sue lacrime avevano già capito e ormai andavano da sole.
"Ti prego ascoltami!" lo interruppe Chiara. Niall tacque e si mise in ascolto.
"Promettimi una cosa"
"Tutto quello che vuoi" E in quel momento l'amore sovrastò panico e paura senza la minima difficoltà.
"Sta' vicino a tutti, soprattutto a te stesso. Non allontanarti dal senno, capito?"
"C-chiara, che significa?"
"Ti a-"
In quel momento l'auto argentata numero otto si schiantò contro gli spalti, ribaltandosi. Una lingua di fumo grigio e denso uscì dal cofano. Calò un silenzio tombale, prima di esplosione di urla.
Niall crollò sulle ginocchia e prese il cellulare tra le mani.
La striscia verde sul led si colorò di rosso. Sugli occhi di Chiara lampeggiò una scritta: "Chiamata terminata".

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