Capitolo LII

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Luke non si era reso conto di quanto gli mancasse la presenza protettiva di Chiara fino a quando non l'aveva persa. Chiara era parte fondamentale della sua vita, un muro portante.
Aveva distrutto le sue certezze e ne aveva create delle nuove. Non lo avrebbe stancato mai. Ora che era tornata, si sentiva di nuovo al sicuro e soprattutto si sentiva forte.
Chiara, al contrario, era debole e andava protetta ed era il momento giusto per ricambiare il favore.
Per la prima settimana, tutto era andato bene. Ashton, che inizialmente non era contentissimo della nuova arrivata, si stava pian piano abituando e non faceva più tante storie.
Ma ora, Luke si sentiva un ladro. Be', lo era, ma non un ladro di ragazze e di amore. Stava approfittando di Chiara e della sua memoria persa per ricevere baci, abbracci, "ti amo" e carezze. Non erano per lui e lo sapeva, non le meritava. Luke aveva sempre rubato oggetti ad altri criminali per servire prima Dominic, e ora Ashton. Ma non aveva mai rubato il cuore di una ragazza, su cui era già scritto un altro nome.
Aveva visto come Chiara era corsa da Niall per farsi perdonare, dopo la gara, e come lui l'aveva accolta tra le proprie braccia. Liam gli aveva raccontato come Niall aveva ucciso Dominic senza pietà, reclamando vendetta per la perdita del proprio amore. Luke, per quanto abile ladro, non avrebbe mai azzardato una cosa del genere. Piuttosto, avrebbe tentato un furto a Buckingham Palace. E poi, aveva visto lo sguardo di Niall quando aveva lasciato Chiara alle sue cure. Era un uomo distrutto, un uomo a cui avevano portato via tutto e non riusciva a capacitarsi che quello fosse Horan, il ragazzo cagnolino di Tomlinson. Non potevano essere la stessa persona.
Ed era proprio per quello che si rendeva conto che lui, per quanto l'amasse ancora, non meritava Chiara.
Finitosi di sfogare contro il sacco da boxe, si tolse i guantoni e bevve un lungo sorso di succo energetico.
Quella sensazione non lo lasciava più. Era una sorta di senso di colpa misto ad inadeguatezza e nostalgia. Era una tale confusione di emozioni che non avrebbe consigliato a nessuno, neanche a Dominic, anche se ormai era morto.
Chiara non ricordava ancora dell'uomo e Luke non sapeva se esserne sollevato o meno. Per ora ricordava della morte della mamma, del fratellino e di Luke. Si appoggiò alla parete, gettando la testa all'indietro, come se solo un muro di cemento potesse reggerla per quanto se la sentiva pesante.
Ad un tratto, un urlo acuto squarciò il silenzio della banca abbandonata. Dall'altro lato della stanza, Calum smise di allenarsi e guardò Luke con aria interrogativa.
Un altro urlo, seguito da colpi in successione e altre grida, che andavano alzandosi di volume fino a diventare simili agli ultrasuoni.
Luke lasciò la bottiglietta di succo energetico e si precipitò nella stanza di Chiara. Come aveva immaginato, era proprio lei, che urlava e tentava di strapparsi i capelli. Lo guardò con gli occhi iniettati di sangue per le poche ore di sonno e gridò ancora più forte, mentre le lacrime le rigavano le guance fino alla mascella e a tuffarsi poi sulle sue clavicole.
Chiara diede un colpo al muro, poi mise le dita ad artiglio e tentò di raschiarlo, e con l'altra mano faceva la stessa cosa sul suo petto, causandosi graffi rossi sul seno.
"BASTA!" gridò Luke, afferrandole saldamente i polsi. "BASTA!"
Sorprendentemente, Chiara obbedì. Il petto si alzava e si abbassava velocemente, mentre lei fissava il vuoto.
Le lacrime avevano smesso di scorrere, anche se le guance erano ancora bagnate per quelle versate precedentemente.
"Dominic" sibilò Chiara, stringendo gli occhi verso il nulla. Poi si voltò verso Luke, che lasciò la presa sui polsi. Sembrava essersi calmata, anche se aveva ricordato il ricordo più brutto che avesse.
"Luca è morto per colpa del padre e di quella dannata banda brasiliana." Disse, con voce monotona, come se fosse un'altra persona a parlarne.
Luke annuì, guardandola negli occhi e perdendosi in quel bellissimo color nocciola cangiante, che in quel momento tendeva più al verde per via della luce del sole.
"Dominic mi ha tolto l'infanzia" mormorò, e la voce le si incrinò.
"E la famiglia" aggiunse, mentre le lacrime ricominciavano il loro percorso lungo le guance di Chiara.
"Me le ha mozzate come una sigaretta fumata troppo in fretta" disse, e il battito cardiaco aumentò in pochi secondi.
"DOMINIC!" gridò, portandosi le mani ai capelli. E infine, l'ennesimo urlo lancinante. "Ventitré colpi all'addome! Per colpa sua! "
Luke scoppiò a piangere senza neanche rendersene conto e l'abbracciò.
Chiara si dimenò con tutte le sue forze, scalciando e tirando pugni.
"LUCA!" gridava, tra i singhiozzi e urla senza senso. "LUCA! Lasciami, lasciami!"
Ma Luke non obbediva e rafforzava la presa più che potesse. Niall aveva detto che funzionava, ma evidentemente non era quello il caso. O almeno, non con lui.
Luke si sentì nuovamente un ladro.
La porta si spalancò e Ashton comparve sulla soglia, con una siringa nella mano destra, tenuta come se fosse un pugnale.
"Tienila ferma" disse, con tono asciutto, come se fosse normalissimo sedare una ragazza.
Luke sgranò gli occhi e tentò nuovamente di stringere la presa intorno al corpo di Chiara, che singhiozzava e si dimenava. Non avrebbe mai voluto ricorrere ad una cosa del genere, ma era terrorizzato e non vedeva altra via d'uscita. E pensare che aveva ritenuto l'acquisto della morfina una spesa inutile.
Ashton bloccò Chiara afferrandole le guance con la mano libera, mentre la ragazza tentava di mordergli le dita. Ma Ashton fu più forte: infilzò l'ago nella carotide e premette lo stantuffo.
Luke sentì man mano i muscoli della ragazza rilassarsi, fino a farla bloccare completamente. Poi il peso del suo corpo la fece crollare a terra, visto che il ragazzo non era abbastanza forte da reggerla. Con l'aiuto di Ashton l'adagiò sul giaciglio improvvisato che consisteva in una brandina con qualche copertina troppo leggera e la coprì come meglio poteva.
Si mise una mano in tasca e prese il cellulare, componendo un attimo dopo il numero di Niall. Era tempo di restituire il bottino al legittimo proprietario.

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