Capitolo XVI

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Chiara aveva guardato la scena di Zayn e Katherine che si baciavano con gli occhi spalancati. Niall si era addormentato di fronte a lei, con le braccia sotto la testa che si gonfiavano per via dei muscoli. Respirava regolarmente, gonfiando e sgonfiando il petto.
Gli si avvicinò gattonando e lo scosse per svegliarlo. Il ragazzo aprì gli occhi celesti e la guardò, confuso.
"Che succede?"
Chiara indicò i due ragazzi e Niall si mise seduto per guardarli.
"Che sogni strani che faccio..." mormorò, stropicciandosi gli occhi. La ragazza gli diede un pizzicotto.
"Non è un sogno, idiota."
Niall sbarrò gli occhi.
"Se Louis dovesse arrivare all'improvviso ucciderebbe sia lei che lui!" esclamò, guardando Chiara con gli occhi spalancati.
Chiara annuì, visibilmente preoccupata.
"Non so perché lo stiano facendo. Non ci capisco niente..."
Niall si strinse nelle spalle. "Non ne ho idea."
I due si guardarono negli occhi per un po'. Chiara non riusciva a non guardarli. Erano di un celeste così bello, così puro, così simile a...Scosse la testa per scacciare il pensiero.
"Uhm, tu non hai fame? Visto che ora Louis sarà occupato posso procurarvi qualcosa più sostanzioso delle barrette di cereali."
Chiara scosse la testa, rifiutando. Quegli occhi celesti erano davvero più belli di quelli di Luke. Ma rifiutava l'idea. Il ragazzo si stiracchiò i muscoli intorpiditi dal sonno.
"Penso che chiederemo a Louis di dimettersi" disse, come se fosse un discorso qualsiasi di due amici al bar. "Sta esagerando, davvero. Non è mai arrivato a trattare delle ragazze in questo modo e soprattutto non ha mai picchiato uno di noi."
"È colpa nostra." Disse Chiara. "Lui voleva farci scappare e Louis l'ha punito per colpa nostra."
Niall scosse la testa.
"Nessun motivo è valido, Chiara." Era la prima volta che la chiamava per nome. "Liam è il mio migliore amico. Mi ha seguito in questa pazzia..." Si indicò intorno. "E non meritava assolutamente di essere trattato in quel modo."
Chiara tacque, pensierosa. A che gioco stava giocando il biondo? Era...simpatico. Insomma, una compagnia piacevole, se non si insultavano.
Poi ricordò le sue mani chiuse in pugni contro la propria pelle e rabbrividì. Era solo senso di colpa, capì. Non gli interessava altro che togliersi il senso di colpa di dosso. Ma perché ci rimaneva male?
"Chiara, sei scema?" si disse. "Ti ha fatto male fisicamente e ora gli permetti di farti male anche psicologicamente?"
Appoggiò la testa contro il muro e chiuse gli occhi.
"Visto che Liam non può, se ti va ti curo io quei lividi..." mormorò il ragazzo, indicando le sue braccia.
Chiara riaprì gli occhi e corrugò le sopracciglia.
"Ti piace vedermi nuda, Horan?"
Il ragazzo arrossì, ma rise. Chiara non poté fare a meno di ridere con lui. Aveva un suono di risata piacevole, contagioso, e a Chiara bastava poco per ridere.
D'altro canto Niall sentì la risata da bambina di Chiara e rise anche di più.
"Per carità, non sei male. Ma non mi piace vederti con quei brutti lividi e visto che dovrò comunque curare Liam tra poco, curo anche te"
Chiara accettò.
"Allora vieni. Katherine è appena andata da Tomlinson, quindi è occupato." Le porse la mano per farla alzare. Come al solito, Chiara la rifiutò, ma non perché volesse fargli un dispetto, semplicemente era orgogliosa e voleva alzarsi da sola.
Si ripulì i pantaloni dalla polvere della soffitta e seguì Niall fuori.

Rose aveva visto le labbra di Katherine e di Zayn incollate e si era sentita sbiancare. Voleva alzarsi e spintonare Zayn da parte, urlandogli di lasciar stare la propria sorella.
Poi si accorse che la mano sottile e bianca di Katherine era intrecciata a quella olivastra e tatuata di Zayn, creando un contrasto di colori particolare. Quindi, lei voleva baciarlo. Si vedeva da come si alzava sulle punte dei piedi per andargli incontro più che poteva.
L'altra mano di lui vagava dalla guancia della ragazza, ai suoi ricci, alla sua schiena e infine al fianco, mentre lei teneva la mano stretta intorno alla maglietta del ragazzo.
Rose sentì il cuore sprofondare mentre li fissava.
Harry poco dopo si svegliò dal suo sonnellino con la schiena a pezzi per la posizione scomoda. Aprì gli occhi e si stiracchiò.
Notò che la ragazza fissava un punto in particolare con aria apprensiva e seguì il suo sguardo. Appena vide i ragazzi baciarsi fece un sorrisino. Zayn parlava di Katherine nel sonno da una settimana. Harry lo sapeva perché le loro stanze erano vicine e aveva sentito la voce dell'amico urlare "Kat" e ora aveva la conferma che non parlasse di gatti.
Harry, grazie al cielo, non parlava nel sonno. O almeno così credeva, visto che nessuno gli aveva mai detto niente.
Rose si girò verso Harry con le lacrime che le tremavano tra le ciglia nere. Dalla sua espressione Harry capì che si sentiva tradita dall'amica.
"M-ma..." balbettò, non riuscendo a formulare una frase di senso compiuto. "È una visione? N-non può essere vero!" La ragazza sbatté più volte le palpebre, come a scacciare quella scena.
"Be', se lo vediamo entrambi direi che è proprio vero..." mormorò Harry, rimboccandole le coperte per evitare di sorridere apertamente. Era contento per l'amico. Sembrava che quel ghiaccio che si era creato intorno al suo cuore si stesse sciogliendo per mano di quella ricciolina.
"Non capisco cosa stia succedendo, davvero." Disse Harry, dando un'occhiata ai due. "Oddio, la lingua no!"
Rose si nascose sotto la coperta e richiuse gli occhi.
"P-perché anche lei?" Non la smetteva di tremare, notò Harry. Voleva stringerla fino a farle mancare il fiato e calmarla, ma avrebbe reagito anche peggio. Avrebbe interrotto quel bacio così dolce solo per chiedere a...Come diavolo si chiamava?! Kelly? Harry non riusciva a ficcarselo in testa. Vabbè, avrebbe interrotto il bacio per chiedere alla piccolina di Zayn di abbracciare Rose e stringerle la mano, come le aveva visto fare in svariate occasioni.
Poi la ragazza si staccò dalle labbra dell'amico e si precipitò fuori, con le guance rosse. Harry la osservò e gli ricordò qualcuno, ma non riuscì a capire chi.
"Le chiederai spiegazioni dopo, Rose. Sicuramente c'è un motivo valido." La rassicurò il ragazzo.
"L'ha picchiata a sangue! E ora che fa? La bacia?"
"Be', anche a Zayn è dispiaciuto tanto farlo." Usò anche senza nemmeno accorgersene e poi si maledì mentalmente. Grazie al cielo, Rose non ci fece caso, scossa com'era. Si raggomitolò come un gatto e cercò di riaddormentarsi.
"Magari a lui ha colpito il modo di superare la situazione difficile. Si è accorto di quanto fosse piccola e indifesa e di quanta voglia avesse di proteggerla."
Harry non parlava di Zayn. Se n'era già dimenticato, con la stessa facilità con cui dimenticava il nome della piccolina. Harry parlava di sé e mentre lo faceva guardava Rose intensamente, nonostante lei fosse ad occhi chiusi. La ragazza aprì gli occhi scuri.
"Harry, non è baciandola che la proteggerà da quello che Tomlinson sta per farle. È tremendamente schifoso tutto questo!" esclamò Rose.
Harry si beò di come lei pronunciava il suo nome, poi si ordinò di concentrarsi per rispondere e smettere di fissarla.
"Be', ma almeno baciandola le ha fatto conoscere la differenza tra quello che farà Louis e l'amore."
"Se lo dici tu..."
"Non lo so, magari è solo un film mentale mio. Ma sono sicuro che a Zayn sarebbe piaciuto conoscere..uhm, la sua piccolina anche fuori da una situazione così. Non credo l'abbia fatto per pietà o altro."
Di nuovo, il ragazzo non parlava di Zayn.
Rose ridacchiò con una risata bassa e affascinante. Non aveva una risata stridula o acuta come la maggior parte delle ragazze. Era bassa, sommessa, da donna adulta.
"La sua piccolina?"
Harry rise. "Non ricordo mai come si chiama" ammise.
"Katherine" rispose Rose, sempre con un sorriso sulle labbra rosse. Il ragazzo chiuse gli occhi e ripeté il nome più volte per fissarselo in testa.
"Tanto domani me ne scordo di nuovo." Disse Harry, sorridendo e mostrando le fossette. Rose non le aveva mai viste, come non aveva mai visto il suo sorriso. Scoppiò a ridere e si coprì la risata con la coperta.
Harry allungò le mani e le tirò giù la coperta. Voleva vedere la sua risata.
"Non prendermi in giro!" esclamò, facendole la linguaccia.
"Ma sei tu che ti prendi in giro da solo!" ribatté la ragazza, senza smettere di ridere.
"E tu mi aiuti a prendermi in giro! No, no, non si fa!" Il ragazzo usò un finto tono di rimprovero, ma sorrideva. Ma quel tono ricordò alla ragazza le corde, i pugni, la trave della cantina e rabbrividì di nuovo.
"S-scusami" mormorò, allontanandosi.
Harry notò il cambiamento repentino all'istante, visto che le teneva gli occhi incollati addosso.
"Hey, stavo solo scherzando..."
I denti della ragazza affondarono nel proprio labbro inferiore, nervosamente. Aveva ancora paura di lui.
"La strada è lunga e noi abbiamo così poco tempo..." mormorò Harry, a sé stesso.
"C-cosa? Di quale strada parli?" chiese lei, confusa. Harry si sentì arrossire, convinto di aver parlato nel proprio cervello e non ad alta voce.
"Oh, scusa..Parlavo a me stesso. Perché io sono capace di pensare, lo sapevi?" La mise sul ridicolo, ma la ragazza fece una smorfia che voleva essere un sorriso e che si affrettò a nascondere. Poi, come a volersi scusare, scostò la coperta e gli fece cenno di avvicinarsi. Harry spalancò gli occhi verdi e le si avvicinò lentamente, coprendosi con le coperte ma senza toccarla. L'avrebbe solo spaventata. E infatti lei mantenne le distanze.
"Mi stai mettendo alla prova?" domandò, disegnando con un dito il ricamo della coperta.
Rose aggrottò le sopracciglia.
"C-cosa? No!"
"Ah..." si accucciò meglio nel giaciglio improvvisato. "Mi sembrava volessi vedere quanto gentile potessi essere. Ti avviso che faccio schifo. Non sono abituato alla gentilezza, ma voglio imparare da te. Vi ho viste in questi giorni. Vi volete bene e vi conoscete da un mese scarso. Vi invidio."
Il ragazzo non sapeva perché si stesse aprendo così tanto con lei. Ma non riusciva a stare zitto.
"N-non cerco gentilezza da te, Harry. Cerco solo di dimenticare te e questo posto..."
Il ragazzo annuì, con un'espressione di dolore dipinta sul volto.
"Faresti bene." Calò il silenzio su loro due, mentre sentiva le risate di Chiara e Niall.
"Mi chiedo solo se..." iniziò il ragazzo, poi lasciò cadere la frase, sospendendola. La ragazza parlò con gli occhi chiusi.
"Se...?"
"Mi chiedo cosa sarebbe successo se ci fossimo incontrati altrove. In un'altra vita, in un'altra situazione. Tipo a scuola o su un bus per andare a lavoro. Ti avrei notata e ti avrei tenuto il posto ogni giorno, memorizzando che salivi ad una certa fermata e ne scendevi ad un'altra. Ti avrei tenuto il posto accanto al finestrino, perché sei una a cui piace osservare. E le prime volte avresti tenuto gli auricolari, chiusa come sei, ma pian piano te li avrei fatti togliere con una scusa o con un'altra. Ti avrei chiesto di uno sciopero dei mezzi, oppure di altre linee di bus che si potevano prendere. Cazzate del genere. Poi a furia di parlare ci saremmo presentati e da quel giorno sederci vicini sarebbe stato un rito. Tu avresti abbandonato gli auricolari e avresti accolto la mia voce. Poi ti avrei chiesto di prenderci un caffè o un tè insieme. E chissà, se tu ti fossi trovata bene con questo ragazzo ignorante ma divertente avresti accettato di uscire con me e ti saresti messa una gonna a fiori e il rossetto rosso. Siccome sono così, e sono un deficiente, avrei fatto un lavoro bassamente stipendiato e quindi ti avrei portata in un fast food patetico anni Ottanta, con le luci a neon rosa e blu e l'olio che non cambiano dagli anni Ottanta e la puzza di fritto che finisce anche nelle mutande. E avremmo riso per il servizio scadente e la vecchietta che ci avrebbe servito a tavola. E dopo aver riso ti avrei baciata, perché alla tua risata non saprei proprio resistere."
Harry voleva sprofondare appena pronunciò l'ultima parola. Ma poi si accorse che il respiro della ragazza era diventato regolare.
Si era addormentata. Sperò che perlomeno le sue parole le avrebbero fatto fare sogni d'oro.

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