Capitolo XLIII

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Capitolo XLIII

Song: One Direction – Right Now

Chiara sbatté le palpebre più volte e mise a fuoco una superficie bianca. Capì che era una parete qualche momento dopo, visto che era di un bianco sporco. Un istante dopo, il suo naso fu colpito da un forte odore di disinfettante, mischiato ad un profumo famigliare, ma che non sapeva esattamente associare.
La sua vista migliorò e si accorse dei filamenti di una porta su quella parete. Le orecchie si stapparono e i rumori giunsero ai suoi timpani. Un "bip" costante proveniva dalla sua destra. Girò il collo, che rispose a fatica al comando, e vide una macchina che segnava il ritmo del suo battito cardiaco.
Alle sue orecchie, poco dopo, giunse anche una voce dall'accento strano, ma piacevole da ascoltare. Un po' chiuso e strascicato, ma bello.
"Chiara" la chiamò, ponendo enfasi sulla "a" e pronunciando una "r" strana, particolarmente vibrata.
A fatica, riuscì a muovere il collo verso la voce e finalmente il bianco della stanza fu interrotto da un celeste intenso di due iridi che la guardavano, preoccupate. I suoi occhi misero a fuoco un paio di labbra rosa, leggermente schiuse e una carnagione chiara, interrotta da piccoli puntini di barba color castano chiaro. Sollevò lo sguardo e vide, oltre gli occhi delle sopracciglia, castano chiaro anch'esse, che erano inarcate verso l'alto, verso dei capelli biondi, spettinati, le cui radici erano dello stesso colore della barba. Aveva le spalle larghe, coperte da una maglietta di cotone azzurro. Chiara non sapeva cosa fosse. Dubitava fosse umano.
Era bellissimo, ma nei suoi occhi mozzafiato aleggiava una tristezza e una preoccupazione che lo facevano assomigliare ad un angelo come quelli dei dipinti, con l'espressione malinconica sul volto.
"Ciao" disse Chiara, ma dalla bocca uscì un suono gracchiante e sgradevole. Cercò di schiarirsi la voce, ma aveva come un groppo in gola. Le labbra rosa del ragazzo si incurvarono in un lieve sorriso.
"Cee-ao" ripeté il ragazzo, con il suo accento strano.
"Come parli strano" proseguì la ragazza. "Sei straniero?"
Gli occhi del ragazzo si fecero confusi.
"Non capisco l'italiano, amore." Disse, in una lingua che Chiara non era sicura di conoscere. Era molto diversa da quella che conosceva lei, molto più chiusa e con dei suoni diversi, meno musicali e marcati, solo accennati e leggeri, veloci come delle ali che volano.
"Non capisco bene..." disse lei.
Il ragazzo assunse un'espressione inconsolabile. Le sue labbra tremarono appena e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Le accarezzò gentilmente una guancia e Chiara fu stupita da sentire le sue mani, callose e grandi, con le nocche rotonde e screpolate, compiere un gesto delicatissimo, che fece diventare più frequenti i "bip" del macchinario accanto a lei.
Poi le sue labbra, che l'avevano colpita così tanto, sottili, rosa chiaro, con il labbro inferiore spesso quanto il superiore e quegli angoli che andavano verso l'alto spontaneamente, dandogli come un eterno sorriso, si posarono sulla sua fronte, mentre la mano si spostava dalla guancia alla nuca.
Chiara chiuse gli occhi per quel gesto così affettuoso e sentì subito la mancanza della sua famiglia.
"Mi scusi, angelo...Lei sa dov'è mia mamma?"
Il ragazzo abbassò le palpebre di scatto ed ebbe un lieve tremito. Poi riaprì gli occhi e la guardò, e quando parlò, la voce tremava.
"C-chiara..."
Aveva capito qualcosa, intuì Chiara, perché aveva reagito male.
Dove poteva essere sua mamma?
Ad un tratto, un ricordo si fece strada nella mente di Chiara. Era successo qualche minuto prima, massimo trenta. O forse erano un paio d'ore? Non ne era sicura, ma non era passato più di un giorno.
Aveva aperto gli occhi in un giardino in cui si sentiva un odore di vaniglia fortissimo. C'era un bambino dagli occhi nocciola che giocava e la chiamava.
"Luca" disse, tra sé e sé. Cercò di sforzarsi e ricordare di più. Una parola, un suono più che altro, risuonò nella sua testa.
"Mamma"
L'immagine della donna dai capelli lunghi e castani le si era formata davanti. Sì, l'aveva vista, ed era la sua mamma. L'aveva abbracciata stretta stretta. Ricordò il suo profumo dolce e le sue braccia accoglienti. Aveva intravisto un uomo alle sue spalle, ma non poteva essere suo padre. Era più in forma, i capelli neri in ordine, le iridi nocciola che spiccavano con il bianco della sclera. Era sicura che l'ultima volta che l'aveva visto aveva le vene rosse negli occhi ben evidenti. Le era andato incontro e l'aveva stretta, insieme alla mamma e al fratellino, che si era attaccato alla sua gamba. Chiara aveva sentito il cuore rimettersi a posto. Era quella la pace. Era a casa e sentì il profumo della focaccia che sua mamma preparava sempre la domenica. Ne aveva voglia, ora che ci pensava, sentiva di non mangiarla da secoli. Ma il suo pensiero fu interrotto dalla voce della mamma.
"Amore di mamma" aveva detto, accarezzandole il viso pieno di lacrime. "Torna indietro."
In quell'istante, Chiara aveva sentito come delle mani tirarla lontana dalla sua famiglia, ma lei si era opposta ed era rimasta tra le braccia dei suoi genitori. Il padre le aveva accarezzato il viso, prima di sciogliere la presa. Le mani l'avevano tirata ancora di più.
"Non è posto per te, questo, non ancora." Aveva detto il padre, con un sorriso.
Luca le aveva regalato sorriso da angioletto e aveva salutato con la manina.
Poi il nulla. E un istante dopo, la parete bianca della stanza, il bip delle macchine e l'angelo biondo accanto.
"La mia famiglia è morta" disse Chiara, e le lacrime tornarono a sgorgare dai suoi occhi. Aveva abbandonato l'italiano, come se fosse morto con la sua famiglia. "Perché non lo sono anch'io, angelo? Dimmi, perché?"
Alzò le mani e le posò, piene di fili com'erano, sulle spalle del ragazzo e cercò disperatamente una risposta nel cielo dei suoi occhi.
Subito il ragazzo avvolse le braccia intorno al suo corpo, un po' a fatica tra i fili e le lenzuola. Posò la guancia contro la sua e sussurrò al suo orecchio, con tono dolce e paziente:
"Perché hai ancora qualcuno che si preoccupa per te e che ti ha tirata con forza, prima che potessi andartene. Tanti cuori e tante mani ti hanno trattenuta, e sai di chi era la presa più forte?"
Chiara fece staccare le loro guance per guardarlo negli occhi, e sentì una strana sensazione invaderle il corpo.
"La tua, mio angelo, vero?"
Il ragazzo sorrise, e Chiara ne ebbe la conferma: Non era una creatura umana. Non poteva, semplicemente non poteva esserlo. Era troppo bello e la faceva sentire troppo bene.
"Sì, la mia."

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