Capitolo LX

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Louis aveva abbaiato l'ordine di rapire Rose esattamente trecentosessantacinque giorni prima. Com'era finito lì, davanti alla villa di Ian?
Non lo ricordava nemmeno. Spesso, quando ti succedono le cose belle, sei talmente preso a godertele che dimentichi come siano accadute, perché proprio a te, cos'hai fatto di buono per meritarle.
Varcò l'ingresso e giunse alla porta blindata, suonando al campanello.
Il portiere, che assomigliava più ad un buttafuori per quant'era alto e muscoloso, lo riconobbe e lo fece passare.
"È in palestra."
"Come al solito." Pensò Louis, percorrendo il corridoio.
Non incrociò nessuno nel passaggio, ma sentì provenire dalla palestra grida di sforzo.
Ian pretendeva la massima forma dai suoi criminali. Il corpo di Rose era cambiato tantissimo da quando aveva lasciato l'hotel.
A Louis piaceva in entrambe le versioni. Si affacciò nel grande salone attrezzato e scorse Rose intenta a correre sul tapis roulant.
Era tutta rossa in viso e le mani erano chiuse in guantini di pelle da body building.
Lo vide e gli fece segno di altri cinque minuti.
Dopo che era andata via, Louis ne aveva sentito all'istante la mancanza. Nonostante lei fosse sgattaiolata via dal letto, Louis la voleva ancora. Era convinto che avrebbe potuto averla.
Ed era convinto bene.
Un mese e mezzo dopo l'abbandono di Rose, si era messo in macchina ed era andato da Ian.
Era sicuro che si sentisse sola e spaventata. Era il suo compleanno, e meritava un regalo, anche se non dei migliori.
Dopo aver convinto il portiere, con l'intercessione di uno della cerchia più stretta di Ian che l'aveva riconosciuto, lo avevano portato in una stanza ai piani superiori.
Rose era appallottolata sul letto.
Sembrava già dimagrita e aveva l'aspetto stanco.
Quando lo aveva visto, si era illuminata.
"Occhi Blu..." aveva mormorato, alzandosi dal letto ed andandogli incontro.
Si erano abbracciati forte, fino a farsi mancare l'aria. Le mani di Louis le accarezzavano prima la schiena, poi i capelli, poi le guance rigate di lacrime di sollievo.
Li avevano lasciati soli, e Rose aveva sorriso. Quello, non era dimagrito. Era sempre bellissimo, aveva pensato Louis.
"Che ci fai qui?" Aveva chiesto, quando si furono staccati.
"Nei tuoi occhi ho visto troppa tristezza che vorrei scacciar via. Quegli occhi sono troppo belli per poter contenere cose brutte."
Ma la ragazza non alzava lo sguardo sul suo.
"Fammi vedere i tuoi occhi, Rose." L'aveva implorata.
"Fanno schifo, hanno visto troppe cose orrende qui."
Louis aveva preso il suo mento tra pollice e indice, costringendola a guardarlo.
"Eppure sono ancora così belli. E brillano, eccome se brillano!"
Rose era arrossita.
"Sei così bello stasera..." Non vedendolo da giorni e giorni, sembrava anche più bello. I capelli castani erano leggermente mossi e incorniciavano il viso spigoloso, lungo la mascella, sul mento e sulle labbra c'era un filo di barba, che Rose avrebbe accarezzato per ore.
E gli occhi, ah, quegli occhi!
Brillavano, brillavano davvero, come due zaffiri.
"Sono solo il tuo riflesso." Aveva risposto il ragazzo.
"Voglio assolutamente perdermi in te." Era più una richiesta che un'affermazione.
E Louis l'aveva soddisfatta.

Rose uscì dalla palestra con l'asciugamano attorno al collo.
Sorrise e gli stampò un bacio sulle labbra.
"Stanca?" Chiese il ragazzo, avvolgendo le braccia attorno al suo corpo.
Rose si strinse nelle spalle.
"Ma soddisfatta."

Louis ricordò quando, dopo aver fatto l'amore, il giorno del compleanno di Rose, aveva canticchiato Tanti auguri.
Rose aveva sorriso e aveva appoggiato il mento sul petto di Louis.
"Stanca?"
"Ma soddisfatta" Aveva risposto lei, e poi aveva riso.
Louis le aveva accarezzato i capelli di un castano talmente scuro da sembrare nero.
"Noi criminali siamo schiavi del potere, dei soldi, del pericolo..eppure tu mi fai sentire così libero. Non so cos' abbia fatto di buono in vita mia, ma tu sei la migliore ricompensa. Che mi hai fatto, Fiorellino?"
Era un soprannome stupido, ma Rose lo adorava. Louis diceva che la rosa era un fiore, lei si chiamava Rose e quindi lo era anche lei.
La ragazza si strinse nelle spalle.
"Tu cosa senti?"
"Il problema è che non lo so, ho la testa piena di te, le orecchie che ascoltano la tua voce e i tuoi gemiti, le narici che respirano ancora il tuo profumo e le labbra che sentono ancora le tue, le mani che toccano ancora la tua pelle...Anche se chiudo gli occhi ti vedo all'interno delle palpebre!"
Rose aveva sentito il cuore tornare a funzionare. Quello era il regalo perfetto.
"Ci serviva solo qualcosa per ammorbidirti un po'.. poi sei già dolce di tuo."
Louis l'aveva stretta a sè, respirando il profumo e accarezzandole la schiena con i polpastrelli.
"Io voglio che il nostro rapporto sia bello per entrambi. Non voglio che tu pensi "Okay, lo faccio per farlo contento". Devi pensare "Facciamolo, mi rende contenta". Non so se mi spiego..."
Rose aveva tirato un sospiro profondo.
"Ma io voglio farlo, sul serio.. solo che non mi sono scottata, mi sono bruciata interamente..."
"Sarò il tuo ghiaccio, ma solo quando deciderai di curarti...Io non mi sono mai innamorato, anzi, non credevo nemmeno possibile farlo. Ho un cuore congelato dagli anni, dalle delusioni e dalle incertezze. Però ci tengo a te, così come tengo ai miei amici, e forse un po' di più. Ti ho vista così fragile tra le mie mani, e mi sono affezionato a te in un breve periodo. Non so quello che provo, il cuore batte sempre troppo forte e non mi fa capire niente..."
Gli occhi di Rose si erano riempiti di lacrime e Louis si era maledetto mentalmente per aver tirato fuori l'argomento. Ma doveva parlarle. Non era abituato ad essere delicato.
"Vorrei chiacchierare con te, ma sono stanca e ho solo voglia di sprofondare nelle coperte e piangere.
Dormi con me? N-non voglio dormire da sola.. Ho pa-paura di sprofondare."
Louis aveva annuito.
"Ti tengo io a galla."

Rose uscì dal bagno fresca di doccia e lo raggiunse sul letto.
Lo baciò con dolcezza.
Il suo corpo era irriconoscibile, ma il suo cuore non era cambiato. E Louis sapeva che anche i sentimenti per Harry non erano cambiati.
Ma la ragazza lo guardava negli occhi, gli sorrideva e gli accarezzava la barba sul mento e sembrava ricambiarlo. Forse non completamente e incondizionatamente, ma lo amava, a suo modo.
E Louis si accontentava.
Be', accontentarsi.
Per lui, il ragazzo che non si affezionava, il ragazzo che le aveva fatto tutto quel male, era il più grande onore.

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