Capitolo LXXIV

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Una volta aperti gli occhi, Katherine ne incontrò un paio verdi e si rilassò.
"Mickey.." mormorò e accennò un sorriso.
Il ragazzo, però, fu molto freddo nella risposta.
"Ciao."
La ragazza si mise seduta e posò una mano sulla sua spalla.
"Michael, hey..."
Il ragazzo prese la sua mano e la tolse dalla propria spalla, ma continuò a stringerla.
"No, Kat. Non mi sono incazzato perché tu chiamassi Zayn e volessi tornare da lui. Mi sono incazzato perché ti comporti come una stupida adolescente depressa! Andiamo, sei una donna bellissima, anche se piccolina di statura! Sei davvero forte e non puoi pensare davvero di buttarti nel Tamigi...per cosa? Perché uno stupido ragazzino si sta sbattendo un'altra? Ma stai scherzando? Tu vali molto di più!"
Katherine abbassò lo sguardo, per poi avvolgere le braccia attorno alle spalle di Michael.
Appoggiò la guancia contro la sua e lo strinse forte. Il ragazzo posò le mani sui suoi fianchi, sorprendendosi di quanto fossero sottili e strofinò la barba sulla sua guancia morbida, mentre respirava a fondo il profumo di miele dei suoi riccioli.
Smise di rimproverarla, dopo quell'abbraccio, perché si era già fatta perdonare per il gesto avventato.
Michael non riusciva a credere che si amasse così poco. Era la ragazza più gentile che avesse mai conosciuto, ed era bella, di quella bellezza dolce e delicata che ti resta impressa e che obiettivamente piace a tutti.
Una bambolina, l'avrebbe definita, ma non nel senso di oggetto, più nel senso di delicatezza e bellezza da custodire.
Katherine era così. Per quanto fosse fatta di materiale forte, dopo il colpo di grazia si era indebolita e bastava poco a farla spezzare.
Michael doveva ammetterlo: Zayn era il cuore di Katherine e senza di lui sarebbe stato difficile riprendersi.
Aveva visto la repentina differenza tra l'incontro della coppietta, alla gara di automobili sportive, e la richiesta di aiuto di Katherine qualche settimana prima. Sembrava di vedere solo il suo fantasma. Le guance rosse erano rimpiazzate da zigomi bianchi, gli occhi brillanti e innamorati erano solo degli occhi lucidi e imploranti di aiuto e bisognosi di sollievo. Anche l'aspetto era diverso. Le spalle erano accasciate e l'abbigliamento era largo e sciatto, i capelli perfetti erano diventati ciocche tagliate male.
Katherine gli aveva spiegato che aveva cercato di tagliarseli da sola perché sapeva che Zayn li avrebbe preferiti più corti.
"Hai un po' di ricrescita castana" disse la ragazza, facendogli i grattini tra i capelli.
Michael sorrise e la strinse meglio.
"Sono biondo cenere" spiegò. "Che colore mi faccio la prossima volta?"
"Mmh..." la ragazza si passò le ciocche colorate tra le dita delicate.
Michael abbassò le palpebre per quelle coccole inaspettate che lo rilassavano molto di più di qualsiasi rapporto con una qualunque prostituta.
"Rosa" disse lei, ridendo. "Rosa shocking."
Michael scoppiò a ridere sulla sua spalla.
"Sapevo avresti scelto quel colore"
Katherine si allontanò per poterlo guardare negli occhi.
In quel momento Michael avrebbe accorciato la distanza tra loro con un bacio coinvolgente. Assaporava già le sue labbra contro le proprie, le loro lingue intrecciate, i loro respiri mischiati e i loro corpi nudi premuti tra loro.
"E come facevi a saperlo?" Chiese la ragazza, corrugando le sopracciglia.
Michael si rese conto in quell'istante che non poteva baciarla. Non ancora, almeno. Ma avrebbe fatto in modo che lei trovasse protezione anche lui. Era già sull'ottima strada.
Si strinse nelle spalle.
"Ti conosco, piccoletta."

Nick bussò alla porta dell'hotel.
Dopo qualche istante, sulla soglia comparve proprio suo fratello.
"Zayn, hey!" Lo abbracciò immediatamente, e la reazione del fratello fu del tutto inaspettata.
Il ragazzo scoppiò in lacrime.
"K-kat.." Singhiozzò, bagnandogli la spalla di lacrime.
Nick lo strinse ancora più forte, dandogli delle pacche rassicuranti sulla spalla.
"È m-morta" balbettò Zayn, e scoppiò in un pianto ancora più isterico.
Nick sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Non si aspettava affatto una notizia del genere.
Sapeva benissimo quanto Zayn amasse Katherine e quel colpo non l'avrebbe sbloccato più. Così lo strinse ancora più forte e gli diede delle pacche più rassicuranti.
"Si è buttata nel Tamigi." Singhiozzò, balbettando e tirando su con il naso. "E io...io non c'ero!"
Era difficile capire ciò che dicesse, perché strascicava tutte le parole. Ma Nick era molto vicino a lui e capì lo stesso.
Non aveva idea di come aiutarlo.
Era un uomo distrutto, quello. La colpa gli dilaniava il cuore. Era colpa sua. Aveva cercato disperatamente di rimpiazzarla, infischiandosene di lei e dei suoi sentimenti.
La vocina fastidiosa nella testa di Zayn gli diceva che, se l'avesse amata davvero, avrebbe cercato una soluzione con lei. Invece l'aveva lasciata andare.
Una voce più rassicurante gli diceva che era stata lei a sparire, non lasciando neanche un bigliettino, e lui non aveva avuto modo di fermarla.
Ma la vocina rompipalle vinceva, dicendo che poteva benissimo mettersi a cercare LEI, non delle sue copie che si rivelavano sempre diverse per qualche aspetto e pertanto non gli andavano bene.
Quella che si avvicinava di più era Sarah, ma Zayn aveva immaginato per ogni singolo istante passato con lei un colore più scuro di capelli, un paio di occhi più tondi e scuri, e così via. Che senso aveva avuto? Nessuno.
Ora lui voleva Katherine. Nessuna copia, nessuna sosia. Lei, l'originale, la sua piccolina bellissima, il suo cuore. E voleva anche Matthew. E una casa, magari una villetta nei quartieri alti. E un cane, uno di quelli grossi ma coccoloni, che avrebbe chiamato Cookie, perché erano i dolci preferiti di Kat e così lo avrebbe accettato più volentieri, visto che era terrorizzata dai cani di grossa taglia.
Zayn si allontanò dal fratello e lo invitò ad entrare, mentre progettava come raggiungere Katherine, ovunque lei fosse.

Louis si passò una mano sul volto. Toccandosi, si rendeva conto che lo stress gli aveva causato degli zigomi molto più sporgenti.
Anche Liam aveva sottolineato quanto fosse dimagrito. Gliel'aveva detto poco prima che arrivasse quel quotidiano.
La rottura con Rose non era stata facile e il suo umore ne aveva risentito.
Il giornale gli diede il colpo di grazia.
Le parole, scritte in nero in carattere Courier New, spiccavano sul foglio bianco ed ogni minuscola letterina era un colpo al cuore.
Liam notò l'espressione di Louis smarrirsi sempre di più e gli si avvicinò, leggendo anche lui il contenuto di quel dannato pezzo di carta.
Zayn e Nick entrarono in cucina in quel momento.
Entrambi si accorsero immediatamente che ci fosse qualcosa che non andasse.
"Che succede?" Chiese Zayn. "Che succede ancora?"
Non ne poteva più. Voleva un po' di felicità. Chiedeva così tanto? Probabilmente sì, e quella era una punizione per tutto il male che aveva causato.
Gli avevano fatto conoscere il bene, e poi glielo avevano strappato pezzo per pezzo.
Louis non riuscì ad emettere una parola.
Fu Liam, come sempre, il diplomatico.
"Siamo abitanti abusivi di un hotel pericolante."
Zayn aggrottò la fronte.
"Non è mica una novità. Ci hanno sgamati e ci hanno invitati gentilmente a lasciarlo, immagino."
Nick ridacchiò.
"Ma voi non lo farete."
Liam scosse la testa.
"Dobbiamo. Domani lo abbatteranno."

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