Capitolo 8

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Chiamai Austin e Dinah, per dirgli quello che era successo.

Dinah ci rimase davvero malissimo, e si mise a piangere.

Austin si arrabbió tantissimo.

<< Vieni da me, Camila, subito >>

Mi incamminai, dove tutte le sere ci ritrovavamo per sapere i ruoli, e lí trovai Austin, con Dinah.

Lei mi saltó addosso e mi abbracció fortissimo.

<< Mila, oddio, non ci posso credere... Cosa ti ha fatto quello stronzo? >> disse tra un singhiozzo e l'altro.

Austin era dietro di lei, con gli occhi che sprizzavano rabbia.

Non l'avevo mai visto cosí... metteva davvero paura.

Si avvicinó a noi.

<< Vieni >>

Mi portó in una stanza, dove c'era un lettino.

<< Spogliati e sdraiati >> ordinó.

Io feci quello che disse.

Dinah rimase a distanza, dietro Austin, e guardava ogni nostra mossa, con lo sguardo preoccupato.

Mi tolsi prima i pantaloni, poi la felpa...

Quando tolsi la felpa, ebbi un sussulto per via della ferita.

<< Oddio, Mila >> mormoró Dinah scoppiando in lacrime.

Austin aveva lo sguardo serio.

<< Chi ti ha messo la garza? Non sembra da ospedale... >>

<< Non lo so >> risposi << Ero in strada, mi addormentai e mi svegliai con la garza e tutte le ferite disinfettate... >>

<< Mmh >> mugoló, facendomi stendere e togliendomela.

Sofrii in silenzio. Faceva davvero male.

Quando la scoprí, Dinah si coprí la bocca, con gli occhi lucidi.

Austin mi divaricó le gambe, e guardó l'interno coscia e tra le gambe.

Lo vidi ancora piú arrabbiato alla vista degli altri graffi.

<< Dio... figlio di puttana... >> mormoró, con le mascelle contratte << Me la farà pagare >>

<< Cosa pensi di fare? >> domandó Dinah.

<< Ora la disinfetto per bene e le cambio la garza... Poi penseró a quello stronzo >>

Lo guardai negli occhi.

Bruciava ira.

<< Cosa gli farai? >> gli chiesi.

<< Non conosce le mie regole... se un cliente ha una relazione o stupra una delle mie puttane... beh, lo rintraccio e saranno cazzi amari >>

Deglutii.

<< In che senso? >>

<< Lo ammazzo >> affermó.

Si giró, e andó a prendere garza e disinfettante.

Io rimasi lí, traumatizzata dalle sue parole.

<< Dinah, aiutami >>

Aiutó Austin a disinfettarmi tutte le ferite, e alla fine mi aiutarono ad alzarmi.

<< Allora, prenditi un paio di notti di riposo, il tempo di riprenderti dalle ferite interne. Io penso a quel bastardo... Ci vediamo tra tre giorni >>

Dinah mi accompagnó fino a casa, entró e mi imboccó le coperte.

<< Riposati, se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami. Faró anche la tua parte di lavoro queste notti, ti porteró la mattina seguente i soldi, caffè e una ciambella! >>

Accennó un po' di allegria, e mi fece sorridere.

<< Dai, non devi... tranne la parte del caffè e le ciambelle! >>

Scoppió a ridere.

<< Non dire cazzate, farò anche la parte del tuo lavoro. Ciambelle alla fragola, cioccolato o vaniglia? >>

<< Vaniglia >>

<< Lo sapevo... era ovvio! >> esclamó facendomi l'occhiolino.

Si alzó, e senza farlo apposta si appoggió sulla ferita sulla pancia.

<< Ah >>

<< Oddio! Scusa, scusa, scusa Mila >>

Mi diede un bacio sulla fronte.

<< Riposati >> sussurró prima di andarsene via.

Io rimasi lí, da sola, in preda ai miei pensieri.

"Cosa farà Austin a quel bastardo? Lo ucciderà davvero? Oddio, come?"

"Come continueró a lavorare senza avere la certezza che non succederà di nuovo? A me o a Dinah..."

"Chi è stato a salvarmi dal freddo della strada? Chi mi ha portato in quell'hotel? Chi mi ha disinfettato e ha messo la pillola del giorno dopo sul comodino?"

Perchè lo fece?

Chi era?

Fu la domanda che mi tormentó tutta la notte.

H.O.PDove le storie prendono vita. Scoprilo ora