Capitolo 9

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I giorni di "ferie" passarono molto lentamente.

Sembravano non finire piú.

Ogni notte lo stesso incubo:

Quell'uomo che mi metteva le mani addosso, che mi tagliava, che rideva come uno psicopatico.

Il modo in cui godeva a farmi del male nom me lo sarei mai dimenticato.

Quel pensiero si sarebbe nascosto nella mia memoria, senza mai andare via.

Me lo sarei tenuto per sempre, per tutta la mia vita.

Magari non si sarebbe rifatto vedere per giorni, anni... ma sarebbe sempre ricomparso, senza preavviso.

Mi svegliavo di colpo, e sudavo freddo... ogni fottuta ora, di ogni fottuta notte... era orribile.

Ogni mattina, Dinah veniva a portarmi la colazione e metà dei soldi che aveva fatto durante la notte.

Io continuavo a ripeterle che non era necessario... ma quando lei si mette in testa una cosa, chi la ferma piú?

Il resto della giornata la passavo a non fare niente.

Pensavo, guardavo fuori la finestra e cazzeggiavo al cellulare.

Quando finalmente riuscii ad alzarmi dal letto, alle nove di sera, andai da Austin.

Il periodo di riposo era terminato, e io mi sentivo abbastanza in forze per ricominciare.

Arrivai da lui e lo vidi parlare con due uomini.

Restai lontana per non ascoltare niente.

Se avessi sentito qualcosa, sapevo che sarebbe stato un guaio.

In questi giri, meno sai e piú hai possibilità di vivere.

Quando se ne andarono, mi avvicinai a lui.

<< Ehi! >> mi accolse con un grande sorriso << Come sta la mia puttanella? Dormito bene? Riposato? >>

Beh, non potevo certo dirgli che appena mi addormentavo mi svegliavo per colpa dell'incubo.

<< Sì, sì >> mentii.

Dopo qualche minuto arrivò anche Dinah.

Mi salutó con un bacio.

<< Ehi, Mila, sicura di ricominciare? >>

Annuii.

<< Tranquilla, quell'uomo non ti farà piú del male. Nè a te, nè a nessun'altra puttana >> disse Austin.

Cosa voleva dire con quelle parole?

<< Come? >> domandó Dinah.

<< Sono riuscito a rintracciarlo. Un gioco da ragazzi... Ora è a farsi fottere all'inferno >>

"Oh, cazzo... l'ha ucciso!" pensai.

Pro, non mi avrebbe più stuprata.

Contro, Austin lo aveva ucciso.

Aveva commesso un crimine.

<< E la polizia? >> mormorai.

<< La polizia non ne saprà niente, nè troverà il corpo o chi è stato >>

Dopo aver detto questo, ci assegnó la nostra solita strada e se ne andó, prendendo il cellulare e chiamando qualcuno.

Non raccontai a Dinah degli incubi.

Era già abbastanza preoccupata per quello che mi era successo... figuriamoci se le dicevo che non dormivo la notte a causa di quel motivo.

Me lo sarei tenuto per me, facile.

Mentre stavamo camminando, lei parlava, per passare il tempo e per distrarmi.

Ma io avevo sonno, tanto sonno... non avevo dormito per niente.

Perció quello che diceva mi arrivava, ma ci mettevo un po' per arrivare fino al cervello e capire.

Questa volta la nostra postazione era spostata in cima alla via, davanti a un pub, dove c'era un sacco di gente con alcolici e sigarette in mano.

Avrei scommesso mille dollari che nella loro stesa c'era soltanto "sesso".

"Sesso - sesso - sesso - sesso"

Infatti, dopo qualche minuto, un uomo sulla trentina si avvicinó a Dinah, già con i soldi in mano.

Fu tutto molto veloce:

La pagó, la prese per un fianco e la portó nella sua macchina.

<< Ci vediamo dopo >> furono le sue ultime parole prima di salire in macchina con lui e andarsene.

Io rimasi lí, ovviamente, al freddo.

Feci attrito tra le cosce per riscaldarle.

Si riscaldarono, anche se per poco.

I miei pensieri furono interrotti quando una mano calda, davvero molto calda e confortante mi toccó il fianco semi-nudo.

Il caldo di quella mano, sulla mia pelle gelata, era davvero un sollievo indescrivibile.

Era un tocco abbastanza forte, ma non da uomo.

Mi girai e incrociai lo sguardo con un paio di occhi verdi.

<< Ehi... >> mugolai.

<< Sei ghiacciata >> mi interruppe, sempre guardandomi negli occhi, con uno sguardo di rimprovero.

Feci spallucce, mentre lei continuava a passare la sua mano sul mio fianco freddo.

Mi coprii di piú l'altro, dove c'era la ferita.

Non bene perchè lo feci, ma mi vení d'istinto.

Nell'altra mano aveva un bicchiere di plastica verde, con dentro qualcosa di, sicuramente, alcolico.

Si portó il bicchiere alla bocca, e buttó giu tutto il contenuto.

"Cazzo"

Lo buttó a terra, ormai vuoto, poi si tolse la giacca di pelle che aveva e mi aiutó a indossarla.

Un caldo e un profumo dolce mi invase il corpo.

"Dio" pensai "Mi ci voleva proprio"

<< Tienitela... ti servirà >>

Detto questo si giró, e ritornó nel locale, senza voltarsi un'altra volta per guardarmi.

H.O.PDove le storie prendono vita. Scoprilo ora