Capitolo 20

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Dinah mi accompagnò a casa, e mi fece compagnia per un oretta, raccontandomi dei due uomini che si era fatta.

"Due ragazzi giovani e ben dotati!" parole sue.

Io le raccontai tutto quello che mi aveva fatto, e come al solito ho dovuto subire un'altra sgridata.

<< Sì, mamma >> rispondevo.

Dopo che se ne andò, mi misi nel letto, nuda sotto le coperte.

Restai tutta la notte sveglia, a pensare a come fare con Lauren.

Dovevo farla finita con lei, non dovevo più rivederla, non dovevo più andare a letto con lei, perché era come una droga per me.

Ormai ero sicura di una cosa: io + Lauren + letto = sesso.

Se mi fossi ritrovata in una camera da letto con lei, non sarei riuscita a dirle di no.

Perciò l'unica cosa che dovevo fare era non incontrarla più, non vederla, né pensarla.

Ogni volta che mi veniva in mente la sua bocca, le sue dita e il suo corpo il mio cuore accelerava.

Perché mi faceva quell'effetto?

Dovevo trovare il modo per non averla più come cliente.

Ma come?

Ci pensai a lungo, forse troppo, ma alla fine trovai una soluzione.

"Lei riesce a trovarmi perché sa la via dove mi apposto" riflettei "Perciò basta che cambio di qualche via, sperando non sia il territorio di qualche altra prostituta"

Ma come avrei dovuto fare con le prenotazioni?

Austin non mi avrebbe permesso di vietare l'accesso alle donne, perché voleva dire per lui perdere dei soldi.

L'unico modo era quello di chiedere se era uomo o donna, e se era donna arrivare alla casa in anticipo e vedere chi entrava.

<< Sono un genio >>

Lo facevo per me, perché dovevo continuare la mia vita sopravvivendo con Dinah ogni giorno, e per lei, che rischiava la vita a stare dietro a me.

"E poi non mi piacciono neanche le donne" pensavo "Spreca solo tempo e fatica, e rompe i coglioni a me"

La mia mente non riusciva a riposarsi.

"Però lei dice che non mi sta corteggiando..."

Ero confusa, e proprio per questo dovevo smettere di frequentarla.

Riuscii a chiudere gli occhi e ad addormentarmi appena iniziò ad entrare il sole nella mia finestra.

<< Ma che cazzo... >> borbottai.

Alla fine mi alzai, indossai i vestiti con cui mi ero svegliata in quell'hotel settimane prima, e uscii di casa.

Il cielo stava iniziando a colorarsi di colori caldi, cacciando via quelli freddi della notte ormai passata.

Solo in quel momento iniziai a riflettere sui vestiti che avevo addosso.

Mentre camminavo senza meta guardai la felpa, i pantaloni, le scarpe...

Mi toccai la ferita, che ormai si era quasi cicatrizzata del tutto.

Cosa disse Lauren la prima volta che lo abbiamo fatto? Sul perché sapeva dell'esistenza della ferita che avevo sul fianco?

"... sono stata io a salvarti"

Sgranai gli occhi.

<< Oh cazzo >> esclamai.

Lei.

LEI!

Era lei quella figura che vidi prima di svenire per strada, era stata lei a portarmi in quell'hotel, era stata lei a disinfettarmi il fianco sanguinante...

... quella felpa che mi stava larga, quei pantaloni, quelle Vans...

Erano di Lauren!

Presi la felpa, e la annusai a fondo.

Percepii il suo odore, il suo profumo.

"Dio"

Era così meraviglioso... Però non potevo tenerli.

Mi ricordavano lei, e io dovevo dimenticarla.

Però non potevo buttarle via.

"La felpa dei Nirvana originale le sarà costata un occhio della testa, come le Vans" pensai.

Dovevo ridargliele io.

Magari poteva essere un'ottima occasione sia per ringraziarla e ridarle i vestiti, e dirle addio.

Per tutto il giorno pensai a come dirglielo.

A lavoro ero perennemente distratta, con lo sguardo perso nel vuoto.

Quando finalmente il mio turno finì, andai a prendere la mia amica Dinah per andare da Austin.

<< Voi due alla ventiquattresima >> ci ordinò, semplicemente << Ah, le prenotazioni ricominciano da domani. Tenetevi pronte! >>

Appena entrate nella via, ovviamente, vidi Lauren a poco più di 50 metri di distanza, che guardava verso la nostra direzione.

Era come se sapesse da dove stavamo per arrivare.

Dinah sbuffò.

<< Anche stanotte con quella? >> ringhiò.

<< No >> affermai convinta << Sono venuta a riportarle i vestiti, e basta. Con lei non ci voglio più avere a che fare >>

Dinah mi guardò.

<< Tesoro, sai che appena arriveremo lì ti pagherà per un tot. di ore e tu dovrai andare con lei? Per forza? >>

Cazzo, aveva ragione.

Le diedi in fretta la borsa con all'interno i vestiti.

<< Daglieli tu. Io devo stare il più lontano da lei >>

Detto questo mi annuì, e io iniziai a correre il più lontano possibile da loro.

Con i tacchi era davvero scomodo, perciò, con una mossa repentina, li tolsi e li portai a mano.

Continuai a correre, fino a che non mi nascosi in un vicolino.

Vuoto e buio.

Non riuscii neanche a riprendere fiato che sentii dei passi avvicinarsi sempre di più, verso di me.

Non volevo girarmi.

Non volevo sapere chi era...

Eppure l'istinto me lo fece fare.

H.O.PDove le storie prendono vita. Scoprilo ora