Capitolo 67

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<< Lauren? >> pronunciai il suo nome incredula << Lo? Lolo? >>

Era immobile come una statua.

I suoi occhi erano puntati nei miei, come se ci stessero affogando dentro.

Mi spostai di poco, per vedere se era davvero così, ma mi accorsi che guardava nel nulla perché non seguì il mio movimento.

Iniziai a scuoterle la testa.

Non capivo cos'era successo.

Sembrava assente, sbatteva in continuazione le palpebre, come per continuare a stare sveglia.

<< Lauren? Ci sei? Ti prego, rispondimi, mi stai facendo preoccupare >>

Fu in quel momento che abbassai lo sguardo su una chiazza di colore scuro che si stava formando sulla sua maglia.

Misi a fuoco l'immagine e trovai davanti ai miei occhi l'ultima cosa che volevo vedere:
le avevano sparato.

Mi girai e vidi Austin disteso per terra con la pistola in mano.

<< A te ci penso dopo puttana >> sibilò con la voce impastata per colpa del dolore.

Scoppiai a piangere e mi avventai su di lui.

<< COSA HAI FATTO! STRONZO! >> gridai piangendo.

Iniziai a picchiarlo sul volto, lasciò cadere la pistola di fianco a lui per cercare di difendersi.

Mi ero seduta sulle sue ferite, perciò era molto più debole.

Il suo naso e il suo labbro inferiore iniziarono a sanguinare.

<< Sei un figlio di puttana, mi hai rovinato la vita! >> urlai senza dargli pace << Lei è l'unica persona in questo mondo che mi da la voglia di continuare a vivere! E tu le hai sparato! Sei uno stronzo >>

La rabbia mi dava una forza sovrumana.

Appoggiai il ginocchio sulla sua ferita che buttava più sangue, spingendo apposta, facendolo gemere dal dolore.

<< Cazzo >> imprecò stringendo i denti.

<< Questo non è niente in confronto a quello che ti meriti davvero, bastardo. Non è niente in confronto a quello che sto provando >>

Gli sputai in faccia, e lui mi rispose con una smorfia di disgusto.

Mi alzai e gli tirai un paio di calci nello stomaco.

<< Allora? Cosa si prova, eh? >>

Ero su tutte le furie.

Guardai la pistola di fianco a lui.

La fissai per un po', alla fine presi coraggio e la afferrai con una mano.

Mi allontanai e la puntai in direzione della testa di Austin.

Stavo piangendo a dirotto, ma cercavo comunque di trattenermi in qualche modo.

Dovevo sembrare forte e dura in quel momento.

Lui mi guardò chiedendo un briciolo di pietà.

<< Camila >> mormorò << Io ti ho dato un lavoro. Ti ho trattata bene. Sei sempre stata la mia preferita>>

Non dovevo farmi addolcire dalle sue parole.

Dovevo restare seria e concentrata sulle cose cattive che aveva fatto.

Lo guardai con uno sguardo arrabbiato.

Sentivo i miei occhi bruciare di rabbia.

<< Fottiti Austin >>

H.O.PDove le storie prendono vita. Scoprilo ora