Capitolo 26

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<< Ammettilo >> sussurrò con voce suadente al mio orecchio << Ammettilo che vuoi che io ti tocchi... Come solo io so fare>>

Rimasi in silenzio, forse troppo tempo.

Dovevo ammettere a me stessa che la desideravo, che avevo fatto quello per farmi toccare, per sentirla dentro di me, per farmi baciare...

Le due parti dentro di me continuavano a fare la guerra tra di loro.

Una voleva essere sua, l'altra voleva scappare.

Dovevo allontanarmi, non dovevo cadere di nuovo nelle sue braccia.

Mi ero promessa di stare alla larga da lei, ma a quanto pare non ne potevo fare a meno.

Il mio corpo era nel panico più totale: il mio cervello diceva "buttala giù e scappa", il mio cuore invece "lasciati toccare".

Restai ferma a pensare, con lo sguardo perso nel vuoto, per un'infinità di secondi, mentre lei mi guardava con una faccia che diceva "finché non mi risponderai sinceramente in non me ne vado".

Dopo un po' la guardai negli occhi.

Aveva gli occhi dolci, sinceri, che mi trasmettevano tranquillità.

Le sue labbra erano rilassate, semi-aperte, mentre il suo corpo sfiorava il mio.

Quella vicinanza mi trasmetteva il suo calore.

In quel momento capii che la volevo più di ogni altra cosa al mondo.

Iniziai a muovere i polsi, e lei mi liberò dolcemente dalla sua presa.

Le sue mani erano appoggiate sul letto, accanto alle mie spalle.

Appoggiai le mie mani sulle sue guance e la baciai.

Percepii la sua gioia appena toccai le sue labbra.

Sentii qualcosa bagnarmi gli zigomi, aprii gli occhi e la vidi piangere.

Aveva gli occhi chiusi, e le guance rigate dalle sue lacrime.

Si mise a sedere, mi portò su con sé, e mi abbracciò.

<< Ti voglio più di ogni altra cosa >> affermai, con tono sicuro.

A quelle parole mi strinse ancora di più.

<< Non piangere >> mormorai, sentendo che tratteneva dei singhiozzi.

<< Non sono mai stata così felice >>

Il suo calore corporeo mi fece sentire al sicuro.

<< Anche tu mi rendi felice. Non sono mai stata così bene con nessuno >>

Mi strinse forte un'ultima volta, prima di lasciarmi.

Eravamo l'una davanti all'altra.

<< Mi dici perché fai questo lavoro? >>

La guardai per qualche secondo, impaurita.

Non volevo dirle una bugia... Se ne sarebbe accorta.

Alla fine capii che potevo dirle la verità.

È per questo che le raccontai tutto.

Le raccontai che io e Dinah eravamo amiche da una vita, e che tutte e due dovevamo guadagnare soldi per andarcene dalla casa dei nostri genitori.

Che tutte e due le nostre famiglie avevano seri problemi con l'alcol e con la droga.

Mentre le parlavo le mi guardava negli occhi, ascoltando ogni singola parola che usciva dalla mia bocca.

H.O.PDove le storie prendono vita. Scoprilo ora