8. UNA NOTTE DA INCUBO

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Non servì aggiungere altro. La voce ricolma del terrore represso fino ad allora, fu più che sufficiente perché l'amico premesse ancor di più il pedale dell'acceleratore.

«Cristo, Megan! Cosa ci fai fuori a quest'ora? Maledizione!» imprecò lui dall'altro capo del telefono. «Spiegami esattamente cosa vedi».

«C'è un pazzo davanti a me, blatera cose... ha detto che mi ucciderà». Il nodo in gola la fece parlare in modo ridicolo e stridulo, malgrado ciò, trattenne le lacrime, ostinatamente decisa nel non dare alcuna soddisfazione a quell'invasato. «Penso di riuscire ad arrivare a casa, ma Sean non si muove» piagnucolò.

«No, Megan, non ci riusciresti. Quello che hai di fronte probabilmente non è una persona normale, è un Oscuro» calcò con ira l'ultima parola.

Megan guardò il ragazzo; quest'ultimo sogghignò compiaciuto, era come se riuscisse ad ascoltare la conversazione.

"Cos'è un Oscuro?"

«Ascoltami bene ora. Io sto arrivando, devi solo guadagnare tempo. Corri il più velocemente possibile senza voltarti, appena lo farai, ricorda di urlare forte: hit!» L'amico sembrava calmo e lucido nel dettare ordini, era come se già altre volte si fosse trovato in situazioni del genere. Al contrario, Megan, confusa e atterrita, a stento riusciva a reggersi sulle gambe tremolanti.

Nonostante l'inquietudine ed il freddo, l'adrenalina la fece scattare. Lasciò cadere il cellulare a terra e corse il più veloce possibile, seguita dalle risate convulse del maniaco, il quale, sprezzante, rimase immobile.

«Sì corri... corri veloce, il mostro cattivo sta arrivando» canticchiò eccitato «adoro quando scappate, rendete la caccia così allettante!»

«Sean, corri ti prego!» E senza voltarsi eseguì l'ordine dall'amico fino alla fine. «Hit!» urlò la parola senza conoscerne il significato, sperando che, come per magia, apparisse un genio della lampada e abbattesse la minaccia. Niente di tutto ciò accadde. Ciò che successe fu tutt'altro che magico. Solo in seguito Megan capì il senso della parola.

Sean partì all'attacco scaraventandosi sull'uomo disarmato.

Gli attimi che seguirono furono scanditi dal rumore dei piedi della ragazza che correvano frenetici sull'asfalto, e dai respiri convulsi di una lotta assurda e con un solo ovvio vincitore. A mani nude il potente uomo stritolò la povera bestia che guaì richiamando l'attenzione della sua padrona, la quale smise di correre e voltandosi, assistette ad una scena tanto terribile quanto inverosimile. Il suo amato cucciolo, senza pensarci un secondo di più, si era lanciato all'attacco dello psicopatico. All'altro, incurante del grosso animale, gli era bastato allungare una mano per afferrarlo e scaraventarlo al suolo ad una velocità inimmaginabile. Ora Sean lottava e si dimenava con tutte le forze cercando di liberarsi, ma ogni tentativo risultò vano, perdendosi tra agghiaccianti lamenti.

Megan assistette alla scena impotente, troppo lontana per raggiungerlo e troppo vicina per non udire le ossa della povera bestia frantumarsi come caramelle sotto i denti; quei guaiti la dilaniarono e, sopraffatta dall'angoscia, non fu in grado di emettere alcun suono. Trattenne dolorosamente il respiro. Avrebbe voluto urlare, chiedere aiuto, ma rimase impietrita con gli occhi sbarrati ad ascoltare quegli strazi in attesa della morte che non tardò ad arrivare.

Il demone rise di pura gioia. Lo sguardo s'infuocò nel momento in cui decine di lunghi denti acuminati spuntarono nella larga bocca azzannando al collo il povero animale e sporcando la pelliccia bionda con spruzzi di sangue. Il cane guaì per l'ultima volta, poi fu scaraventato in aria piombando in fine sull'asfalto, esanime.

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