28. SORPRESA

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La sala era enorme; un grosso spazio ovale circondato da un largo cornicione sopraelevato, sul quale, diversi tavolini erano disposti secondo una geometria ben studiata. Jessica le aveva spiegato che quella parte rappresentava la zona privé, dove solo alcuni avevano il diritto d'accesso, naturalmente loro avrebbero trascorso lì la serata. Megan, a disagio, si rese conto di quanto la musica fosse alta, tanto alta che solo avvicinandosi all'orecchio dell'altro sarebbe stato possibile scambiarsi delle parole.

Il buttafuori li fece passare senza problemi. Era un grosso uomo dalla pelle scura, che combinata allo smoking nero e alle soffuse luci azzurre della sala, finì quasi per mimetizzarsi col buio del locale. Il suo torace era talmente largo da occupare per intero l'ingresso alla zona riservata, tanto che dovette spostarsi del tutto per lasciar passare i quattro.

La sala non era ancora gremita, ma dall'interminabile fila all'esterno, Megan ne era sicura, di lì a poco in mezzo alla pista sarebbe stato impossibile persino muoversi e ciò le fece apprezzare con sollievo il ristretto spazio privato. Quando arrivarono al tavolo, la Ninfa si accorse con sgomento che non si trattava di una festa tanto intima. Jessica si era data da fare nell'invitare i suoi amici Templari ed ora, uno ad uno, glieli stava presentando; nomi, che avrebbe impiegato ancor meno tempo a dimenticare.

«Megan, vieni, ti faccio conoscere un mio carissimo amico».

La giovane allungò la mano agguantando quella di un ragazzo biondo. Michele si presentò distrattamente tornando velocemente a fissare con estasi il fulcro di ogni suo interesse: Jessica. Era evidente quanto il poveretto non avesse occhi se non per la bellissima rossa, la quale, invece, incurante delle attenzioni, non smise di guardarsi attorno alla ricerca di qualcun altro. Nervosissima, stringeva in mano il cellulare controllando di frequente lo schermo, con la speranza che una chiamata, o almeno un messaggio, giungesse al più presto.

Jack, perfettamente a suo agio, sedeva comodamente sul basso divanetto, intrattenendo una conversazione con un paio di amici Templari. Quando, voltandosi, incontrò lo sguardo smarrito della Ninfa, la invitò a sedere accanto. Megan non se lo fece ripetere due volte; e così fu lieta di lasciarsi sprofondare nella morbida pelle bianca. Di fronte a lei, il tavolino di vetro era addobbato per l'occasione da colorata frutta fresca e bottiglie di champagne.

La sala, adesso, era completamente piena, quasi al collasso. Al centro del grande ovale, un mare di teste si muoveva all'unisono saltellando e scattando a destra e a sinistra. Costretti com'erano dalla calca di gente, i ballerini si limitavano a mosse robotizzate risultando tutt'altro che armoniosi e spontanei.

Guardandosi attorno, Megan si sentì a corto di fiato. Afferrò un flûte con del liquido chiaro, ingurgitandolo in un solo sorso. Stanca e annoiata rigirò l'affusolato bicchiere tra le dita. Un comodo letto era ciò che desiderava con più fervore in quel momento. Senza riuscire a portare una mano alla bocca, sbadigliò vistosamente; rischiava di addormentarsi proprio lì, sul quel divanetto bianco. "Forza Megan, cerchiamo di evitare figuracce del genere". E convinta di trovare un'energia sconosciuta, fece la cosa sbagliata: afferrò un altro bicchiere scolandolo tutto d'un fiato, provando per la seconda volta la piacevole sensazione del dolce pizzicore lasciatole sul palato dall'esuberante vino frizzantino.

«Ehi, Meg vacci piano con quello, non vorrei riportarti a casa in spalle» Jack le sorrise dolcemente allontanando dalla mano la terza consumazione. «Non sei abituata a bere, e ora, che avrai già digerito la pizza da un pezzo, non sarà difficile per te ubriacarti». Senza chiederle se avesse fame, afferrò un pezzetto di melone bianco porgendoglielo. «Piuttosto, mangia qualcosa».

Stizzita dal comportamento eccessivamente protettivo di lui, gli rispose con una linguaccia, ma ugualmente addentò per intero il quadretto di melone masticando e borbottando allo stesso tempo.

Jessica sedeva tesa come una corda di violino, non aveva mai smesso di guardare in direzione del buttafuori con la speranza di vederlo scansarsi per far passare chissà chi. Nel frattempo l'irriducibile Michele si prolungava nei racconti, sbracciandosi e ridendo senza sosta per farsi notare; malgrado ciò, la rossa, del tutto estranea a quel fomento, continuò ad annuire e a inscenare finti sorrisi. All'improvviso la Templare cambiò espressione. Indispettita e frustata, decise finalmente di interrompere il lungo monologo e, alzandosi di scatto, attirò l'attenzione di tutti. Afferrò con impeto una bottiglia di champagne, ancora tappata e rimasta al fresco tra i cubetti di ghiaccio, la stappò e, urlando per farsi sentire anche da quelli più lontani, richiamò l'intero gruppo. «Volevo fare un brindisi a Megan. Che questo nuovo inizio le riservi tante piacevoli sorprese e tanto amore, perché lei lo merita più di chiunque altro. È una ragazza gentile, intelligente, altruista e dotata d'infinito affetto... perciò Meg...» Jessica la fissò e sul volto di lei andò disegnandosi un ampio sorriso «un brindisi a te, sorella, ti voglio bene!»

La Ninfa, commossa, mimò con le labbra "anch'io ti voglio bene" e poi allungò il bicchiere pronto ad essere riempito.

Ma prima di passare la bottiglia agli altri, la Templare aggiunse: «e andassero al diavolo tutti coloro che questa sera non sono presenti, si stanno perdendo una festa magnifica!»

L'urrà generale si alzò oltre la musica accompagnato dal tintinnio del brindisi.

Anche questa volta, Megan svuotò il contenuto del flûte fino all'ultima goccia, ma immediatamente se ne pentì; una scomoda confusione mentale iniziò a rallentarle i movimenti e la parola.

Le bollicine avevano cominciato a farle uno strano effetto. Lo stomaco si contorse senza darle sollievo. Megan si toccò il triangolo appena sotto lo sterno; sarebbe dovuta correre in bagno se non avesse voluto attirare gli sguardi di tutti su di sé. Così, si avvicinò all'amica confidandosi all'orecchio: «Jes, ti prego, puoi accompagnarmi alla toilette?» Le rivolse un sorriso sghembo.

«Ma certo cara, anzi, un giro in pista è proprio quello che mi serve per scaricare l'adrenalina».

«Un giro in pista?» La guardò confusa.

«Sì, tesoro, per raggiungere i bagni dobbiamo attraversare la sala».

Megan fissò impaurita il marasma di gente, poi si fece forza e si alzò. La testa iniziò a vorticare tanto velocemente che si ritrovò di nuovo seduta senza volerlo, ma la colpa della retromarcia non fu unicamente dovuta all'alcol. Jack, trattenendola per un braccio, l'aveva richiamata a sé.

«Dove vai?» indagò.

«Alla toilette» urlò per farsi sentire, tuttavia l'amico si allontanò massaggiandosi l'orecchio dolorante.

«Meg, sei ubriaca?» chiese con un sorriso a metà tra il divertito e l'apprensivo.

«Ma che dici, Jack! Smettila di fare il papino premuroso. È da inizio serata che mi stai col fiato sul collo; ho bevuto solo un paio di bicchieri e ti posso assicurare che non mi hanno fatto proprio nulla» mentì spudoratamente.

«In realtà erano tre... comunque aspetta, ti accompagno».

«No, tu stai seduto» lo intimò la sorella che, con una poderosa spinta della mano, lo rispedì al suo posto. «Dove credi di andare?» domandò stizzita, «pensi che ti farebbero entrare nel bagno delle donne?»

Jack sbuffò incrociando le braccia al petto. «D'accordo, ma non perderla di vista».

«E secondo te io mi chiamo Jack?» lo seviziò acidamente.

"Ah, che colpo basso, Jessy. Te lo potevi risparmiare" mordicchiandosi un labbro, la Ninfa assistette impotente al battibecco fra i due. Era evidente quanto l'amica non stesse apprezzando la serata, ed ora stava riversando l'intera frustrazione sul fratello. Fissò gli occhi tristi di lui, che non aveva avuto il coraggio di ribattere; così, riscoprendo una spavalderia donatale probabilmente dall'alcol, si piegò in avanti scoccando un frettoloso bacio che falsamente sonò proprio all'angolo della bocca, sfiorando quel tanto che bastava le labbra per far sì che il Templare dimenticasse la spiacevole conversazione appena avuto e pure tutte le precedenti.

Lo sguardo del ragazzo si accese; gli occhi scintillarono di gioia.

«Torno presto, stai tranquillo» lo rassicurò.

Come risposta ricevette il più bel sorriso di sempre.

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