<<Hai sentito Jack? Finiscila di fare l'imbecille>> lo rimproverò Cristian con una nota canzonatoria, e con tono confidenziale si piegò in avanti avvicinandosi all'orecchio della ragazza. <<Francamente dubito che possa riuscirci, ma non facciamoglielo sapere.>>
Megan roteò gli occhi spazientita. Aveva fatto ritorno Cristian col suo irresistibile fascino da faccia da schiaffi e l'inconfondibile profondità di due pozze color carbone.
Lo shock iniziale causato dall'incontro di quell'essere dalla straordinaria bellezza era terminato fin troppo presto, sostituito in fretta dall'angosciante verità dei fatti: Cristian era tornato assieme all'insoddisfazione della casa, all'antipatia dei due presenti, all'imbarazzo e alla pesante confusione della povera ninfa.
<<Non sai quanto ci sei mancato>> esordì Jack con marcata ironia.
<<Ah lo so bene amico mio>> recitò tragicamente il bel moro, ma cambiando del tutto registro si travestì di un'odiosa sfacciataggine. <<Forse per te non sarà stato così, ma ti assicuro che il nostro dolce fiorellino ha atteso con trepidante attesa il mio ritorno a casa.>><<Sì, sì, contaci: "torna a casa Lessy">> lo beffeggiò Megan, <<ti posso assicurare che non sono mai stata tanto tranquilla e felice come in questi sedici giorni>> sentenziò decisa con le braccia strette al petto.
E in quel preciso istante Cristian scoppiò a ridere.
<<Mia cara, come siamo contraddittorie questa mattina. Ma come? Dici che non ti sono mancato e invece hai addirittura contato i giorni della mia assenza?>>Il volto della ninfa si colorò di un rosso acceso all'istante; era vero, aveva contato perfino le ore da quando aveva aperto gli occhi non ritrovandoselo più attorno, ma questo Cristian non doveva saperlo, non doveva conoscere la verità di quante notti insonne, distesa immobile nel letto, allungava gli orecchi in attesa di scorgere un qualsiasi rumore che rivelasse il suo arrivo.
<<Mio caro, non mi sentirei così importante se fossi in te,>> ribatté con falsa disinvoltura <<é ovvio che ho contato i giorni dal mio attacco in Sede. Sai, ci avrei potuto lasciare le penne in quel buco.>><<Eccolo tornato...>> Jack era in bilico sulla punta di una montagna fatta di eccessiva pazienza, ancora una battutina del genere e gli avrebbe stravolto i perfetti connotati a furia di morsi sulla faccia, <<Cristian e mille e uno modi per farsi odiare.>>
<<Ma come siamo spiritosi oggi?! Non é vero Jack e cinquanta sfumature di imbarazzante zerbino?>>
L'aria si era fin troppo surriscaldata, Megan percepiva le sfumature elettriche rendere l'atmosfera pesantemente sostenibile. Avrebbe voluto fargliela pagare a quel bellimbusto, sarebbe servito un degno interlocutore per fargli provare vergogna, uno esattamente allo stesso livello suo, sarcastico e pungente al punto giusto. Ma lei purtroppo non lo era, non era mai stata la persona dalla risposta giusta al momento giusto, era piuttosto il tipo dalla battuta azzeccata al tempo passato, così si appigliò all'unico punto di forza, l'unico che avrebbe potuto metterlo sotto una cattiva luce.
<<E tu ti reputi anche il miglior Templare in circolazione? Quanto ego sprecato in così poco spazio. Ci si potrebbe costruire un grattacielo con la tua spropositata autostima.>>
<<A cosa ti riferisci mio dolce fiore ricoperto da spine?>> Aveva attirato la giusta attenzione, anche Jack la fissava incuriosito, con la fronte aggrottata e le labbra dritte in un'espressione severa era in netta contrapposizione con il ghigno divertito dell'altro.
<<Mi riferisco al fatto che tu saresti dovuto essere il mio Primo Custode e in quanto tale adempiere ad alcuni compiti che in queste due settimane hai deliberatamente ignorato. Come vedi sono viva e vegeta mio salvatore, puoi anche girare alla larga per altrettanto tempo e molto di più>> concluse acida come il succo di limoni su una ferita aperta.
Jack sogghignò divertito senza attirare troppe attenzioni; la sua Megan gli aveva dato il ben servito, si sentì fiero de lei.
<<E a te chi lo dice che non ho adempito al mio dovere?>> chiese Cristian troppo sicuro di sé, una sicurezza talmente sfacciata da far vacillare pericolosamente quella di Megan; ormai confusa e demoralizzata non seppe come controbattere, si limitò a fissarlo imbambolata.
<<Ripeto. A te, chi l'ha detto che non ti ho controllata ininterroneamente per questi lunghi sedici giorni? Altrimenti come farei a sapere che hai trasformato il tuo soggiorno trasteverino in reclusione monastica?>>
Ora l'apertura della bocca si era ampliata maggiormente, ci pensò Cristian a ridurla. Con un dito le tirò su il mento, e con un altro le sfiorò sfacciatamente il labbro inferiore scatenando l'ira del sul compagno di battaglia.
Jack furibondo scacciò la mano con uno schiaffo aggredendolo con uno sguardo colmo d'odio.
<<Non provare a toccarla un'altra volta, lurido verme, altrimenti quel dito te lo faccio rimangiare a furia di pugni in faccia.>>Cristian fece un passo indietro divertito, tutt'altro che spaventato.
<<Oh, oh, calmati eroe dei tombini aperti, se vuoi possiamo rimandare la scazzottata ad un altro momento, per questa sera non posso permettermi un occhio nero o uno zigomo gonfio, ho un appuntamento galante. Anche se il rosso del sangue si intonerebbe magnificamente col nero del mio smoking, preferisco che sia quello di rossetto a macchiarlo.>>Così dicendo, si avviò incurate della minacciosa tempesta alle sue spalle e raggiunse senza fretta la porta della camera, ma non la chiuse prima di dire qualcos'altro.
<<E lo so fiorellino perché non hai osato mettere piedi fuori di qui.>> Un'ultima occhiata, un'ultima cocente verità. <<Perché avevi troppa paura ad uscire senza la mia presenza e protezione. La mia assenza pesa più del tuo desiderio di libertà. Ma stai tranquilla,>> si fece improvvisamente serio, <<non passerà un giorno senza che questi occhi e queste mani ti tengano al sicuro, anche se non mi vedrai, io ci sarò sempre per te>> e regalando un ultimo, dolce e devastante sorriso sincero, si chiuse l'uscio alle spalle abbandonando Megan in balia di una tormenta di sensazioni contrastanti.<<Sfacciato bastardo>> fu il commento di Jack. <<Per il momento non posso permettermi altre défaillance, ma non appena le acque si saranno acquietate e tu ripasserai sotto la mia protezione, non perderò un minuto, ti porterò lontana da lui. Te lo prometto Meg.>>
Le afferrò la mano conducendola per il corridoio e Megan stordita si lasciò trascinare sulle scale; raggiunse il cielo aperto senza neppure accorgersene. Inspirò profondamente rigustando l'agognata libertà.
Era tutto vero quello che aveva detto Cristian. Se per tutti gli altri quelle parole sarebbero potute apparire come un inconcludente sproloquio, non lo erano affatto per lei. L'intimo inconscio era a conoscenza delle più celate paure, e le parole appena ascoltate avevano strappato il velo di Maya mettendola a nudo di fronte la triste verità.Non aveva osato oltrepassare quel confine sicuro, non perché non ne avesse voglia, non perché nutrisse una banale paura, ma perché mancava qualcuno, lui per l'esattezza; l'unico, secondo il suo profondo Io, che sarebbe riuscito a salvare lei e le persone a lei care in qualsiasi situazione: Cristian.
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