4.2 LIE

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Così si chinò poggiando la schiena al muro, portò le gambe magre al petto cingendole forte, cercando di farsi il più piccola possibile, convinta inconsciamente del fatto che più spazio occupato potesse urlare al mondo la propria presenza.

Riconobbe la voce. Era quella del suo amico, che adirato come non mai, intratteneva una conversazione agitata con qualcuno. «Assolutamente no! Non lo farò mai, scordatevelo. È sotto la mia tutela».

«E tu sotto la nostra, quindi, qualsiasi decisione mia e di tua madre dovrà essere anche la tua» lo interruppe Bruce. Ed il tono severo riuscì ad ammutolire il figlio, malgrado l'evidente disaccordo.

«Tuo padre ha ragione figliolo, la ragazza deve sapere, è un suo diritto, ma soprattutto ne va della sua sicurezza». Kate più calma e remissiva, svolgeva il ruolo di paciere tra i due uomini.

«È assurdo che per un episodio solitario e di poca importanza voi le vogliate rovinare la vita».

«Jack, stai delirando? Come fai a definire quello che è appena successo un episodio di poca importanza? Tua madre mi ha riferito contro chi ti sei battuto e a me non sembra che uno strisciante di terzo livello sia da sottovalutare. Quella avuta è stata solo sfacciata fortuna. La prossima volta non ti potrebbe andar così bene» ululò adirato Bruce.

E Megan immaginò il volto del capofamiglia colorarsi in preda al furore.

«Ribadisco, tuo padre ha perfettamente ragione, stiamo solo rimandando le cose, sai bene che prima o poi se ne accorgerà da sola». Poi, con tono più gentile, si rivolse al marito sperando di placare almeno un po' quell'ardore. «Caro, ora calmati. Ci potrebbe sentire qualcuno. Inoltre oggi è il tuo compleanno, proporrei di rimandare la discussione a più tardi».

«Sarà inutile rimandare, anche tra cent'anni non cambierò idea. Megan non deve sapere e, dato che a questa età non presenta alcun sintomo, sarà meglio che continui a vivere la sua vita qui ad Otranto e noi con lei. In ogni caso, sono in grado di proteggerla da qualsiasi minaccia proprio come ho fatto oggi. E per chiarirci, caro padre, non è stata la fortuna a farmi avere la meglio, ma la mia risaputa abilità con la spada. Quando capirete che ormai non sono più un ragazzino? Sono un Tem...»

«Sss!» lo bloccò Bruce «zitti tutti!»

Il cuore di Megan, già in tumulto, accelerò. "Come hanno fatto a scoprirmi?" si domandò in preda alla confusione. Con scarsi risultati, tentò di calmare il battito tumultuoso del suo cuore; ne era certa, quel fracasso assordante l'avrebbe fatta scoprire. Tuttavia riuscì a rilassarsi solo quando si accorse che non fu per lei che i tre avevano smesso di parlare.

Stordita, prese un lungo sospiro. E quindi si concentrò sul discorso appena sentito. "Di cosa stavano diavolo stavano parlando?"

Le sembrava di star vivendo una situazione surreale, e sempre più desiderosa di normalità, cercò di trovare un'alternativa più logica a quelle parole, finendo per convincersi che la troppa distanza le aveva impedito di captare perfettamente l'intera conversazione.

In lontananza provenne il suono di tacchetti bassi che correvano svelti sul vialetto piastrellato.

«Signora! Signora!» Era Maria, la domestica. La donna si contorse senza fiato piegandosi in due per lo sforzo fisico. «Signora, Sean...» Appoggiò una mano al muro per sorreggere il corpo, ma i polmoni proprio non ne vollero sapere di respirare. Servirono parecchi secondi prima che la domestica riuscisse a calmarsi. I presenti, tesi come corde di violino, pendevano dalle sue labbra.

«Signori, Sean...il pesce...»

«E quindi Maria? Arriva al dunque, cosa c'è che non va col pesce e cosa centra Sean?» Kate, che prima aveva dimostrato di possedere la pazienza di moglie e madre, ora, mostrò integerrima il polso fermo di perfetta padrona di casa.

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