59. AGGUATI NELL'OMBRA

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<<Maledizione, Megan!>> tuonò una voce maschile dal timbro conosciuto. <<Cos'hai intenzione di fare? Uccidermi per caso?>>
Lo riconobbe all'istante e quando accese la luce scorse Cristian ricurvo su se stesso intento nel palparsi la nuca. Megan terrorizzata portò una mano alla bocca.
<<Oh mio Dio cosa ho fatto?!>>
Gli corse incontro, ma lui l'allontanò.

<<Sta alla larga portatrice di sventure.>>
Offesa, fece un passo indietro e poi un altro, la pelle nuda inciampò nei vetri sparsi sul pavimento e Megan esplose in un grido di dolore cadendo all'indietro. Lacrime di sangue gorgogliarono  copiose dalla pianta sofferente; contemplò il lungo triangolo colorato spuntare oltre la carne lesa. Era sul punto di scoppiare in un pianto isterico causato più dallo spavento che dal dolore, ma si trattenne per darsi una parvenza di contegno.

<<Complimenti,>> si congratulò il Templare <<due in un colpo solo. Avresti un futuro come assassina.>>
Si guardò attorno valutando i danni, la camera in disordine era cosparsa di schizzi di sangue un po' dappertutto sul pavimento, in parte era il suo, ma la maggiorparte era della giovane ninfa. Megan nel frattempo soffiava spasmodicamente sulla profonda ferita.
<<Non so se te l'hanno mai detto, ma l'aria non è tanto miracolosa; non guarisce se ci continui a sputacchiare sopra>> la prese in giro.

<<Fa male imbecille! Se ci soffio sopra lo sento meno>> lo aggredì acidamente con dei lacrimino ad annebbiarle la vista. <<Si può sapere perché diavolo sei entrato in camera mia senza bussare?>> domandò in cagnesco. <<Ma soprattutto, cosa diamine ci facevi sul tetto? Ho quasi avuto un infarto.>>

Cristian apparì spaesato e sorpreso.
<<Io non... sono appena rientrato>> sventolò in aria le chiavi di casa, <<e queste ce le ho, non è mia abitudine fare ingressi di scena spettacolari>> spiegò. <<E comunque, nella tua stanza entro quasi ogni notte, devo controllare che tu stia bene anche mentre dormi>> focalizzò l'attenzione oltre le vetrate, visibilmente preoccupato, fece rimbalzare lo sguardo dalla finestra alla ragazza.

Megan, tuttavia, non si accorse di nulla, impegnata più ad elaborare la rivelazione appena svelata, spalancò gli occhi indignata come non mai. << Ma stai scherzando? Quindi tu mi stai dicendo che entri in questa stanza quando vuoi, nonostante io stia dormendo e non ne sappia nulla?>>
<<Esatto>> rispose in tono scontato l'altro.

<<Questo è inaudibile!>> sbraitò ancora, <<ti sopporto già come Primo Custode, non puoi comportarti anche come un maniaco compulsivo. No! Questo proprio non puoi farlo!>> Gesticolò in aria su tutte le furie.

<<Io maniaco?>> rise divertito, <<tu hai quasi tentato di uccidermi>> si toccò il retro della testa soffocando una smorfia di dolore, poi guardò la mano insanguinata e gliela mostrò. <<Chi dei due è impazzito?>>
E a quel punto la ninfa si acquietò, aveva ragione Cristian, questa volta aveva davvero esagerato. Ancora offesa per la sconcertante rivelazione, bofonchiò un risicato "scusa" e poi tornò a valutare la ferita sotto al piede.

<<Forza vieni qui.>>
Nemmeno se ne accorse quando lui la sollevò tra le braccia. Fu inutile protestare.
<<Ehi ehi, cosa stai facendo>> si dimenò spaventata, <<mettimi giù!>>
<<Ti devo medicare. Da quel taglio continua a fuoriuscire del sangue, e non penso cesserà se non togliamo la scheggia.>>

Il rumore di vetri sgranocchiati sotto i passi riecheggiò per l'intera casa.
<<Non possiamo sfilare il vetro, mi devi prima portare all'ospedale>> affermò decisa Megan convinta di saperne molto sulle tecniche di primo soccorso.
<<E sì, magari chiamiamo anche Dottor House.>> Si diresse verso camera sua, l'adagiò sul letto e iniziò a frugare negli scomparti del basso mobile scuro. <<Ti medicherò con un nuovo composto, vedrai, domani sarai come nuova. E poi tu farai lo stesso con me.>>

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